Inizia oggi a Budapest il processo a Ilaria Salis, l'insegnante 39enne di Monza detenuta in Ungheria da 11 mesi con l'accusa di aver partecipato all'aggressione di due neonazisti. L'udienza preliminare, che avrà carattere "interlocutorio", vedrà la donna dichiararsi non colpevole, secondo quanto spiegato dal padre, Roberto Salis, che si sta battendo strenuamente per riportare a casa la figlia.
La Procura, nel rinvio a giudizio lo scorso novembre, ha chiesto 11 anni di carcere per Ilaria Salis, e a giugno scorso è stato respinto il ricorso per ottenere il regime dei domiciliari. Roberto Salis ha definito la situazione "incredibile e ingiusta". Ha anche sottolineato che le comunicazioni con la figlia sono operative e che stanno discutendo di questioni utili per ottenere il suo rilascio.
Attualmente, una petizione su change.org per riportare Ilaria in Italia ha raccolto oltre 48.000 firme. L'avvocato della donna, Magyar, ha evidenziato le condizioni detentive sotto stretta sorveglianza, l'ostacolo ai contatti con la famiglia e le autorità italiane, sottolineando che Ilaria è trattata come un "terrorista internazionale pericoloso".