Ruzzo Reti, Di Sabatino (Pd): "La gestione della cosa pubblica come mera occupazione del potere"

31 Maggio 2012   11:51  

"Nell’estate 2011 il centrodestra teramano nominava in solitaria il nuovo CDA della Ruzzo Reti. Accanto ai consiglieri, scelti sulla scorta del vecchio manuale Cencelli, il nuovo Presidente veniva salutato come una professionalità capace di dare svolta rispetto a precedenti gestioni da loro ritenute fallimentari, nella quale peraltro sedevano anche autorevoli esponenti del Pdl, quali l’attuale assessore regionale ai Trasporti e il riconfermato Vice presidente Ciapanna. In quasi un anno non è stata convocata una assemblea che sia una della società pubblica più importante di questa provincia, relegando i Sindaci a meri spettatori di una faida che, guarda caso, si è acuita dopo il congresso del Pdl ed è culminata nelle dimissioni del Presidente per motivi allo stato sconosciuti ma di certo non personali.

Ebbene, invece di convocare urgentemente l’assemblea dei Sindaci soci, come richiesto da una parte di essi  (titolati a dire la loro, a differenza di quanto ritiene l’On.le Tancredi in maniera davvero singolare) i silenti vertici del centrodestra proseguono come se nulla fosse, facendo nominare un sostituto in Cda  e proclamando il nuovo Presidente nella persona dell’incontenibile ed inesauribile Ciapanna, con la chiara intenzione di porre i soci, alla prossima Assemblea, di fronte al fatto compiuto e quindi ratificare il 'pacchettopreconfezionato'  altrove deciso". Lo dice Domenico Renzo Di Sabatino, consigliere provinciale del Pd.

"Se il Sindaco di Teramo, evidentemente impegnato nel gravoso e ben più importante compito di esprimere un 'parere consultivo' sull’operato del suo datore di lavoro, il Direttore Generale della Asl di Teramo, all’interno del Comitato ristretto dei Sindaci (nel quale per opportunità non avrebbe  mai dovuto farsi nominare e dal quale si dovrebbe dimettere), nulla ha da ridire avendo 'sistemato' un suo collaboratore, la speranza è che altri Sindaci, i quali spesso rivendicano la loro indipendenza ed autonomia, rifiutino la logica della mera occupazione delle poltrone che si vuole loro imporre, chiedendo le dimissioni di tutto il Cda e procedendo a nomine unitarie e competenti nel rispetto degli attuali equilibri politici.

Da ultimo ciò che più stupisce è che gli atti di arroganza politica siano accompagnati, secondo il vecchio stile 'berlusconiano', dalla forzatura delle norme a presidio della legalità. La proceduta, infatti, è illegittima, poiché utilizzabile nel caso in cui si dimetta un membro del Cda e non il suo Presidente, il quale è nominabile solo dall’assemblea, con conseguenti vizi degli  atti che questo abusivo Cda porrà in essere a suo rischio e pericolo, e che saranno, come sempre, oggetto di grande attenzione da parte dell’assemblea dei Soci, sicuramente da parte di chi, per volontà del Pdl, è stato relegato per la prima volta al rango di minoranza assembleare".


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