Piermario Morosini, udienza a Pescara: concluso incidente probatorio, atti tornano a PM

19 Aprile 2013   16:33  

E' durato tre ore al tribunale di Pescara l'incidente probatorio per fare luce sulla morte del giocatore Piermario Morosini, avvenuta il 14 aprile 2012 allo stadio Adriatico a seguito di un malore avuto durante l'incontro Pescara - Livorno.

Per la vicenda sono indagati il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini, quello del Pescara Ernesto Sabatini, il medico del 118 in servizio quel giorno allo stadio, Vito Molfese, e il cardiologo Leonardo Paloscia, direttore dell'Unita' Coronarica e Cardiologia , presente allo stadio come tifoso.

Al centro dell'udienza di oggi la perizia dei tre consulenti nominati dal gip Maria Michela Di Fine. I tre Vittorio Fineschi, Francesco Della Corte e Riccardo Cappato, hanno illustrato quanto scritto nella perizia e cioe' che il defibrillatore doveva essere usato "tutti i membri dell'equipe - si legge nella perizia - hanno omesso di impiegare il defibrillatore. Ciascuno dei medici intervenuti e' chiamato a detenere , nel proprio patrimonio di conoscenza professionale, il valore insostituibile del defibrillatore semi- automatico nella diagnosi del ritmo sottostante e, in caso di fibrillazione ventricolare, il valore cruciale nell'influenzare le chance di sopravvivenza della vittima di collasso".

I consulenti hanno anche analizzato il comportamento dei quattro medici che hanno prestato soccorso a Morosini per tentare di rianimarlo. Da parte sua l'avvocato De Nardis, difensore del professor Paloscia, ha detto ai cronisti che dalla perizia emerge " l'estraneita' di Paloscia alla catena causale" . L'avvocato ha inoltre aggiunto che " i consulenti hanno introdotto un discorso di graduazione, cioe' hanno detto che si poteva fare molto di piu' e si doveva fare molto di piu'. All'interno di questo molto di piu' ci sono delle graduazioni delle varie responsabilita' e i colleghi hanno teso a ritagliare per i loro assistiti qual e' la fetta di possibile responsabilita' attribuibile. I periti - ha aggiunto - si sono espressi sull'utilizzabilita' del defibrillatore, ma nulla possono dire su cosa sarebbe successo se fosse stato utilizzato. Per i consulenti il defibrillatore avrebbe dato una chance importante al giocatore, pero' tra coloro che sono intervenuti occorre graduare perche' oltre un certo limite temporale non c'e' possibilita' di recupero. I periti - ha ribadito- hanno graduato tutte le responsabilita' , hanno tenuto conto del tempo di intervento, chi e' intervento prima e' piu' responsabile, e hanno determinato il tipo di responsabilita' cioe' al 118 hanno attribuito una posizione di leader". L'avvocato Girardi, difensore del medico sociale del Livorno Manlio Porcellini ha detto che "siamo intervenuti per primi perche' ci siamo accorti che il ragazzo stava male, pero' nessuno ci ha detto che c'era il defibrillatore e che andava usato. Abbiamo fatto altre cose utili e poi l'abbiamo lasciato nelle mani di altri. Riteniamo , quindi, che non ci siano gli estremi per il rinvio a giudizio, anche se ci rendiamo conto che e' dura" . L'avvocato Lorenzi, difensore del medico del 118 Vito Molfese, ha sostenuto che al 118 non e' mai stata notificata la convenzione tra la Asl e la Delfino Pescara per la gestione dell'emergenza in campo e sugli spalti.


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