O una vera riforma della giustizia pesante, significativa, che dimezza i tempi dei processi o non siamo al mondo e al governo per fare le cose a metà". Nessuna via di mezzo sulla giustizia per Matteo Salvini che ieri, in conferenza stampa a Milano Marittima, ha lanciato l'ennesimo avvertimento della giornata al M5S. Dopo il Cdm fiume di mercoledì notte - otto ore di fuoco che hanno portato a un accordo a metà, con la spaccatura netta sul processo penale -, la Lega non intendere arretrare di un passo: dal partito di Salvini si chiedono con insistenza "sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e anche del Csm per garantire giustizia efficiente, equa e imparziale. I cittadini - dicono - non possono essere ostaggi di processi infiniti".
Ma le parole del Guardisigilli raccolgono solo l'ennesima replica, piccata, da parte dell'universo leghista, quella della ministra per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno: "Bonafede - spiega - era informato costantemente delle criticità e per noi non era una riforma votabile".