Scuola De Amicis, De Santis (IDV): "Necessario un confronto pubblico sul futuro di quell'edificio"

23 Agosto 2011   12:34  

Una buona notizia, dopo tante polemiche, arriva dal Sindaco, Cialente e dagli Assessori, Di Stefano e Placidi, con l’annuncio dell’avvio delle procedure di appalto di interventi di ricostruzione di importanti strutture pubbliche nell’area di San Bernardino, una parte significativa del centro storico della città.

Circa 50 milioni, una cifra considerevole, per farci capire da tutti diciamo 100 miliardi delle vecchie lire, saranno investiti per il teatro comunale, il distretto militare, l’ex liceo scientifico, i portici, la scuola De Amicis, e dovranno essere spesi per far risorgere quell’area cittadina e non per fare gli interessi delle imprese e della speculazione.

Un fatto certamente importante da salutare con favore, ma che merita qualche approfondimento sulle modalità di intervento e sulla destinazione d’uso futura, per esempio, della scuola De Amicis, che appaiono incerte o contraddittorie.

Mancando una visione d’assieme ed un’idea di città da ricostruire, ogni ipotesi di destinazione del distretto militare o della scuola De Amicis può essere rispettabile o discutibile e pertanto, riguardando il futuro della città, un po’ di chiarezza e di condivisione non guasta.

Penso che prima di decidere di appaltare un’opera, il Comune abbia visionato un pregetto esecutivo con la previsione della destinazione d’uso, ma a giudicare dalle diverse ed estemporanee idee espresse dal Sindaco e dagli Assessori, ho forti dubbi e mi auguro, quindi, che si apra un confronto nel merito prima nelle sedi istituzionali e poi con le forze sociali e culturali per capire come sarà fra 3 anni quel pezzo di centro storico.

C’è bisogno di una decisione motivata, condivisa e pertinente, che non può assumere da solo il Sindaco o qualche Assessore.

Personalmente, dubito che sia utile spendere 16 milioni per ricostruire la scuola De Amicis lì dov’era ed avere il massimo della sicurezza antisismica e, soprattutto, esprimo la ferma contrarietà a fare proprio lì un altro Centro commerciale, di cui la città non ha bisogno, che sarebbe un pugno allo stomaco degli aquilani e che non ci azzecca nulla con L’Aquila, città di arte  e di cultura.


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