Cinque amici partono per trascorrere il week-end in un’isolata località di montagna, affacciata su un lago: c’è la coppia che vuole spassarsela, la timida e il secchione palestrato che si piacciono e lo sfigato assuefatto all’alcol e alle droghe. Nella baita però non tutto è rassicurante e lo scantinato nasconde terribili segreti. Il breve soggiorno si trasformerà presto in incubo, in diretta nazionale: ad osservarli e a trasmetterli c’è infatti una troupe di tecnici e programmatori televisivi che fanno del loro massacro uno show. Lo scopo è più grave del pretesto: le vittime devono essere sacrificate agli Dei che altrimenti distruggeranno il mondo.
Sarebbe dovuto uscire in contemporanea con l’affine “Hunger Games”, è stato invece poi posticipato. Affine perché le argomentazioni non sono differenti: il voyeurismo massmediatico, la messa in onda della violenza, l’etica della rappresentazione.
L’horror di Drew Goddard (che l’ha scritto a quattro mani con il Joss Whedon di “Buffy” e “The Avengers”) gioca sui timbri quanto sulle atmosfere, ripropone lo stereotipo meditando sulla ricezione da parte dello spettatore, puntando sullo straniamento. Il risultato è un bizzarro B-movie, rozzo quanto d’effetto, che non perde mai d’occhio l’ironia.
Dei tre atti, in cui si struttura, il migliore è quello centrale: a un tedioso inizio, che emula convenzioni e pratiche di racconto dell’horror giovanile, segue uno sviluppo ricco di trovate, di soluzioni estetiche e metalinguistiche che bazzicano dalle parti del videogame più assortito (di mostri in primis), mentre la (tragi- )commedia del reality (da parte di chi lo produce) si fa sempre più nera.
L’epilogo para-apocalittico, con dèi sadici e anti-trascendentali, è invece più deprimente che pertinente. Chi guarda è lo spettatore, voyeur perverso, sostituto scenico e reale di quello ideale della narrazione: un pubblico cinematografico, che sta al cinema o che è anche cinema?.
Purtroppo la sostanza emoglobinica rischia più volte di prevalere su quella dialettica dei contenuti. Mentre la recitazione è nella media (bassa) del genere: il migliore è lo strafattone Fran Kranz, il peggiore il baritonale Chris Hemsworth, che lavora fin troppo. Una ventina gli addetti al trucco.
Riccardo Balzano