Sindaco Di Primio, motivazioni ritiro delega vice sindaco Di Paolo

27 Ottobre 2012   17:56  

l Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, questa mattina, alla presenza degli Assessori della Giunta Comunale, dei Consiglieri Capigruppo di Maggioranza e dei Consiglieri Presidenti di Commissione, nel corso di una Conferenza Stampa ha illustrato le motivazioni del ritiro della delega di Vicesindaco e di Assessore al dott. Bruno Di Paolo.

«Nessuno, tanto meno Di Paolo, può permettersi di minacciarmi per ciò che dico – ha esordito il Sindaco durante la conferenza stampa – io posso difendere le mie opinioni, le mie ediee e le mie scelte in ogni dove, e contro chiunque.

Il motivo della revoca della delega di Vicesindaco e di Assessore a Di Paolo – ha continuato il Sindaco - è la conseguenza diretta di reiterati atti e dichiarazioni, mai concordate con me, né con la maggioranza, susseguitesi nel corso dei due anni e mezzo di amministrazione.

Chiedo scusa ai cittadini – ha proseguito il Sindaco - per aver ritardato questa mia scelta che, alla luce di quanto avvenuto, doveva essere compiuta da più di un anno, ma che si è resa non più procrastinabile già nel corso dell’ultima riunione di maggioranza (22 ottobre 2012) laddove ho potuto registrare l’ unanime sfiducia nei confronti di Di Paolo da parte di tutte le componenti politiche della mia maggioranza.

Nel merito avrei dovuto prendere tali decisioni quando, ad esempio, Di Paolo, all’epoca ancora Assessore al Personale, ebbe l’infelice decisione di marchiare (sparando nel mucchio) i dipendenti comunali e i dirigenti come “incapaci e dilettanti”, di fatto schernendoli con populistiche esternazioni a mezzo stampa piuttosto che agire utilizzando la sua delega. Esternazioni, queste, che riutilizzò anche nei confronti dei rappresentati sindacali.

In occasione della revoca della delega al personale, lui stesso riconobbe che considerazioni di carattere politico era opportuno sempre prima concordarle con me, considerato che l'indirizzo politico della giunta e dell'amministrazione sono io a darlo e nessun altro ma, ahimè, quell’impegno è durato poco.

Chiedo scusa ai cittadini per non averlo cacciato prima, quando a causa delle sue inadempienze amministrative siamo stati costretti ad annullare i concorsi che, se fossero stati portati a compimento, avrebbero consentito al Comune di assumere figure professionali indispensabili di cui oggi, a causa dei provvedimenti sanciti dalla spending review, dobbiamo fare a meno o, ancora, quando inviava sms ai cittadini con i quali si metteva (giustamente ma inopportunamente) a disposizione per informazioni sugli imminenti concorsi o quando ha effettuato la scelta di assegnare certo personale a taluni uffici, piuttosto che ad altri.

Avrei dovuto mandarlo via per le sue ondivaghe scelte politiche alle ultime consultazioni elettorali e per il non volermi dichiarare se il suo movimento, nei prossimi appuntamenti elettorali, regione prima e comunali poi, ha intenzione di stare con il centrodestra o il centrosinistra.

Avrei dovuto cacciarlo, mi scuso con i cittadini per non averlo fatto prima, quando Di Paolo ha attaccato, come al solito a mezzo stampa, l’operato dell’Azienda Teateservizi, accusando implicitamente di inadempienze il suo collega di giunta Marco D’Ingiullo e, quindi, ancora una volta, alzando il tiro contro l’amministrazione di cui faceva parte.

Avrei dovuto cacciarlo quando i cittadini, fiduciosi, si rivolgevano a me per chiedermi contezza di un posto di lavoro che lui, stanziale lungo Corso Marrucino, andava promettendo: peccato non l’abbia mai visto accanto a me e ai lavoratori della Burgo o della Sixty.

Desidero che i cittadini capiscano che Di Paolo, fino ad ora e forse anche nel suo pregresso, si è contraddistinto solo per il suo becero populismo, senza fare alcunché per amministrare, speculando, oltretutto, sui più bisognosi.

Spinto dal suo ego ed appellandomi come “il peggior sindaco che ha avuto la città di Chieti” non solo ha offeso tutti gli elettori che ci hanno votato ma soprattutto coloro i quali lo hanno eletto in virtù di un accordo politico con il sottoscritto.

Dire, inoltre, che “passo, da anni, ogni mese all’incasso” è una offesa che non lascerò correre, soprattutto perché ho svolto il mio mandato di consigliere, assessore, vicesindaco con grande dedizione, impegno e rispetto per la mia città, cosa invece che lui non ha fatto. Io per la mia cittá ho lavorato e continuo a lavorare. Altri la usano per intessi politici e di parte.

Credo sia stato inopportuno (ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso) che proprio lui si ergesse a moralizzatore dei costi della politica, considerato che da consigliere regionale ha potuto contare su uno stipendio annuo di 104.000 euro (il sindaco di Chieti ha un emolumento di circa 2.800 euro netti al mese), su altri benefit legati alla carica che i comuni mortali a volte neppure immaginano, uno su tutti il vitalizio regionale che prenderà cumulandolo alla pensione al raggiungimento dei sessantacinque anni, nonché sulla possibilità di fare nomine in enti e consorzi (prerogativa che credo egli abbia esercitato e a cui il sottoscritto non ha mai ricorso).

Non è pubblicizzandola a mezzo stampa che si fa beneficenza, atto, invece, che si compie in silenzio e soprattutto non per accaparrarsi preferenze elettorali.

Non sto ad elencare - ha aggiunto il Sindaco – l’evanescente contributo fornito con le altre sue due deleghe, come per esempio i rapporti con il consiglio ed i servizi cimiteriali. In conferenza dei capigruppo non ricordano una sua partecipazione, così come non credo ci siano stati rapporti con il Consiglio Comunale, se è vero come è vero, che sono sempre dovuto intervenire io per raffreddare tensioni ed organizzare i lavori dello stesso.

Mai, in conclusione ma non per ultimo, ho sentito Di Paolo proporre una soluzione ai problemi che affliggono il nostro Comune, ancor più grave se si pensa che fiduciariamente egli ricopriva l’incarico di mio vice e, per questo, era chiamato ad amministrare con serietà l’Ente: spero si renda conto della falsa rappresentazione della realtà che ha dato in pasto all'opinione pubblica e del danno che ha fatto a chi seriamente lavora per la nostra città e all'istituzione stessa.

All’opposizione politica invece, che non si è lasciata sfuggire l’occasione per speculare sulla vicenda, dico che la maggioranza ha dato prova di compattezza stringendosi intorno a me è mantenendo un unanime comportamento sia sulle questioni amministrative che su questa vicenda meramente politica.»


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