Divide e fa discutere anche la politica abruzzese il piano casa annunciato dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Le Regioni che diranno si al provvedimento, nelle intenzioni del Governo potranno in deroga a regolamenti e piani regolatori consentire l’ampliamento del 20% degli edifici esistenti, con rispetto delle norme paesaggistiche e della tutela beni culturali. Consentirà inoltre la demolizione e la ricostruzione degli edifici realizzati prima del 1989, non sottoposti a tutela, con un aumento di cubatura del 30%, o del 35% se si adotteranno misure di bio-edilizia e risparmio energetico, anche però anche in aree diverse. La possibilità non riguarderà però gli edifici abusivi, o che sorgono su aree destinate ad uso pubblico o inedificabili, e non potranno essere invocate per aprire grandi strutture di vendita, centri commerciali. Previsti infine sconti fiscali, e l’abolizione del permesso di costruire, sostituito da una certificazione di conformità da parte del progettista. Ed un rimodulazioni delle sanzioni: amministrative per gli abusi edilizi lievi, e ricorso ad un ravvedimento operoso,k ovvero diminuzione della pena se si rimette a pasto l'abuso. Anche in Abruzzo per la maggioranza in Regione si tratta di un’intelligente misura anti-crisi , per l’opposizione di una legge che causerà un indiscriminata cementificazione. Al nostro microfono esprimono pareri opposti il capogruppo del Pdl Gianfranco Giuliante e il vice capogruppo dell’Italia del Valori Cecè D’ Alessandro.
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"Il piano casa di Berlusconi semplifica l'attività degli imprenditori e degli amministratori disonesti. In Consiglio Regionale faremo opposizione dura". Lo annuncia il capogruppo Idv in Consiglio regionale, Carlo Costantini. "Esistono da tempo - afferma Costantini - le norme che impongono tempi certi per il rilascio dei permessi di costruire, che tuttavia molto spesso alcune amministrazioni locali non rispettano per costringere il cittadino o l'impresa a considerare quello che è un loro diritto, come un piacere o una concessione del potente di turno. Per questo in campagna elettorale avevo annunciato la presentazione di un disegno di legge per rendere automatica da parte della Regione la nomina di commissari ad acta per evadere immediatamente e gratuitamente le istanze di cittadini ed imprese, in sostituzione dei Comuni inadempienti sui termini previsti dalle leggi e dai regolamenti edilizi. Rispetto a questa soluzione, il piano casa di Berlusconi finirebbe con il semplificare ulteriormente l'attività degli amministratori disonesti". "Le Regioni dovranno dire la loro e l'Italia dei Valori farà di tutto - anche proponendo soluzioni alternative per garantire comunque risposte in tempi brevi e certi a cittadini e operatori economici che intendono realizzare interventi edilizi, come quella preannunciata in campagna elettorale - perché la Regione Abruzzo esprima la sua contrarietà a questa ulteriore spinta alla illegalità proposta dal governo Berlusconi".
Maurizio Acerbo, consigliere regionale di Rifondazione comunista invita il presidente della giunta
regionale Gianni Chiodi a "dire no a Berlusconi".
Il provvedimento che il governo nazionale si appresta a varare prevede
fra le altre cose che gli edifici residenziali potranno essere ampliati
di circa il venti per cento rispetto al volume attuale, le licenze
edilizie saranno sostituite da perizie giurate di un tecnico e in caso
di abbattimento e ricostruzione di un edificio si potrà avere un
aumento della cubatura fino al 30 per cento (35 per cento utilizzando
bioedilizia).
"Molte regioni italiane hanno già annunciato che non attueranno quanto previsto dal folle
provvedimento annunciato da Berlusconi. Chiedo formalmente a Chiodi di
fare altrettanto" scrive Acerbo. "L’Abruzzo è una regione che ha già pagato un duro
prezzo al dilagare della speculazione edilizia. Le misure berlusconiane
regaleranno ai costruttori colossali aumenti di volumetria senza
neanche dover contrattare con i Comuni gli accordi di programma. Se
confermate le prime anticipazioni, si potranno aumentare del 20% le
cubature di tutti gli edifici residenziali esistenti e della stessa
quantità le aree coperte dagli edifici ad altra destinazione. Si
potranno demolire e ricostruire, con il 30% in più, gli edifici
costruiti prima del 1989. Tutto questo in deroga ai piani regolatori e
ai pareri degli uffici: basta la certificazione di un tecnico.
Aumentare le cubature e le superfici delle costruzioni esistenti in
deroga a piani (per di più già spesso sovradimensionati) significa
compromettere tutte le condizioni della vivibilità: peggiorare le
condizioni del traffico, il carico delle reti dell’acqua e delle fogne,
ridurre l’efficienza delle scuole, del verde, dei servizi sociali,
peggiorare le condizioni dell’aria e dell’acqua, ridurre gli spazi
pubblici, rendere più difficile la convivenza. Significa privilegiare,
nell’economia, le componenti parassitarie rappresentate dalla
speculazione immobiliare rispetto a quelle della ricerca,
dell’innovazione dei sistemi produttivi, dell’utilizzazione delle
risorse peculiari della nostra terra. Non dimentichiamo che scatenare
l’attività edilizia indiscriminata provocherà la distruzione di
paesaggi, di beni artistici e culturali, di testimonianze storiche e di
bellezza: insomma, di tutte le componenti del patrimonio comune, già
così debolmente tutelati nel nostro paese.
Le conseguenze di una
tale deregulation" conclude Acerbo "sarebbero il definitivo
soffocamento delle città della costa abruzzese già sovraccariche di
densità edilizia e un’ulteriore distruzione del caratteristiche
paesaggistiche delle aree interne. L’Abruzzo Regione Verde ha il dovere
di rifiutare l’applicazione di tali disposizioni che ci riportano agli
anni Sessanta del secolo scorso".