Pubblicato il Rapporto Migrantes sull´emigrazione italiana. Abru

13 Ottobre 2006   16:34  
Le rimesse che i nostri connazionali emigrati hanno negli anni inviato in Italia, il loro ammontare scandito per decenni, i Paesi di provenienza e le Regioni di arrivo: è uno dei temi trattati dal primo "Rapporto sugli italiani nel mondo" pubblicato dalla Fondazione Migrantes . Che quello delle rimesse sia un tema centrale non solo per l’Italia, ma nel mondo lo confermano le stime della Banca mondiale che, si legge nel rapporto, nel 2005 hanno toccato i 175 miliardi di dollari. Storicamente, nel nostro Paese, che ha una storia più che centenaria di emigrazione, le rimesse, soprattutto nel periodo della ricostruzione postbellica, sono state inserite tra i fattori di sviluppo di una nazione in ripresa. Con il conseguimento dello sviluppo industriale, la loro rilevanza per l´economia nazionale ha cominciato a diminuire, anche se è rimasta significativa ancora per diversi anni. Fino agli albori del nuovo secolo in cui, diventato paese di immigrazione, l’Italia ha per la prima volta visto diminuire le rimesse in entrata a favore di quelle in uscita. A cavallo dei secolo scorsi (fine 800, inizio 900), anni della cosiddetta grande emigrazione, le rimesse si stabilizzarono sopra il 10% delle entrate della bilancia dei pagamenti. Allora, prosegue il Rapporto, era la Sicilia la prima regione di destinazione, seguita dal Veneto. Il primo utilizzo delle rimesse fu per il pagamento dei debiti, a cominciare da quelli contratti per affrontare il progetto migratorio, ma anche per il miglioramento delle condizioni di vita, dalle abitudini alimentari all´abbigliamento, dagli attrezzi del lavoro artigianale all´abitabilità delle case. Gli italiani continuarono a emigrare soprattutto tra le due guerre mondiali fino a quando gli Stati Uniti, parliamo degli anni dal 1921 al 1924, non adottarono delle misure restrittive in materia. Nonostante questo, però, rileva la Migrantes, le rimesse non diminuirono. Anzi, il 1924 fu l’anno record per ingressi di valuta da lavoro migrante, che arrivò a coprire quasi il 30% delle entrate della bilancia dei pagamenti, e che continuò per altri due anni quasi agli stessi livelli. Poi ci fu la grande crisi del 1929 e poi, ancora, la seconda guerra mondiale e le rimesse tornarono ai livelli di inizio secolo. Con gli Usa che limitavano l’ingresso di nuovi migranti, gli italiani dopo il conflitto mondiale ripartirono in massa e lasciarono il Bel Paese alla volta del Sudamerica, del Canada, dell’Australia e della solita, più accessibile, almeno geograficamente, Europa. Questa ripresa dell´emigrazione, si legge ancora nel Rapporto della Migrantes, ha comportato una risalita dell´afflusso delle rimesse. In valore assoluto dal 1947 al 1970 i migranti inviarono oltre 10 miliardi di dollari, di cui quasi otto dal 1961 al 1970. Le ragioni della continua crescita delle rimesse, anche in presenza di un calo degli espatri, alla fine degli anni 60 va spiegata con l´incremento dei salari, la rivalutazione delle monete estere, in particolare il marco tedesco, e la maggiore circolazione dei lavoratori, con più frequenti contatti con le famiglie. Quanto ai Paesi di partenza di questo flusso di denaro, il Rapporto evidenzia come oltre il 60% proveniva dai paesi europei, di cui metà soltanto dalla Germania e il 15% dalla Svizzera. Un quarto delle rimesse aveva invece origine dall´America del Nord, in gran parte dagli Stati Uniti. Un calcolo delle rimesse pro capite, utile per avere un´idea approssimativa delle tendenze degli emigrati al risparmio, vedeva al primo posto la Germania, seguita dagli Stati Uniti, e poi la Svizzera, il Regno Unito, il Canada e l´Australia. Naturalmente, precisa la Migrantes, si tratta di un dato piuttosto impreciso, dal momento che non tiene in sufficiente conto la diversità delle comunità italiane all´estero. Alla metà degli anni 60 la destinazione principale di questi soldi era il Sud Italia, seguito dal Nord e dal Centro. Nel 1970 era la Sicilia la prima regione beneficiaria di rimesse, con il 16,2%, seguita dal Veneto (10,6%), la Campania (9,8%) e l´Abruzzo (9,7%) Quanto all’incidenza delle rimesse sulla bilancia dei pagamenti del Paese, anche se non si arrivò più ai livelli degli anni 20, per tutti gli anni 50 le rimesse oscillarono tra il 5% e il 6 % delle entrate e si mantennero sopra il 7% dal 1958 al 