Petroceltic alle Tremiti, abruzzesi a San Vito

I no alle trivelle

19 Aprile 2010   17:09  

L'ufficio Valutazione di impatto ambientale del ministero dell'Ambiente ha dato parere favorevole alla richiesta della società irlandese Petroceltic Elsa di cercare il petrolio nei fondali tra il Gargano e le isole Tremiti, apochi chilomentri dalla costa abruzzese. Ora mancherebbe solo la firma del ministro Stefania Prestigiacomo. La decisione dell'ufficio Valutazione di impatto ambientale del ministero dell'Ambiente sembra una vera e propria sfida alla giunta regionale della Puglia che all'inizio dell'anno aveva chiesto il blocco di tutte le autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi alle Tremiti e in tutta la fascia costiera regionale.

Il parere positivo è arrivato per il progetto riguardante le prospezioni a 11 km al largo della costa protetta dal Parco nazionale del Gargano del lago di Lesina, a 12 chilometri dall'area marina protetta delle Tremiti. Si aspetta il parere positivo per la Via anche per un'altra concessione per un'area a 7,8 chilometri dalla foce del Fortore e a 4,5 km dalle Tremiti, per una superficie complessiva di 528 km2, in fondali tra i 40 e i 150 metri di profondità.

La Petroceltic International è sbarcata in Italia nel 2005 e svolge ricerca idrocarburi in proprio in 4 aree e per conto di Vega oil ed Eni in altre 3, i permessi ricevuti potrebbero essere il cavallo di Troia per altre due richieste di prospezioni sempre davanti alle coste del Gargano, mentre la consorella inglese Northern Petroleum ha già ottenuto il parere favorevole del ministero all'Ambiente per la ricerca di idrocarburi nel mare tra Monopoli e Brindisi.

intanto in Abruzzo, in una domencia piovosa...

Erano circa 5mila le persone, tra cui molti sindaci ed amministratori, ieri sull’ex tracciato ferroviario di San Vito, lungo la costa dei trabocchi, per dire no in Abruzzo a piattaforme, raffinerie, centri oli e trivellazioni, ovvero allo spettro dell'Abruzzo Saudita. Proponendo invece la via delle energie rinnovabili, il solare diffuso in primis, che altri Paesi stanno imboccando con decisione.

Al nostro microfono, tra gli altri, il professor Massimo Scalia, della Sapienza di Roma, Augusto De Sanctis del Wwf, Massimo Colonna, esponente del comitato che a Bomba si batte contro il progetto di estrazione del gas.

La politica regionale, a cominciare dal presidente Gianni Chiodi, rassicura che il rischio di invasione delle trivelle non c'è, eppure affermano i manifestanti: '' oltre il 49% del territorio abruzzese, compresi parchi nazionali, 221 comuni su 305, e circa 5.600 kmq in mare, sono interessati dalla ricerca e coltivazione di gas e petrolio, amaro, altamente corrosivo e di bassa qualità, che dovrà essere sottoposto a processi molti inquinanti di desulfurazione. Attività queste che saranno accompagnate dalla creazione di oleodotti, raffinerie (centri oli) e desolforatori in mare e su buona parte del territorio.

Va avanti in particolare il progetto delle piattaforme petrolifere Ombrina Mare ed Elsa 2 al largo della costa dei Trabocchi''.

Questo è anche un momento storico - spiega a sua volta Augusto De Sanctis del Wwf - in cui l’Abruzzo rischia fortemente la deriva petrolifera: la confusione legislativa che sussiste in seguito all’impugnazione, da parte del Governo nazionale, anche della seconda legge regionale anti-pozzi ed il proliferare delle richieste di ulteriori concessioni per estrazioni petrolifere a mare, lo confermano.

Emerge in maniera chiara che si continua a sottovalutare il problema. La Regione sembra non aver compreso che il disegno di far diventare l’Abruzzo un distretto petrolifero, come indicato nel Piano triennale per lo sviluppo presentato nel 2008 dal Ministero per lo Sviluppo Economico, sta andando avanti.''

Maria Rita D'Orsogna, la ricercatrice tra le più attive nel movimento contro la pertrolizzazione, ieri non c'era a San Vito, a causa della sospensione dei voli arei.

Scrive però in una lettera: ''Meta’ regione e’ sotto attacco. I progetti petroliferi vanno avanti e riguardano circa un milione di persone. Dal lago di Bomba, a Pineto, da San Vito Marina alla Majella, da Casalbordino a Silvi, da Teramo a Sulmona, ci siamo tutti dentro assieme.

I progetti sono uno piu’ scellerati dell’altro. Vogliono trivellare il lago di Bomba, dove il territorio e’ fragile e dove i petrolieri stessi parlano di rischio smottamenti, sprofondamenti e cedimenti della diga. Vogliono mettere il centro oli nel mare di Rocca san Giovanni, un enorme nave galleggiante con inceneritore a fiamma costante da cui verranno emesse decine di tonnellate di fumi inquinanti al giorno, e centinaia di tonnellate di rifiuti tossici e speciali ogni giorno. Proprio una bella visuale lungo la costa dei trabocchi, la Catalogna d’Italia!''

Aggiungono i vari esponenti delle associazioni ambientaliste in una nota congiunta: ''Per la nostra regione le royalties delle attività estrattive di idrocarburi sono assolutamente insignificanti, l'1% contro il 30% minimo che si paga altrove, ed il basso costo è l'unica ragione che renderebbe conveniente estrarre petrolio in Abruzzo.

Inoltre i danni alla salute, all'ambiente e alle attività agricole, vitivinicole e turistiche fondanti la nostra economia sarebbero devastanti, come ci insegna la vasta bibliografia sui distretti minerari italiani e stranieri.''

FT

 

 


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