Porto canale: il rischio esondazione e l'insabbiamento delle responsabilità

Intervista al professor Paolo De Girolamo

30 Aprile 2011   09:00  

''Il porto canale di Pescara è un tappo che potrebbe ostruirsi e causare una pericolosa esondazione del fiume.''

Lo spiega ad abruzzo24oret.tv, con tanto di slide grafiche, il professor Paolo De Girolamo, docente di costruzioni marittime alla Facoltà di ingegneria dell'Università dell'Aquila.

E il suo non è certo allarmismo, è una lucida e quasi ovvia constatazione di un tecnico. Il problema al porto canale non sono dunque solo i pescherecci che si si insabbiano e il tragicomico tormentone del dragaggio impossibile, di cui si occupano da mesi le pagine dei giornali e intorno a cui si accapigliano coloro che sono votati e pagati per governare e risolvere (magari in silenzio) i problemi.

C'è anche un problema di sicurezza dei cittadini, in particolare di quelli che vivono nei popolosi quartieri intorno al porto,  che non sono protetti da opere di arginatura fluviale. Ma di ciò la classe politica (Provveditorato, Comune, Regione) sembra non avere adeguata consapevolezza, anzi sembra voglia insabbiare il rischio che incombe, non intervenire preventivamente e con la massima urgenza. La stessa classe politica che si è accorta con tempestiva solerzia del problema del dragaggio del porto canale solo ad emergenza conclamata, come è costume tipico in Italia, il paese dell'efficientismo last minute e fuori tempo massimo.

Il professor De Girolamo è tra coloro che hanno redatto il piano regolatore portuale, che hanno progettato cioè le modifiche al porto canale che risolverebbero una volta per tutte il problema dell'insabbiamento e il conseguente rischio esondazione.

Il piano prevede in sostanza di allungare e deviare l'imboccatura del porto, spostare il porto peschereccio fuori dall'asta fluviale per poter poi restringere il canale attuale rimuovendo sia il pericoloso tappo, sia le cause idrauliche dell'insabbiamento.

Il dragaggio con un canale più stretto lo farebbe gratis il fiume, con la normale velocità della corrente. Semplice, forse troppo...

Il piano è pronto da anni però non viene ancora approvato. E così si continuano a spendere milioni di euro per rimuovere con le ruspe di mare la sabbia dai fondali, che si accumula non per maligna fatalità, ma perché il porto è stato progettato male, e i recenti interventi di migliorìa, vedi diga foranea, hanno peggiorato la situazione.

Un agire in ordinaria emergenza oggi però non è più possibile.

La sabbia che ostruisce il porto canale è infatti piena di veleni, perché nel frattempo poco o nulla si è fatto per disinquinare il fiume Pescara. La sabbia dunque non può più essere portata a mare, come si faceva prima, contenendo i costi del dragaggio a circa 8 euro a metro cubo.

La sabbia deve essere oggi stoccata in vasche di raccolta, pre-trattata da macchinari per sapararla dai veleni. E questa filiera ovviamente moltiplica per dieci i costi del dragaggio, ben oltre le soglie sostenibili.

La classe politica ha prima ha fatto esplodere il problema, ora non sa che pesci prendere. E allora si paventa come soluzione la realizzazione di un adeguato sistema di trattamento-stoccaggio delle sabbie inquinate.

Osserva al tal proposito il professor De Girolamo: certo, arrivati a questo punto non ci sono altre soluzioni immediate se non quella di continuare a dragare la sabbia e pre-trattarla per ridurre i costi di conferimento nelle discariche del materiale velenoso.

Ma questo ovviamente non significa risolvere il problema, significa anzi avvitarsi nell'emergenza, condannando i cittadini a spendere milioni e milioni di euro ogni anno per il dragaggio e il trattamento dei fanghi, quando invece l'unica e definitiva soluzione, a regime molto più economica, resta quella di investire subito 90 milioni di euro, per apportare radicali modifiche strutturali al porto canale di Pescara.

Testo: Filippo Tronca

Montaggio: Marialaura Carducci



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