Sisma. La solidarietà educativa della scuola abruzzese

Le direttive del ministero per l'emergenza

17 Aprile 2009   14:05  
Si è tenuta ieri, presso la sala convegni dell'Hotel Serena Majestic di Montesilvano, la Conferenza di servizio per la gestione scolastica dei terremotati d'Abruzzo. Durata oltre 4 ore, e orfana della presenza del ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, (trattenuta pare a Poggio Picenze per l'inaugurazione della prima tenda-scuola abruzzese), l'intensa quanto complessa riunione dei dirigenti scolastici della Regione ha prodotto interessanti risultati.

Presenti all'incontro erano il direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale, Carlo Petracca, i responsabili dei 4 Csa(centri servizi amministrativi) provinciali, alcuni ispettori ministeriali e naturalmente l'intera platea dei dirigenti scolastici abruzzesi, giunti dai rispettivi istituti per ricevere le direttive ministeriali atte a gestire il settore educativo dell'emergenza sisma.

Una situazione, come facilmente intuibile, per niente semplice. Di circa 187 mila alunni presenti in Regione circa 2.500 sono sfollati. Si tratta di giovani dislocati sulla costa, nel tratto compreso tra San Benedetto del Tronto e Vasto, la maggior parte dei quali sistemati in alloggi e alberghi situati tra Roseto e Francavilla al Mare.

Scopo della lunga Conferenza di Servizio tenuta ieri a Montesilvano è stato dunque quello di monitorare e gestire la situazione dei docenti e degli studenti terremotati, al momento traumatizzati e incerti circa il proprio futuro professionale e scolastico. I lavori, aperti con la sentita osservazione di un minuto di silenzio in onore delle giovani vite perdute nel disastro sismico del 6 aprile, sono iniziati con la diffusione delle direttive ministeriali inerenti la condizione dei docenti abruzzesi sfollati.

I DOCENTI E IL PERSONALE AMMINISTRATIVO

Secondo quanto affermato dal Direttore dell'Ufficio scolastico nel corso dell'incontro, gli insegnanti e gli amministrativi che hanno perduto la propria casa, e la scuola dove lavoravano, saranno messi in condizione di svolgere le proprie funzioni nel distretto dove si trovano attualmente, all'interno degli istituti abruzzesi di pari ordine e grado a quelli dove prestavano servizio precedentemente. Come avvenuto in passato per le precedenti emergenze sismiche avvenute nel Paese, qualora un istituto dovesse tornare nuovamente agibile, il personale docente e tecnico amministrativo sfollato dovrà prendere immediatamente servizio nell'edificio scolastico originario, a prescindere quindi da dove alloggi o sia domiciliato allo stato attuale.

GLI STUDENTI E LA SOLIDARIETA' EDUCATIVA

Meno complicata la situazione inerente la parte sfollata delle popolazione studentesca. Gli alunni terremotati potranno infatti essere immessi nelle stesse classi e nello stesso tipo di scuola che frequentavano prima del sisma, scegliendo un istituto che sia vicino al nuovo domicilio o alloggio d'emergenza, tramite semplice autodichiarazione della situazione didattica precedente al 6 aprile. Tale provvedimento nasce il virtù della totale e conclamata chiusura degli edifici scolastici aquilani, i quali, fatta salva l'Accademia delle Belle Arti, risultano al momento tutti inagibili.

Per gli studenti sistemati nelle tendopoli è stata invece ventilata l'ipotesi di proseguire gli studi all'interno delle stesse organizzazioni umanitarie operanti in loco, sostituendo ai crediti formativi tradizionali un percorso socio-assistenziale da seguire sul posto, e da sottoporre in seguito alla valutazione dei consigli di classe originari (che tra l'altro pare rimangano gli stessi anche per la valutazione finale degli studenti presenti sulle coste).

