Sicurezza. L'influenza dei media sulla percezione del cittadino

Intervista a due giovani abruzzesi a Roma

13 Maggio 2009   15:29  
 "Viviamo in tempi difficili". Un'espressione largamente diffusa nella quotidianità degli italiani. Oggi al supermercato sotto casa ho sentito una donna rimproverare la nipote quattordicenne per essersi spostata all'esterno del negozio senza interpellarla. Erano le cinque del pomeriggio. Al giovane cassiere incredulo che la guardava con aria interrogativa la donna ha risposto "Con i tempi che viviamo non si sa mai...".

Ma quali sono effettivamente i tempi che viviamo? Sono realmente così drammatici come ci vengono raccontati dai media generalisti? L'atto brutale di uno stupro consumato per strada ci attende davvero dietro l'angolo? O va invece inquadrato come una drammatica eccezione al sistema di regole di una società effettivamente proiettata verso il meglio, e verso la conquista di sempre maggiori diritti e opportunità per l'individuo?

INFORMAZIONE VIZIATA

In un suo libro, "L'armonia del mondo", Pietro Citati analizza con atteggiamento lucido e insieme poetico i luoghi comuni che continuamente i media infliggono alle nostre vite. Era il 1998. Non c'erano plastici nei salotti di Bruno Vespa, nè le imbarazzanti oscenità dei pollai mediatici odierni, costruiti al solo fine di mantenere incollato allo schermo lo spettatore, spesso beatamente consapevole di sacrificare la propria intelligenza al dominio della mediocrità. Eppure c'era già chi, tra i professionisti della Comunicazione, avanzava l'ipotesi di una televisione da riformare, reinventare, o più semplicemente da neutralizzare nei momenti di peggiore performance, come quelli di una cronaca nera raccontata unicamente per stupire, emozionare, eccitare, ossessionare, piuttosto che per informare il cittadino.  

" Confesso di non avere alcun rancore verso il nostro tempo, che oggi quasi tutti accusano di ogni possibile crimine, come fosse la più barbara tra le età umane. [...]Ogni giorno la televisione e i giornali riempiono la nostra casa di notizie. Di solito non sono liete: parlano di violenze, deliri, sopraffazioni, sangue inutilmente versato; e subito un volto sciocco appare alla televisione, una penna tediosa comincia a spargere inchiostro sui giornali, deplorando "l'atrocità dei tempi in cui ci è toccato vivere". Ma i "tempi" sono sempre stati atroci, e tutto lascia credere che lo saranno anche in futuro. In apparenza le notizie si assomigliano tutte: l'evento significativo e l'evento insignificante sono presentati con la stessa tensione morbosa, con la stessa drammaticità isterica, con la stessa vernice ideologica. Non sono notizie, ma messaggi, tentativi di predicazione, gridi d'allarme, campagne terroristiche, inviti all'imitazione, talvolta "suoni di corno lanciati dal profondo dei boschi." Pietro Citati

LA FRAGILITA' DEL PENSIERO

A Roma, molti genitori hanno chiesto l'aiuto dello psicologo per affrontare le notti in cui i figli sono fuori casa. Ad affermarlo Paola Vinciguerra, psicologa e presidente dell'Eurodap, l'Associazione europea per i Disturbi da attacchi di panico. Da circa un mese gli studi romani del rinomato Centro sono assediati da padri e madri in preda a tachicardia, sudorazione eccessiva, sensazione di soffocamento. I sintomi dell'ansia, dello stress, della paura che i propri figli possano imbattersi in qualcosa di orribile, violento, mostruoso, come fossero agnelli in mezzo ai lupi. La nostra informazione, improntata al sensazionalismo piuttosto che alla trasmissione obiettiva dei fatti è costantemente magnetizzata dalla brutta notizia, ritenuta più coinvolgente di quella positiva. E dato che nella Comunicazione “attenzione significa consumo” ogni giorno la nostra mente viene letteralmente bombardata dal racconto incessante della parte brutale e meno evoluta del nostro sistema sociale. E’ innegabile: dopo i recenti fatti di cronaca la percezione della sicurezza personale nella Capitale è cambiata.

"Molti genitori arrivano da noi descrivendo famiglie sull'orlo di una rottura"- spiega l'esperta -" madri e padri che cercano di impedire ai loro ragazzi di stare fuori casa e giovani che si ribellano. Stiamo vivendo una grande sensazione di instabilità: stanno crollando tutti i nostri punti di riferimento e abbiamo la sensazione di non essere protetti. Ci sentiamo soli e abbiamo la tendenza a chiuderci, e fuggire".

