Rapagnà: "Nel bilancio regionale dimenticata la messa in sicurezza delle case popolari"

27 Dicembre 2011   09:52  

"Il Documento di Bilancio Regionale presentato al Consiglio regionale e già approvato dalla 1^ Commissione Consiliare Permanente non consente alla Regione Abruzzo di fungere da stimolo alle attività delle Aziende ATER soprattutto per il reperimento di risorse per finanziare le politiche del settore e della messa in sicurezza antisismica del patrimonio abitativo pubblico, con specifici programmi e con la utilizzazione di fondi finora poco utilizzati dalla stessa Protezione Civile e dalle Regioni a rischio sismico". E' la denuncia di Pio Rapagnà, ex parlamentare e leader del Movimento Inquilini Assegnatari di alloggi pubblici.

"Una operazione di messa in sicurezza, che è un intervento di somma urgenza, non può dipendere addirittura da un processo di riforma e di riordino del settore e delle Aziende ATER che, in una situazione di grande emergenza e pericolo per i cittadini, non ha nulla a che fare con l'urgenza ed i tempi della messa in sicurezza del patrimonio abitativo pubblico.

La Regione - spiega Rapagnà - deve intervenire con la massima urgenza per rendere adeguati alle norme antisismiche circa 6.000 alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica costruiti in zone altamente sismiche, come ad esempio quelli realizzati a L'Aquila e nei Comuni del cratere, nella Marsica (come Avezzano), nella Valle Peligna (come Sulmona e Pratola Peligna), nelle Zone 1 e 2 delle Province di Chieti, Pescara e Teramo. Nella Provincia dell'Aquila la maggior parte delle abitazioni di Edilizia Residenziale Pubblica, è stata costruita specialmente dagli anni '60 in poi, in zone sismiche classificate di Zona 1 (49 Comuni) e di Zona 2 (59 Comuni) sin dal 1962: classificazione aggiornata dal Decreto Ministeriale del 14 luglio 1984 e modificata successivamente ma “in peggio” dalla Regione Abruzzo.

Dopo le nuove classificazioni delle zone di rischio, che estendevano le aree definite sismiche a nuove parti del territorio regionale abruzzese precedentemente escluse, occorreva avviare una nuova indagine sulla consistenza del patrimonio pubblico collocato in zona sismica, che tenesse conto dell’entità del rischio, anche in considerazione delle condizioni derivanti dalla vetustà.

La Regione Abruzzo, le 5 ATER ed i Comuni abruzzesi classificati ad alto rischio sismico, negli anni trascorsi hanno avuto a disposizione più di 250 milioni di euro, ma non li hanno utilizzati per la mancanza di programmi, piani e progetti esecutivi. Altrettanti milioni di euro potrebbero essere trasferiti dalla Comunità Economica Europea agli Enti Locali, se debitamente e documentalmente richiesti.

Ciò dovrebbe avere rilievo e concreta conseguenza in sede di approvazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione Abruzzo. Proprio l’esperienza del sisma del 6 aprile ha posto in luce l’estrema urgenza di provvedere a mettere in sicurezza questo patrimonio, essendo evidente per similitudine che ciò che è successo agli edifici pubblici dell’Aquila potrebbe ripetersi in altre aree della Regione parimenti sismiche, risultando d’altro canto palese che le tipologie costruttive, a cominciare dagli edifici ATER, sono paragonabili e simili su tutto il territorio regionale".


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