Solisti aquilani: domenica Casa Onna si apre la stagione

17 Febbraio 2012   12:56  

Prende il via domenica prossima la Stagione Concertista dei Solisti Aquilani, una stagione volutamente itinerante e dal titolo significativo “Concerti nel territorio”, il cui obiettivo è ridisegnare, attraverso la musica, un perimetro virtuale della città capoluogo. Un abbraccio a periferie diventate oggi segmenti di una città policentrica. Le note avvolgeranno, dunque, L’Aquila est e L’Aquila ovest, da Onna a Coppito, nella accogliente Murata Gigotti, da La Cartiera del Vetoio al nuovo Auditorium del Conservatorio, con escursioni anche a Barete e Rocca di Mezzo. Un altro elemento che caratterizza la stagione 2012 è rappresentato dalla ricchezza delle collaborazioni: dalla Società Aquilana dei Concerti, al Conservatorio “A.Casella”, dall’Insieme Strumentale “Serafino Aquilano” al Mu,SPA.C., Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea, alle scuole medie di indirizzo musicale di Sulmona, Avezzano, Celano e L’Aquila.

A Onna, luogo simbolo della ferita mortale inferta al territorio nella notte del 6 aprile 2009, il concerto inaugurale, interamente dedicato a Bach e affidato al complesso strumentale i Solisti Aquilani, all’oboista Fabio Bagnoli e alla bacchetta di Vincenzo Mariozzi.In apertura ascolteremo il Concerto in re minore per due violini, archi e b.c. Si tratta di una delle composizioni più famose di Johann Sebastian Bach ed è considerato uno dei migliori lavori del tardo barocco. È stato scritto tra il 1730 e il 1731, quando Bach era Thomaskantor a Lipsia Il concerto è caratterizzato dal sottile ma espressivo dialogo tra i due violini lungo tutta la durata del pezzo. Bach impiega l'imitazione propria della fuga e fa ampio uso di una scrittura contrappuntistica. Stesse atmosfere incontriamo nei due Concerti in re minore per oboe, archi e b.c. e per oboe, violino, archi b.c. Pezzo forte della matinée in musica il Concerto Brandeburghese n.3 in sol maggiore. Nei Brandeburghesi il compositore coniuga la lezione assimilata dai modelli italiani (Vivaldi Corelli Albinoni e Alessandro Marcello) col contrappunto rigoroso e con alcune strutture della musica vocale, imprimendo una sigla personalissima a questo genere d’avanguardia nel panorama musicale dell’epoca. Da vero maestro dell’integrazione, in grado di compendiare in un ideale enciclopedico i tratti di un’intera civiltà Bach utilizza di volta in volta con somma libertà le forme principali dei suoi tempi. Sul versante della strumentazione occupa la scena musicale un caleidoscopio di colori che conosce pochi eguali nel tardo barocco europeo: un gusto per la preziosità timbrica che troverà in seguito espressione nelle grandi pagine vocali lipsiensi. Nel Concerto n. 3 in sol maggiore, il compositore procede allo sfruttamento sistematico delle sfumature timbriche in una scrittura serrata di natura polifonica e dal dialogo arioso.


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