Quegli swap un pò così al Comune dell'Aquila

di Ugo Centi

04 Aprile 2009   12:07  

Uno spettro si aggira nei conti già pericolanti di centinaia di amministrazioni, quella degli swap. Il periodico aquilano il Contraliseo ha questo mese pubblicato un interessante articolo sul tema, a firma del direttore Ugo Centi,  focalizzando l'attenzione sul Comune dell'Aquila

 QUELLO SWAP UN PO' COSI'
Sergio Iovenitti, ex-revisore dei conti del Comune, ha inviato una dettagliata analisi del cosiddetto “swap” del Comune dell’Aquila.
Nella prima parte si spiega un po’ cos’è uno swap. In pratica, è uno strumento finanziario che si usa per rinegoziare i mutui quando gli interessi che si stanno pagando sono troppo alti.
Allora ci si accorda con una banca e si “scommette” sulla differenza dei tassi. In che modo? In sintesi così: l’ente locale paga alla banca un interesse pari al tasso medio interbancario (euribor), maggiorato di una certa percentuale; la banca paga invece all’ente locale gli interessi
che questi doveva per i mutui che aveva.
Se il mercato fa sì che l’euribor sia inferiore a quello che si pagava prima, il Comune ci guadagna, altrimenti ci rimette.
Ad esempio, se un Comune paga il 10 per cento per un mutuo e ritiene sia troppo, va in banca e dice: datemi un prestito pari al mutuo al 5 per cento fisso più un altro 5 per cento variabile a seconda del mercato.

Se il mercato fa scendere i tassi mettiamo all’8 per cento, il Comune ci ha guadagnato il due; se il mercato fa invece salire i tassi, poniamo al
12 per cento, è la banca che ci ha guadagnato il due ed il Comune
ci rimette.
Bene, cosa fece il Comune dell’Aquila nel 2001 secondo la ricostruzione di Iovenitti? Prese un capitale di indebitamento di 6 milioni di euro e stipulò uno “swap” con scadenza 2025.

Gli interessi erano legati a due parametri: il 5,65% per il Comune e il  6,50% per la banca. In quel periodo – ricostruisce Iovenitti – il tasso Euribor era in discesa. A giugno 2001 valeva il 4.3% contro il 4.9% del dicembre 2000. E finora, nei primi sette anni di durata dello swap, il tasso è rimasto sempre sotto il 5%, tranne che per brevi periodi. Di conseguenza –aggiunge – l’operazione poteva anche andar bene per mutui a tasso fisso molto elevato, ma non era redditizia per debiti a tasso variabile già di per sé in discesa.

Non solo. Per l’ex-revisore, oltre al problema interessi, c’è anche un rischio legato alla durata del contratto, come detto di ben 24 anni. Per l’intero periodo, infatti, il Comune paga il 5.65% su 6 milioni di euro, mentre incassa dalla banca il 6.5% su 12,444 milioni, ma solo fino al 2016.
In definitiva, dunque, il Comune ha incassato dall’operazione – sempre secondo i calcoli di Iovenitti – una liquidità iniziale di 981 mila euro, utilizzata per spese in contro capitale, più un «flusso di scambio differenziale» di 1 milione 101 mila derivante dalla differenza tra il 5,65% pagato ed il 6,5% incassato sulle cifre rispettive di 6 e 12 milioni di euro. Dal 2007 e fino al 2008, però, il Comune ha dovuto versare alla banca un differenziale a lui sfavorevole per 223 mila euro. Dal 2009 in poi, «sono attesi versamenti» sempre a carico del Comune per complessivi 5,319 milioni di euro.

Dal che si può stimare «la perdita secca per il Comune determinata dal contratto di duration swap, alle condizioni attuali di mercato, pari ad euro 3 milioni 460 mila». Inoltre, «il Comune dovrà assicurare la copertura finanziaria per il periodo 2009-2025 per il pagamento dello scambio differenziale per ben 5 milioni 319 mila euro».

Questo è quanto dice, riassunto in questo articolo in termini compatibili con la complessità della materia, Sergio Iovenitti. Forse, sarebbe il caso che sulla questione si aprisse una riflessione. Non vi pare? da essere censurati persino sul piano delle forme.

Ugo Centi


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