Un gruppo di giovani tra i 14 e i 16 anni documenta una violenta aggressione, diffondendo le immagini via chat; i responsabili sono ora indagati.
Una vicenda che scuote la comunità locale ha portato alla denuncia di tre minorenni, individuati dai carabinieri della stazione di Roseto degli Abruzzi (TE) in seguito a un’aggressione filmata e diffusa sui social. I ragazzi – la cui età è stimata tra i quattordici e i sedici anni – sono accusati del reato di concorso in lesioni personali, poiché avrebbero malmenato un loro coetaneo e successivamente reso pubblico il video dell’episodio.
L’episodio risale a circa un mese fa, e la diffusione del filmato è avvenuta attraverso l’applicazione WhatsApp, rendendo l’aggressione visibile ad altre persone e provocando un’onda di sgomento tra gli utenti e i genitori dei protagonisti. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni dell’Aquila e hanno consentito di ricostruire modalità e tempi del gesto.
Secondo quanto emerso, i tre giovani avrebbero agito con pianificazione: dopo la violenta azione fisica – che ha provocato al minore ferite giudicate guaribili in alcuni giorni – è stato girato un video, caricato e condiviso nella chat, probabilmente con l’intento di «mostrare» l’episodio come atto di prevaricazione. La scelta di filmare e diffondere fa emergere anche il profilo di spettacolarizzazione del gesto, rendendo la situazione particolarmente grave.
Le famiglie dei ragazzi coinvolti sono state informate e sono stati avviati gli accertamenti sulla dinamica completa: le autorità competenti stanno valutando se vi siano responsabilità anche a carico di chi ha ulteriormente diffuso il materiale video. Le indagini porranno ora l’attenzione anche sul contesto sociale dei protagonisti, su eventuali precedenti comportamentali e su possibili misure educative da attivare.
L’uso di social e chat per diffondere episodi di violenza tra minori pone un ulteriore allarme: esperti in psicologia e diritto minorile sottolineano come l’atto di filmare trasformi la vittima in oggetto di pubblico scherno, con conseguenze che possono superare il semplice episodio momentaneo. Le istituzioni scolastiche e le famiglie in provincia di Teramo sono state sollecitate a incrementare la vigilanza e a promuovere attività di sensibilizzazione sul tema del bullismo, del cyberbullismo e della responsabilità digitale.
I tre indagati dovranno rispondere delle accuse davanti all’autorità giudiziaria minorile: un processo che, oltre al profilo penale, apre un dibattito sulla cultura giovanile, sul ruolo dei media e sul modo in cui i ragazzi usano le tecnologie per realizzare e diffondere gesti di violenza.