DONNE ABRUZZESI NELLA CAPITALE SI RACCONTANO

Seguono due testimonianze gentilmente offerte da due giovani donne abruzzesi che vivono nella Capitale. I nomi sono inventati al fine di rispettare la loro privacy. Sofia ha 29 anni, è nata a Teramo e si occupa di animazione nella Metropoli romana. Marina ha 25 anni ed è nata a Ortona. Attualmente risiede con la famiglia nel Pescarese, a Spoltore, e studia Storia dell'Arte alla Sapienza. A colpire è l'elemento comune delle due interviste: la risposta relativa alla percezione del proprio stato di sicurezza. Le due giovani non temono tanto la molestia, quanto l' assenza di “una legge” che le tuteli, le riscatti. Si percepiscono, in altre parole, come "abbandonate dal sistema".

Ciao Sofia. Ti senti sicura a Roma?

"Sufficientemente sicura direi. Ultimamente forse un pò meno, per via della cronaca dei giorni scorsi."

Hai cambiato le tue abitudini, o preso qualche forma di precauzione in riferimento a tali accadimenti?

"Porto sempre con me un piccolo spray profumato...ma so di alcune ragazze romane che non escono senza il proprio spray al peperoncino. Non direi di aver cambiato le mie abitudini. Non voglio farmi prendere dal panico. Esco tranquillamente anche da sola, nelle ore notturne, ma sempre con il motorino."

Hai paura di usare i mezzi pubblici?

"Non è una questione di paura, ma di libertà. Con il motorino mi muovo come e quando voglio. Comunque se devo usare i mezzi di certo non uso i notturni. Sono pericolosi. Quando abitavo sulla Casilina li ho utilizzati e mi è capitato di essere molestata più volte..."

Te la senti di raccontarci come sono avvenute le molestie?

"Erano per lo più uomini ubriachi, drogati, comunque in evidente stato di alterazione. Cercavano di approcciare sessualmente.. esperienze imbarazzanti, fastidiose ..."

In che modo riuscivi a svincolarti da quelle situazioni?

"Grazie agli autisti e agli adulti che intervenivano in mia difesa..."

Chi era a infastidirti?

"Uomini stranieri per lo più. Ma potrebbe dipendere dall'alta concentrazione di immigrati sulla Casilina, erano soprattutto loro a fruire dei notturni da quelle parti. A piazza Bologna dove vivo adesso, non è più capitato..."

Altri episodi di violenza nella Capitale?

" Ad uno in particolare ha assistito il mio ragazzo. Un accoltellamento in piena notte, sotto casa, un regolamento di conti... il tutto si è consumato senza che arrivasse alcun poliziotto o esponente delle forze dell'ordine. Una volante è giunta a fatto compiuto.."

Che effetto hanno i media sulla percezione della tua sicurezza personale a Roma?

"Il tipo di informazione cui assisto mi provoca emozioni di paura, ansia, avversione nei confronti degli immigrati. Un altro effetto è la sensazione che non segua alcuna vera punizione al reato commesso. Quasi la legge non venisse applicata a dovere…"

Dove ti senti maggiormente sicura, a Roma o a Teramo?

"Mi sento sicura in entrambe le città."


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Ciao Marina, Ti senti sicura a Roma?

"Si, mi sento sicura."

Hai cambiato le tue abitudini, o preso qualche forma di precauzione in riferimento a tali accadimenti?

"No. Non più di quanto già facessi in precedenza. Non ho modificato le mie abitudini. Ero vigile prima, lo sono anche adesso."

Durante la tua permanenza a Roma ti è capitato mai di subire episodi di molestie a sfondo sessuale?

"Una volta. Andavo verso San Lorenzo con un'amica, sulla Tiburtina. Ad un certo punto un uomo ubriaco ci è venuto incontro denudandosi.. abbiamo iniziato a correre e per un certo lasso di tempo ci ha inseguite, poi ha desistito."

Chi era?

"Non saprei, era buio. Dall'accento sembrava provenire dall'Est Europa, ma ripeto tutto è accaduto in fretta, senza illuminazioni.."

Altro da raccontarci?

"No. In sei anni di permanenza a Roma mi è capitato soltanto questo episodio."

Che effetto hanno i media sulla percezione della tua sicurezza personale a Roma?

"Mi sembra che le notizie siano manipolate. L'informazione manca di chiarezza. Vengono esagerati certi aspetti a scapito di altri. A volte mi sembra tutto talmente eccessivo.. e si finisce con il nutrire forme di razzismo e xenofobia. Sicuramente c'è un problema reale, ed è quello relativo al fatto che il cittadino non si sente tutelato dalle leggi dello Stato,  dalla loro applicazione… Sento di correre un doppio rischio: come donna sono consapevole di esser esposta alla molestia sessuale, ma la cosa che più mi ferisce è sapere che qualora dovessi subirne una, non sarei confortata dalla certezza di un intervento immediato da parte della giustizia italiana.. "

Dove ti senti maggiormente sicura, a Roma o a Pescara?

"Non trovo particolari differenze... A Pescara mi è capitato di assistere a numerose risse.. nei locali, per strada, a corso Manthonè ultimamente se la danno di santa ragione, mentre a Roma in 6 anni, non mi è mai capitato di assistere a tali episodi."



(Vignetta tratta da Fragola.it)

 

Giovanna Di Carlo

 

 


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