Rossella, per noi donne la vera festa è il tuo ritorno

08 Marzo 2012   07:00  

Anche quest’anno è arrivata la festa della donna, e tanti tornano a criticare questa ricorrenza “è un evento commerciale, serve solo per le mimose e per andare a cena fuori”. E’ vero, purtroppo lo è. Sarebbe bello se tutte noi sapessimo il perché di questa festa e la vivessimo con la consapevolezza del dramma che da cui nasce, ma per parlare di questo…leggete qui.

Ora però, voglio soffermarmi altrove, proprio sulle donne, non sulla nostra festa. La donna è vita, lo è perché in sé porta un dono, quello di poter concepire, e questa capacità, che non la rende né superiore, né più fragile rispetto all’uomo, è la sua unicità. Non tutte le donne avranno la gioia di diventare madri, ma non per questo non portano in sé la capacità di “dare vita.”

Una capacità che nasce, ahinoi, dalla sofferenza. Del ciclo mestruale e del parto, un dolore da cui può nascere la vita. Ed è per questo che le donne, tutte, hanno empatia, sono accoglienti, sanno guadare dentro l’altro. Come non potrebbero essere così? Sono le stesse che appena nasce il proprio figlio ne capiscono il pianto, ne intendono lo sguardo, ne accolgono gioie e dolori. Starete pensando “magari le donne fossero tutte così!”. E’ chiaro, il carattere è qualcosa di speciale, che può amplificare o ridimensionare i nostri doni. Ma tutte le donne sono capaci di raccogliere un fiore ed accudirlo. Accogliere un bimbo e coccolarlo, accarezzare chi è in difficoltà, basta ritrovare la propria natura più profonda, senza paura di scoprirla, perché essere accoglienti per molti può sembrare una debolezza ma non lo è.

Essere capaci di aprirsi all’altro non significa non essere forti, volitive, anche dure talvolta, attenzione a non confondere un dono, una capacità profonda con il modo con cui, ci poniamo nel mondo.

Basta guardare il sorriso di Rossella, Rossella Urru. Ho visto le sue foto e quello che mi ha colpito è il sorriso generoso che offriva a chi non aveva più lacrime da piangere, bambini feriti, orfani, soli, malati, donne umiliate, violate, per loro Rossella era partita dalla sua Sardegna. Rossella è una cooperante italiana ha 29 anni  e lavora per aiutare donne e bambini in Algeria.  È stata rapita in Algeria lo scorso 22 ottobre, con altri due volontari spagnoli, Ainhoa Fernández de Rincón e Enric Gonyalons. Nei giorni scorsi si è rincorsa la voce, mai confermata dalla Farnesina, della liberazione di Rossella. Noi, la aspettiamo.

Pare che ad aver rapito Rossella Urru sia stato il gruppo terroristico Jamat Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya (Movimento Monoteista per il Jihad in Africa occidentale), una costola dissidente dell’AQMI (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), che lo scorso dicembre ha rivendicato l’attacco al campo profughi e il rapimento di Urru. A metà dicembre le autorità algerine hanno arrestato 11 sospetti miliziani ma questo non ha contribuito a individuare con certezza il gruppo che la tiene prigioniera.

Rossella Urru è nata in provincia di Oristano, a Samugheo. Laureata in Cooperazione Internazionale, Regolazione e Tutela dei Diritti e dei Beni Etno-culturali all’Università di Bologna, lavora per una ONG che si chiama CISP (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) ed è coordinatrice del campo profughi per rifugiati saharawi di Hassi Rabuni, nei pressi di Tindouf, in Algeria. Già quattro missioni Rossella aveva portato a termine presso i campi saharawi e altre tre missioni in diversi contesti internazionali. 

La voce non confermata della sua liberazione, mette speranza e getta nell’angoscia. Rossella, noi aspettiamo il tuo sorriso, i tuoi occhi dolci e sereni, per la tua festa, che certamente è la festa della donna, di tutti noi donne, che tu rendi orgogliose di essere tali!

b.b.


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