Sono trascorsi 25 giorni dalla
terribile notte del 6 aprile scorso e adesso cominciamo a poter
raccogliere i primi sommari dati sui danni al patrimonio culturale
del territorio colpito dal terremoto. Secondo la prima stima fatta
dal neocommissario della Protezione Civile per il patrimonio, Luciano
Marchetti, sarebbe intorno a 1500 il numero dei monumenti
danneggiati. Partendo dai siti archeologici per arrivare agli archivi
storici e di arte contemporanea praticamente tutto ha subito danni
importanti.
Per il recupero e restauro dei beni culturali non
ci sono stanziamenti all’interno del decreto legge firmato a
L’Aquila nel corso del Consiglio dei Ministri del 23 aprile scorso.
Ci sono però 50 milioni per i primi interventi in corso di
stanziamento da parte del MiBAC e c’è poi la famosa “lista
di nozze” presentata al Primo Ministro Silvio Berlusconi che
contiene un elenco di 44 monumenti, i più importanti, che
potranno essere “adottati” dalle altre nazioni. In questo senso
c’è già l’ufficialità del primo dono: la
Spagna d Zapatero ha già aderito adottando il Forte Spagnolo.
AREA ARCHEOLOGICA DI FOSSA – il sisma ha provocato danni
alle tombe a tolos che sono crollate e per le quali il
riposizionamento richiederà un’operazione di anastilosi
molto delicata.
AREA ARCHEOLOGICA DI AMITERNUM – Qui i danni
sono circoscritti, il sisma ha provocato un aumento di crepe e
fratture già esistenti su alcuni monumenti come l’anfiteatro
di Amiternum.
La sezione archeologica del Museo Nazionale
d’Abruzzo al Forte Spagnolo, sita al piano terra dell’edificio,
non ha subito particolari danni; ed è incorso una verifica dei
danni sui reperti archeologici custoditi in siti diversi come chiese
e palazzi privati. Sempre al piano terra del Museo Nazional d’Abruzzo
è intatto lo scheletro di Mammuthus meridionalis vestinus che
è stato oggetto di un intervento di messa in sicurezza da
parte della Funzione 15, Salvaguardia Beni Culturali costituitasi con
l’emergenza terremoto.
SANTA MARIA AD CRYPTAS
seconda metà XIII secolo – FOSSA – L’edificio è
stato puntellato ed ha ricevuto immediatamente i lavori di somma
urgenza per mettere in sicurezza la struttura e il prezioso apparato
pittorico. I danni sono ingenti, la struttura architettonica si è
aperta in più parti ed ha rischiato il collasso facendo così
perdere i preziosi affreschi che per il momento esistono ancora ma
che hanno bisogno di restauri urgenti.
BASILICA DI SANTA MARIA
DI COLLEMAGGIO fine XIII secolo – L’AQUILA – E’ la chiesa
simbolo del patrimonio culturale aquilano e tra i monumenti maggiori
è quella più danneggiata. Il sisma ha provocato il
crollo della copertura, restaurata negli anni ’80, in
corrispondenza dell’altare maggiore e del transetto, non si
conoscono ancora le condizioni dell’originale e prezioso pavimento
medievale realizzato con materiali misti con prevalenza di pietra
locale. Sono state salvate e portate in luoghi sicuri le opere d’arte
contenute nell’edificio, compresa la teca che custodisce le spoglie
di Celestino V. E’ salva anche la preziosa Madonna con Bambino in
terracotta policroma dell’inizio del XV secolo a firma Saturnino
Gatti. Benedetto XVI è il primo papa che ha reso omaggio alle
spoglie di papa san Celestino personaggio " scomodo"
SANTA
GIUSTA DI BAZZANO prima metà XIII secolo – BAZZANO L’AQUILA
– Seri danni sono stati riscontrati alla preziosa e unica
facciata che, come in molti casi, si è “scollata”
dal corpo della chiesa. Non conosciamo le condizioni del tetto.
SAN
DOMENICO inizio XIV – L’AQUILA – La chiesa è
praticamente crollata. L’edificio molto danneggiato dal sisma del 6
aprile, ha subito un peggioramento delle sue condizioni con lo sciame
sismico ancora in atto e dalle forti piogge di questi giorni.
