Sanzione simbolica da 20 decilioni di rubli per aver oscurato canali filo-Cremlino su YouTube: cifra mai vista prima.
Un tribunale russo ha inflitto a Google una multa senza precedenti di 20 decilioni di rubli – una cifra impensabile che, per dare un'idea, comprende 33 zeri. La somma è talmente colossale da superare il PIL mondiale e rende evidente la dimensione simbolica della sanzione, più che la reale aspettativa di riscuoterla. Il giornale Rbk ha diffuso la notizia, riportando anche la reazione ironica del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: «Non posso neanche pronunciare questa cifra, ma è senz’altro piena di significato», ha dichiarato Peskov.
Questa multa da capogiro risponde alla decisione di Google di rimuovere o bloccare diversi canali filo-governativi russi sulla piattaforma YouTube, azione che ha suscitato tensioni fin dall'inizio del conflitto russo-ucraino. I canali, in tutto 17, avevano subito limitazioni già dal 2020, con ulteriori restrizioni imposte dopo il febbraio 2022 a seguito dell'invasione dell’Ucraina. Per il tribunale russo, la società avrebbe agito «contro la libertà d’informazione», motivo per cui è stata sanzionata ai sensi dell’articolo 13.41 del Codice dei reati amministrativi.
Ivan Morozov, un legale interpellato dall’agenzia Tass, ha spiegato che la sanzione segue una clausola che prevede il raddoppio giornaliero della multa in caso di mancato pagamento entro il termine di nove mesi, senza un tetto massimo alla somma. La Tass ha inoltre riportato che il tribunale ha richiesto il ripristino dei canali, condizione che Google continua a non rispettare, in linea con la politica di contenimento della propaganda russa adottata da molte aziende e paesi occidentali.
Questa sanzione, commentano gli esperti, sembra rientrare in una strategia di propaganda per fare pressione sui giganti della tecnologia e simboleggia il disappunto del Cremlino verso le limitazioni che i canali russi subiscono all’estero. In realtà, la somma risulta talmente irrealistica che appare improbabile vi sia una vera aspettativa di pagamento, trattandosi di una provocazione ideologica.