Rassegna Strade: "Aldo Morto" al Teatro Nobel per la Pace

24 Marzo 2012   13:56  

Il 25 Marzo alle 18:00 per la Rassegna Strade, andrà in scena lo spettacolo "Aldo Morto" presso il Teatro Nobel per la Pace di San Demetrio ne' Vestini.

Un attore nato negli anni '70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, si confronta con l'impatto che questo evento ha avuto nell'immaginario collettivo. In scena, assieme al suo corpo e a pochi oggetti, solo la volontà di affondare fino al collo in una materia spinosa e delicata senza alcuna delicatezza e senza alcuna retorica o pietismo.
Come si potrebbe definire Aldo Morto - tragedia, il geniale spettacolo di Daniele Timpano che ricostruisce - in una chiave irriguardosa, estrosamente personale - gli anni di piombo e l'uccisione di Aldo Moro?. L'impressione è che lui si faccia carico di frugare nelle zone buie della coscienza dello spettatore, portando alla luce tutti i nodi irrisolti, tutte le contraddizioni, tutte le inconfessabili meschinità che vi si annidano, e con le quali non si sono mai fatti completamente i conti: persino l'assassinio dello statista risulta - prima che drammatico - scomodo, sgradevole, come se ancora non fosse riuscito a suscitare un autentico compianto. È un trauma, un lutto collettivo, ma segnato da qualcosa di non detto, forse un senso di colpa o un'intima vergogna. Il sequestro di Moro è colto attraverso gli sguardi di telecronisti inadeguati, di commentatori - sia pure illustri - fuori tono, di brigatisti che oggi lucrano sui libri di memorie. Ma non è satira, è piuttosto il ritratto di un Paese sempre al di sotto del suo ruolo. Timpano riesuma deliranti canzoni sessantottine e truci barzellettacce d'epoca, pronuncia un discorso di Renato Curcio indossando una maschera di Mazinga, si traveste - con vistosa parrucca - da Adriana Faranda, fa entrare in scena un'inquietante automobilina telecomandata, una Renault 4 rossa, versione in miniatura di quella in cui fu lasciato il cadavere di Moro, con una minuscola coperta nel bagagliaio. Sembra puro cinismo, e ottiene invece un effetto assolutamente agghiacciante. A far balenare la pietsa e anche una sorta di contenuta tenerezza, le parole dell'autore, attore.
"Desolato, io non c'ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov'ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l'ho scoperto alla televisione una decina di anni dopo, grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po' a capire fosse tratto da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? Perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di Renault 4 rossa, undici colpi sparati a
bruciapelo addosso. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza. Niente di importante. Cose che capitavano negli anni '70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggio del 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso? "


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