SAN
BERNARDINO XIV – XV secolo – L’AQUILA - I danni
maggiori si sono riscontrati sul campanile e la cupola. Quest’ultima
presenta un enorme squarcio, mentre il campanile ha una frattura ha
causato la rovinosa caduta delle campane ( su una di queste è
scritto anche “San Bernardino proteggici dal terremoto”) sul
sottostante convento. All’interno sono intatte, ma hanno urgente
bisogno di essere messe in sicurezza perché tutto l’edificio
presente vistose lesioni, il Paliotto d’altare in ceramica
policroma di Andrea della Robbia, il Mausoleo in pietra che
custodisce le sacre spoglie di san Bernardino da Siena(queste sono
state già portate in salvo) opera di Silvestro dall’Aquila,
il Monumento funebre a Maria Pereira Camponeschi sempre di Silvestro
dall’Aquila, l’imponente soffitto barocco e il prezioso e raro
organo settecentesco.
FORTE SPAGNOLO E MUSEO NAZIONALE
D’ABRUZZO – XV secolo – L’AQUILA - I danni maggiori li ha
subiti anche qui la parte ottocentesca, i locali del museo (sezione
d’arte sacra, moderna e contemporanea) e degli uffici della
Soprintenda BSAE. Gran parte delle raccolte, come le statue lignee e
in terracotte, hanno riportato gravi danni, ed attualmente sono state
messe in sicurezza insieme a quasi tutta la collezione del museo,
presso il Museo Nazionale della Preistoria d’Abruzzo di Celano –
Paludi. La sezione d’arte contemporanea è quella che ha
subito il crollo totale degli ambienti.
CASA MUSEO SIGNORINI –
CORSI – XVIII secolo –L’AQUILA – Molto danneggiato l’edificio
che conserva la raccolta della ricca famiglia aquilana che è
situato nel cuore del centro storico dell’Aquila e che presenta
vistose lesioni ma non crolli, questo ha permesso che si salvasse
l’importante collezione di oggetti d’arte.
MUSPAC –
MUSEO SPERIMENTALE ARTE CONTEMPORANEA PALAZZO SELLI – L’AQUILA-
Il
museo ospitato in un antico palazzo del centro storico di proprietà
del Comune dell’Aquila, ha riportato danni ingenti alla struttura e
agli archivi.
FONDAZIONE GIORGIO DE MARCHIS, BONANNI D’OCRE
DOCUMENTI DI ARTE CONTEMPORANEA – PALAZZO DE MARCHIS - L’AQUILA
–
Non si hanno notizie precise della condizione del fondo
archivistico e bibliografico raccolto all’interno del palazzo
storico situato a Via Indipendenza nei pressi del Palazzo del
Governo completamente distrutto dal terremoto e dove il sisma ha
fatto più danni.
OPERE D'ARTE
Il tempo
inclemente che in questi giorni ha tartassato la città
dell’Aquila ha reso molto difficili le operazioni. A tarda serata
però le due grandi tele di proprietà della Provincia
dell’Aquila, “Bestie da Soma” e “Pulsazioni e Battiti” del
pittore ottocentesco Teofilo Patini, sono state recuperate e portate
in salvo presso il deposito della sede ARSSA ad Avezzano, dove le
preziose opere sono state messe al sicuro in base ad un’accurata
ispezione dei Carabinieri.
I due dipinti, di dimensioni enormi
(4,14X2,45 Bestie da Soma e 2X1,50 Pulsazioni e Battiti), abbellivano
le pareti laterali della sala del Consiglio Provinciale dell’Aquila
all’interno del Palazzo del Governo completamente distrutto dal
sisma del 6 aprile scorso; nonostante questo le opere sono in ottime
condizioni ma il recupero è stato particolarmente difficile e
rischioso. L’operazione è stata portata a termine dai Vigili
del Fuoco con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Storico,
Artistici ed Etnoantropologici.
Pulsazioni e Battiti e Bestie da
Soma sono due capisaldi per l’arte dell’ottocento europeo.
Firmate e datate da Teofilo Patini, (Castel di Sangro 1840 Napoli
1906) esse rappresentano il manifesto visivo di quella corrente
artistica di fine ottocento definita Realismo Sociale (che ha avuto
rappresentanti come Pelizza da Volpedo) che è stata un atto di
denuncia delle condizioni delle classi povere ed emarginate della
società dell’epoca. In queste due opere, infatti, il pittore
aquilano rappresenta la fatica del lavoro sui campi di due giovani
donne, di cui una incinta, contadine che si riposano stremate dopo il
durissimo compito della raccolta della legna. In Pulsazioni e
Battiti, invece, il pittore coglie una scena d’interni, una
famiglia poverissima dell’Abruzzo interno assiste, insieme al
dottore del paese, gli ultimi minuti di vita dell’anziano di casa.
Come si può capire questi due dipinti, che hanno anche delle
preziose cornici dell’epoca, oltre ad essere dei capolavori
dell’arte dell’ottocento sono testi fondamentali, così
come le opere di Silone, per capire e conoscere la condizioni di vita
delle classi più povere dell’Abruzzo ottocentesco.
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