Sanitopoli: i timori di Di Pietro per il pool pescarese

L'ex pm prevede un nuovo caso Forleo

01 Agosto 2008   09:54  

"C'e' qualcosa di nuovo oggi nell'aria, anzi d'antico", diceva Tito Livio, poi ripreso da Pascoli. Valeva allora e vale ora, con riferimento a quel che puo' accadere e che temo possa accadere anche ai magistrati della Procura di Pescara che si stanno occupando dello scandalo Sanita' nella Regione Abruzzo". A parlare e' il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. La storia giudiziaria, anzi, le 'storie giudiziarie' - perche' sono almeno due - che i magistrati pescaresi stanno cercando di ricostruire sono oramai note. La prima ipotesi accusatoria, ancora nella fase embrionale - ricorda l'ex Pm - riguarderebbe una storia di possibili 'tangenti' che sarebbero girate sotto l'ombrello protettore della maggioranza di centrodestra della passata legislatura in occasione della 'cartolarizzazione del debito pubblico regionale'. Si parla in parole povere di un prestito bancario a lungo termine con tassi di interesse tali da permettere poi il 'ritorno' di parte degli interessi alla politica locale o, meglio, ai 'maneggioni' che gravitavano intorno ad essa. La seconda ipotesi accusatoria, piu' attuale, riguarda una girandola di 'mazzette' che sarebbero state pagate a seguito della distribuzione delle risorse sanitarie ad alcuni imprenditori della sanita' abruzzese, primo fra tutti tale Angelini che ora e' diventato la 'gola profonda' della Procura e sta raccontando fatti e misfatti che si sono verificati sotto la direzione della Giunta regionale abruzzese, ora a maggioranza di centrosinistra, e che ha portato in carcere anche l'attuale presidente Ottaviano Del Turco". Di Pietro ha il sentore che - anche questa volta - fra un po' si comincera' piu' a parlare delle 'pulci' da fare a questo o quel magistrato che sta svolgendo le indagini sulle 'porcherie penali' commesse da chi ha abusato del suo ruolo per arricchirsi personalmente alle spalle del contribuente. Appunto, come dicevamo all'inizio: nulla di nuovo sotto il sole. Una storia gia' vista e rivista mille volte. Una tecnica collaudata. Accadde anche a me ai tempi di Mani Pulite e, piu' recentemente, ne sono rimaste vittime De Magistris e Forleo. Anche loro 'colpiti' proprio nel mentre stavano sviluppando importanti inchieste relative a collusioni fra affari e politica".

Come avviene, e come potra' avvenire anche per i P.M. di Pescara - spiega Di Pidetro - la delegittimazione e' semplice ma terribilmente efficace: si cominciano a riferire fatti privati di qualcuno dei magistrati inquirenti, si amplificano grazie ad una stampa amica, si comincia a mischiare il 'vero' con il 'verosimile', si ipotizzano 'collegamenti' inesistenti ma 'possibili', si sposta l'attenzione dal filone principale a quello secondario, si va a 'ravanare' nei ruoli e nelle attivita' di parenti ed amici degli inquirenti, qualche 'anonimo' qua e la' e, soprattutto, qualche interrogazione parlamentare ben pilotata e ben pubblicizzata chiuderanno il cerchio, tanto, in Parlamento si puo' anche diffamare ma non si risponde mai del reato. Parte insomma la 'fabbrica dei dossier' - dice Di Pietro - e per il malcapitato di turno non c'e' niente piu' da fare: da cacciatore diventa preda. Il dossieraggio e la delegittimazione scatta ed ha la forza di raggiungere il risultato ogni qualvolta il lavoro dei magistrati e' 'trasversale', a 360 gradi, e tocca entrambi gli schieramenti politici di destra e di sinistra. Appunto come il 'caso Abruzzo' o come lo sono state le varie inchieste portate avanti da Clementina Forleo, da De Magistris e tanti anni addietro pure da me con l'inchiesta Mani Pulite. Allora, e solo allora, si registra uno strano connubio di 'convergenze politiche di autotutela', del riconoscimento reciproco sbandierato ai quattro venti, di 'pizzini' di solidarieta' ai carcerati di turno, descritti sempre piu' come vittime e non come indiziati di gravi reati da mezzi di informazione accondiscendenti. A queste prime manifestazioni seguono poi le maldicenze su questo o quel magistrato, gli allarmismi esagerati ed esasperati, i dubbi che vengono 'cacofonati' nell'opinione pubblica. Infine, l'attacco frontale, scontato anch'esso nel suo monotono cliche': e' tutta una montatura politica voluta dal 'partito dei giudici', e' un attentato alla democrazia, bisogna fermare la magistratura militante, si devono allontanare i responsabili. Tutto all'insegna di un motto antico ma sempre valido, ribadito in questa legislatura da un noto esponente di Governo: bisogna colpirne uno per educarne cento. 'E le stelle stanno a guardare', conclude Di Pietro con l'ammonizione di Cronin.


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