1967, per scendere poi sotto il 6% nel 1970. Ben 28,5 miliardi di dollari: questo, secondo un’indagine del Cespi, l’ammontare delle rimesse che entrarono nel Paese tra il 䚖 e il 䚳. Una cifra che ha collocato l’Italia al decimo posto nella classifica di nazioni di emigrazione. Se nell䚥 i nostri connazionali all’estero versavano 5.420 miliardi di lire, è nel 䚪 che le rimesse cominciano a scendere, tanto che nel 䚳 l’Italia cala al 30mo posto della classifica delle nazioni per rimesse. Il dato interessante, sottolineano dalla Migrantes, è che se il calo definitivo degli espatri viene individuato a metà anni 䚖, quello delle rimesse avviene con un ritardo di circa dieci anni. Insieme al calo assoluto, diminuisce considerevolmente anche l´incidenza delle rimesse sulle entrate correnti della bilancia dei pagamenti, che scende a metà anni 90 sotto 1܉ %. Quanto alla destinazione, se nel lungo periodo le regioni "classiche" rimangono ai primi posti (Sicilia e Campania in testa) è anche vero che avviene un rimescolamento nella graduatoria. In particolare, si legge nel Rapporto, negli anni 90 il Lazio passa in testa alla graduatoria confermandosi anche nel 2000. Rilevante inoltre l´incremento percentuale delle rimesse in Lombardia. Oltre a un possibile effetto di migrazione interna, questi cambiamenti vanno probabilmente spiegati con l´utilizzo da parte degli istituti bancari di sedi centrali situate in città importanti come Roma e Milano per operazioni relative ai trasferimenti dall´estero. Come accennato, negli ultimi 30 anni i cambiamenti socio-economici hanno reso l’Italia un paese di immigrazione: ma è solo nel 䚲, cioè 20 anni dopo il declino definitivo dell’emigrazione italiana, che le rimesse in uscita superano quelle in entrata. Nel Rapporto della Migrantes non manca il paragrafo dedicato agli ultimi cinque anni, dal 2000 al 2005, un periodo in cui sostanzialmente è stato confermato la tendenza a un calo delle rimesse iniziato negli anni 90. Calo anche abbastanza rilevante se è vero che le rimesse nel 2005 sono calate del 40% rispetto al 2000. Rispetto a cinque anni fa, il calo più vistoso viene registrato nella Germania (meno 59%) e nella Svizzera (meno 54%), due tra i paesi più importanti di origine delle rimesse. In Europa tengono invece la Francia e l´Inghilterra, che fa rilevare un miglioramento del 18%. Fuori dell´Europa si constata la sostanziale tenuta del Canada, che si mantiene nella media decennale, mentre si registra un calo vistoso delle rimesse dagli Stati Uniti (meno 63% rispetto al 2000). Il calo dall´Argentina (meno 78%) si spiega anche con altre ragioni, in particolare la grave crisi finanziaria in cui il paese è precipitato qualche anno fa. Nella graduatoria per nazioni "di partenza" delle rimesse, le prime cinque nel 2005 sono rimaste le stesse del 䚯, ma con variazioni di ordine: invece della Svizzera, sono gli Stati Uniti al primo posto, seguiti da Regno Unito e Francia, mentre Svizzera e Germania sono passate al quarto e quinto posto. Le prime dieci, che includono anche Lussemburgo, Belgio, Canada, Olanda e Australia, abbracciano l܉,85 delle rimesse. In questo, non vi è sostanziale variazione con l܉,87%, dove le prime dieci nazioni originavano l܉,87% delle rimesse. Per quanto riguarda la distribuzione per regioni, la tendenza iniziata negli anni 90 appare in modo ancora più nitido dopo il 2000. Si tratta della tendenza delle banche a utilizzare determinati istituti collocati in sedi metropolitane per i trasferimenti dall´estero. È solo in questo modo, spiegano gli autori del Rapporto, che si può spiegare l´improvviso balzo della Lombardia al primo posto, con quasi il 21% delle rimesse, mentre molte altre regioni, soprattutto quelle del Sud, sono in calo, e diminuisce anche il Lazio dal 13 allܐ%, che per la stessa ragione era balzato al primo posto nel 2000. Secondo i dati raccolti dalla Migrantes nell’intento di dare un quadro complessivo della situazione, dal 1970 al 2005 il 43,6% delle rimesse ha raggiunto le regioni del Nord, il 20,1% il Centro, il 24,6% il Sud e l䙛,7% le Isole. Se nel Nord, per le ragioni su esposte, è la Lombardia a far la parte del leone, come al Centro è il Lazio, al Sud negli anni considerati è la Puglia al primo posto, mentre nel testa a testa tra Sicilia e Sardegna, al prima batte la seconda con il suo 9,7% sull䙛% totale.

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