Piombo di duemila anni dalla Sardegna ai laboratori del Gran Sasso per lo studio dei neutrini

18 Gennaio 2016   11:24  

Parte oggi da Cagliari l'ultimo viaggio di 30 lingotti di piombo dell'antica Roma verso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

Dopo duemila anni passati in fondo al mare, nella stiva di una nave romana affondata al largo delle coste della Sardegna, la loro nuova casa sara' il ventre di una montagna, sotto i 1400 metri di roccia della catena appenninica.

La cerimonia di consegna del piombo romano - frutto di un accordo tra l'INFN, che ha finanziato i lavori di scavo del relitto e il recupero del suo carico, e la Soprintendenza Archeologia della Sardegna, con il parere favorevole del ministero dei Beni e delle attivita' culturali e del turismo (Mibact) - si svolge oggi presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

All'incontro intervengono il presidente dell'INFN Fernando Ferroni, il consigliere del presidente della Regione Autonoma della Sardegna Gianluca Serra, il soprintendente archeologo della Sardegna Marco Edoardo Minoja, il rettore dell'Universita' di Sassari Massimo Carpinelli, il direttore dei LNGS Stefano Ragazzi, il direttore della sezione INFN di Cagliari Alberto Masoni ed Ettore Fiorini, ideatore e realizzatore del progetto "Piombo romano" per l'esperimento CUORE (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events), presso i LNGS, per lo studio dei neutrini.

 "L'utilizzo dei lingotti di piombo romano rappresenta un caso esemplare di collaborazione tra le Istituzioni, finalizzata a valorizzare il patrimonio archeologico nazionale e la ricerca scientifica di frontiera, come quella sulla fisica dei neutrini, premiata nel 2015 con il Nobel", spiega Fernando Ferroni, presidente dell'INFN. 

La collaborazione tra l'INFN e le Universita' di Cagliari, Sassari e Milano Bicocca ha permesso di condurre accurate misure per stabilire la composizione chimica dei lingotti.

"Grazie alla dotazione di strumenti di altissima tecnologia ai LNGS, e' stato possibile effettuare analisi archeometriche con il metodo dei rapporti isotopici, identificando la miniera romana di Sierra de Cartagena, da cui circa duemila anni fa il piombo e' stato estratto.

Nei prossimi mesi sara' possibile svolgere studi piu' approfonditi", afferma Stefano Ragazzi, direttore dei LNGS. "Il piombo romano, che dalla Sardegna parte alla volta dei LNGS, ha caratteristiche uniche ed eccezionali.

Il suo recupero, gli studi archeologici associati e l'utilizzo per gli esperimenti dell'INFN non solo saldano due mondi apparentemente distanti, ma costituiscono un esempio di successo, non isolato, della collaborazione fra l'INFN, le Universita' sarde e le Istituzioni del territorio", sottolinea Alberto Masoni, direttore della sezione INFN di Cagliari.

L'accordo tra l'INFN e la Soprintendenza Archeologia della Sardegna prevede la possibilita' di utilizzare i 30 lingotti, dal peso complessivo di quasi una tonnellata, preservandone ogni caratteristica di carattere archeologico, per ricerche di archeometria, come suggerito dall'UNESCO.

"Questo piombo - afferma Ettore Fiorini, fisico dell'Universita' di Milano Bicocca e ideatore dell'esperimento CUORE - e' un materiale preziosissimo, con un importante valore scientifico, oltre che archeologico, per la schermatura degli apparati per la ricerca di eventi rari.

Si tratta, infatti, di un materiale che dev'essere totalmente privo di contaminazione radioattiva.

Il piombo moderno - spiega Fiorini - contiene, infatti, una debole contaminazione radioattiva dovuta al suo isotopo 210, che si dimezza in circa ventidue anni. Da qui l'idea di utilizzare il piombo della nave romana che, essendo stato prodotto duemila anni fa, non contiene piu' isotopi radioattivi". 


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