Con poco più del 4% di vantaggio ed il 32% di astensionismo il Presidente Hugo Chavez vince il referendum che modifica la costituzione per consentire la sua rielezione indefinita.
Tra uno sventolio di bandiere venezuelane e cubane alle ore 21.30 con un discorso fiume a cui ha ormai abituato i cittadini venezuelani, Chavez presenta la vittoria del si.
Nonostante il suo mandato scadesse nel 2012 il Presidente considerava una priorità di programma la modifica costituzionale, che parole sue, “consentirà l’accelerazione del processo rivoluzionario.”
Più che altro spinto, pensiamo noi invece, dalla pesante congiuntura economica alle porte che potrebbe mettere in seria difficoltà l’economia del paese riflettendosi negativamente sulla sua popolarità.
Un paese dove, nonostante importanti miglioramenti sociali per le fasce più povere, vede lasciati pressoché irrisolti temi altrettanto centrali come la sicurezza, la salute, l’educazione.
C’è comunque da sottolineare il consolidamento di una crescita complessiva della coscienza democratica e civile, merito di un processo rivoluzionario che nonostante segni il passo, dimostra di aver saputo trasmettere i valori fondamentali del rispetto e della convivenza civile.
In un paese, infatti dove sino a qualche anno fà i risultati erano seguiti da scontri ed omicidi, la giornata elettorale di oggi è invece trascorsa nella più assoluta tranquillità e tutte le operazioni si sono svolte senza che nessuna delle parti in competizione denunciasse brogli elettorali.
Ma se la rivoluzione segna il passo l’opposizione si organizza e si dimostra sempre più compatta merito anche di un movimento studentesco che spesso ha più lungimiranza delle forze politiche tradizionali costrette a seguire le iniziative degli studenti.
Sempre più isolate le fasce estreme di una opposizione frequentemente animata da rigurgiti golpisti su cui ricadono pesanti responsabilità per le condizioni odierne del paese.
Il Venezuela di Chavez oggi, con questa modifica costituzionale, incassa una vittoria sul fronte elettorale ma perde sul fronte della democrazia rappresentativa, una sconfitta che rischia di portare il paese in una deriva sempre più autoritaria e meno rivoluzionaria.
Gianfranco Di Giacomantonio Maracay - Venezuela
