Scuola la Cassazione: "No al panino da casa nelle mense scolastiche"

31 Luglio 2019   10:15  

Non esiste un "diritto soggettivo" a mangiare il panino portato da casa "nell'orario della mensa e nei locali scolastici" e la gestione del servizio di refezione è rimesso "all'autonomia organizzativa" delle scuole.

Lo hanno stabilito le Sezioni Unite della Cassazione, accogliendo il ricorso del Comune di Torino, ribaltando una pronuncia favorevole ai genitori degli alunni che preferivano alla mensa il pasto portato da casa.  Con la sentenza 20504/19 depositata oggi, la Corte di Cassazione ha sancito "il principio secondo cui un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all'autorefezione individuale, nell'orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile e, quindi, non può costituire oggetto di accertamento da parte del giudice ordinario, in favore degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado".

Lo spiega il Comune di Torino, sottolineando che la Corte di Cassazione quindi smentisce, annullandola, la sentenza della Corte d'Appello di Torino che aveva affermato la sussistenza, alla luce delle norme vigenti e dei principi costituzionali in tema di diritto all'istruzione, all'educazione e all'autodeterminazione in tema di scelte alimentari, di diritti soggettivi dei genitori degli alunni delle scuole dell'obbligo, sia la scelta per i propri figli tra il servizio di ristorazione scolastica ed il pasto portato da casa, sia il relativo consumo nei locali della scuola nel medesimo orario del servizio di ristorazione.

"Alla luce del nuovo pronunciamento delle Sezioni Unite" dichiara l'assessora all'istruzione Antonietta Di Martino - l'Amministrazione procederà a supportare le famiglie e le scuole nelle prossime delicate fasi organizzative che conseguono al suddetto pronunciamento".  

Anche i genitori "sono tenuti - si legge ancora nella sentenza - nei confronti di genitori degli alunni portatori di interessi contrapposti all'adempimento dei doveri di solidarietà sociale, oltre che economica, richiesti per l'attuazione anche dei diritti inviolabili dell'uomo, a norma dell'articolo 2 della Costituzione".

Il tema del 'panino da casa', inoltre, "non è comparabile" con una scelta quale quella dell'alunno di non seguire l'ora di religione "la quale rappresenta una esigenza imperiosa, anche sul piano costituzionale, implicante il diritto di svolgere le attività alternative organizzate dell'istituzione scolastica, tanto più che detta esigenza e' stata riconosciuta espressamente dalla legge".

La Cassazione ricorda anche la sentenza del 2008, sull'autonomia scolastica, con la quale esclude il diritto delle famiglie di vietare alla scuola lezioni di educazione sessuale agli alunni: in quella sentenza, si sottolineavano le "scelte di programmi e metodi potenzialmente idonei ad interferire ed anche eventualmente a contrastare con gli indirizzi educativi adottati dalla famiglia e con le impostazioni culturali e le visioni politiche esistenti nel suo ambito", ben potendo "verificarsi che sia legittimamente impartita nella scuola una istruzione non pienamente corrispondente alla mentalità ed alle convinzioni dei genitori senza che alle opzioni didattiche così assunte sia opponibile un diritto di veto dei singoli genitori". 

Gruppo CaroMensa: "Si butta via la Costituzione" "La Cassazione a Sezioni Unite ha deciso: la scuola dell'obbligo gratuita da Costituzione è da buttare nel cesso, d'ora in avanti o paghi la minestra o salti la finestra (sempre che non ti portino via la casa per morosità)". È questo il "commento a caldo" dei genitori che portano avanti la battaglia per il panino da casa contro il caro mensa sulla sentenza della Cassazione. Il post è stato pubblicato sulla pagina Facebook del gruppo "CaroMensa a Torino".


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