Come avvenne per il disastro del Vajont nel 63, anche in Abruzzo la prima istituzione pubblica a riprendere le sue funzioni è stata la scuola. In tal senso il direttore Petracca ha richiamato il concetto di solidarietà educativa, e ossia quell'insieme di valori che la Pubblica Istruzione si promette di trasmettere e manifestare agli studenti di ogni scuola.

Progetti di legalità, solidarietà, educazione e condivisione possono, attraverso questa tragedia, trovare attuazione concreta, risultando, per gli studenti che ospiteranno nelle proprie aule i coetanei sfollati, esperienze educative di elevato valore umano. Per i giovani terremotati invece, l'esperienza di una forte e calda accoglienza da parte dei colleghi, potrà costituire la base per una rinnovata fiducia nel futuro e nella collettività. Bene prezioso per quanti hanno visto crollare le proprie certezze assieme alle rispettive abitazioni.  

IL PROBLEMA FONDI

Ma se solidarietà e partecipazione nei confronti dei figli dell'Abruzzo sono emerse in tutta la loro forza e convinzione, lo stesso non può dirsi della fiducia che quanto detto in precedenza possa trovare piena attuazione in un mondo, quale è quello della scuola italiana, fortemente provato dall'emergenza economica. Un esempio può chiarire la situazione. Mettiamo il caso che in una scuola di Silvi giungano 200 studenti, e che il Sindaco della località riesca a provvedere per i materiali e i locali necessari all'accoglienza in aula dei giovani sfollati. Come fare per reperire il numero di docenti adeguato ad una tale quantità di alunni?

Allo stato attuale, i fondi per le nuove assunzioni e le nomine dei supplenti scarseggiano, quando non sono del tutto assenti, nè risulterà semplice pescare tra i docenti sfollati: non poche saranno le situazioni in cui a fronte di un numero di giovani terremotati corrisponderà una quantità insufficiente di insegnanti sfollati. Anche in presenza di una fortunata corrispondenza numerica, inoltre, c'è il rischio che i docenti terremotati disponibili in una data zona non possano prestare servizio ai giovani studenti in eccedenza, in quanto provenienti da scuole di diverso ordine e grado rispetto a quelle degli alunni sfollati. Detto in altri termini, potrebbero concentrarsi insegnanti della scuola primaria laddove sono presenti giovani liceali.

Una situazione di enorme complessità, che senza un aiuto concreto da parte del Governo rischia di degenerare in uno scenario deludente e rischioso per gli sfollati d'Abruzzo. Senza l'istituzione di una finanza straordinaria, che provveda all'erogazione di fondi sufficienti per le nomine dei docenti e dei supplenti necessari a tamponare l'emergenza sismica, sarà infatti difficile assicurare continuità didattica a tanti studenti abruzzesi rimasti senza casa nè scuola.  

LE TENSOSTRUTTURE

Durante la conferenza due Consiglieri comunali dell'Aquila hanno sollevato la problematica dell'agibilità inerente gli edifici scolastici e le abitazioni del Capoluogo. Il monitoraggio in fieri nei territori sconvolti dal sisma è ancora all'inizio, rendendo i dati finora diffusi poco attendibili: il rischio che molti costruttori e addetti ai lavori paventano, è che al termine delle verifiche soltanto il 20% delle strutture risulti effettivamente agibile. Una situazione che difficilmente consentirà agli edifici scolastici diroccati di riaprire a settembre.

All'osservazione mossa dai due Consiglieri aquilani il direttore Petracca ha risposto di aver già ordinato le tensostrutture adatte all'accoglienza dei giovani studenti sfollati. Si tratta di imponenti capannoni in legno attrezzati a mò di aule scolastiche. Puliti, leggeri, funzionali e ben riscaldati, tali ambienti consentiranno agli alunni di iniziare l'anno scolastico in una collocazione più adeguata e soprattutto meno disordinata e dispersiva di quella attuale.






Giovanna Di Carlo   

 

 


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