Quelle C.A.S.E. assegnate e non abitate...

04 Gennaio 2010   13:21  

Cosa sono quelle luci sempre spente nei quartieri del progetto CA.S.E.? Come si spiega la mancanza di segni di vita in appartamenti assegnati a famiglie di sfollati che non avevano, si suppone, altri posti dove andare?

In molti, tra i post-terremotati, cominciano a chiederselo. Come i cittadini che scrivono quanto segue: ''Che ne dite di fare emergere lo schifo che tanti aquilani stanno perpetrando, facendosi assegnare le casette del piano C.A.S.E. e poi non andandoci a vivere? Per esempio qui dove sono io, a Sassa , sono state assegnate case per 1300 persone e all'incirca un solo un migliaio ci vive''. ''Qui a Cese ci sono molte C.A.S.E. dove non si vede mai nessuno e non credo che non le abbiano ancora assegnate. non ci stanno manco le macchine parcheggiate e non si vede mai nessuno. é sempre tutto chiuso con luci spente, è strano...

La denuncia è grave e tutta da verificare, tuttavia, visto l'alto numero di analoghe segnalazioni, pare essere verosimile. Ed infatti anche la Protezione civile sta verificando l'effettivo utilizzo degli appartamenti del progetto C.A.S.E. finora assegnati, con la probabile ed auspicabile intenzione di revocare i comodati d'uso.

Il mancato utilizzo può dipendere da varie ragioni, quella meno edificante è che gli assegnatari di quelle C.A.S.E., costate 2300 euro a metro quadro, non ne avevano effettivo bisogno, seppure abbiano scavalcato altri terremotati nelle cristalline e misteriose graduatorie del Sistema Gioiello. Perché magari sono persone ricche che hanno a disposizione, in città o altrove, altri appartamenti agibili, non intestati a loro, ben più grandi e lussuosi degli appartamentini del C.A.S.E.

Gentaglia, insomma, il cui spessore umano è ben espresso dal detto latino ''etiam famis futurae famelicus'', ovvero ''affamati persino di una fame futura''.

Intanto a nove mesi dal sisma i terremotati per così dire altrimenti accasati sono 17.556, di cui 13.212 ospiti degli alberghi o nelle abitazioni in affitto nelle provincie di Teramo, Chieti, Pescara, Lazio e in cinque anche nelle Marche.Un esilio forzato che costa un patrimonio ai contribuenti italiani, e determina inenarrabili disagi ai tanti terremotati costretti al pendolarismo. Tra loro molte famiglie monoparentali composte ad esempio da madre divorziata e figlio che sono state escluse dalle prime assegnazioni degli appartamenti CÀSE, pur avendo la casa distrutta. O i single messi in lista d'attesa, che secondo gli algidi criteri del sistema Gioiello, possono aspettare a tornare in città perché non sono una risorsa prioritaria per far ridecollare la città. A differenza degli aquilani pluri-accasati di cui sopra, s'intende...

FT


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