Un uomo di Pescara è stato condannato per aver fotografato di nascosto due arbitri donne e diffuso le immagini in una chat.
Un uomo di 39 anni, residente a Pescara, è stato condannato a sei mesi di reclusione, con pena sospesa, dal Tribunale di Chieti per aver scattato e diffuso di nascosto una foto di due donne arbitro all'interno di uno spogliatoio. Il giudice monocratico Luca De Ninis ha emesso la sentenza, stabilendo anche un risarcimento di duemila euro per ciascuna delle due donne, che si erano costituite parte civile. L'uomo è stato accusato di "divulgazione mediante pubblicazione" della foto su un gruppo WhatsApp, un atto compiuto all'insaputa delle vittime. Il pubblico ministero, Natascia Troiano, aveva chiesto una condanna più severa, di nove mesi.
I fatti risalgono al febbraio del 2019, in un campo da calcio abruzzese. Dopo una partita, le due arbitro si trovavano nello spogliatoio quando è stata scattata una foto che le ritraeva mentre si cambiavano. L'immagine, che sarebbe stata presa probabilmente da una finestra, mostrava una delle due in biancheria intima e l’altra vestita solo con una maglietta. La scoperta della diffusione della foto in una chat di WhatsApp ha spinto le due donne a sporgere denuncia. Tuttavia, l’autore materiale della fotografia non è mai stato identificato.
Il processo ha evidenziato l’abuso della privacy delle due donne e il danno morale subito per la violazione della loro intimità. Nonostante la pena sospesa, la sentenza rappresenta un chiaro segnale contro la diffusione non autorizzata di immagini private, specialmente in un contesto in cui la vulnerabilità delle persone coinvolte è così evidente.
L’episodio ha sollevato un forte dibattito sulla tutela della privacy negli ambienti sportivi e sulla necessità di adottare misure più stringenti per proteggere chi vi lavora. Spogliatoi e spazi privati devono essere considerati luoghi sicuri, e episodi come questo evidenziano l’urgenza di un maggiore controllo e di un rispetto più profondo della sfera personale.
Non è la prima volta che si verificano casi di violazione della privacy in ambito sportivo, e questo processo si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul rispetto delle norme e sull'uso delle tecnologie di comunicazione. La diffusione di immagini non autorizzate, anche attraverso canali come le chat private, costituisce un reato grave, punibile non solo con sanzioni economiche ma anche con pene detentive.
Le due arbitro hanno espresso sollievo per la sentenza, considerandola un passo importante per la giustizia, ma l'episodio resta un monito sulla necessità di una maggiore consapevolezza nell'uso di smartphone e social media. Anche se l’autore della foto non è stato identificato, la responsabilità di chi ha diffuso l’immagine ha avuto un esito giudiziario chiaro, con la speranza che episodi simili non si ripetano.