Indagini complesse in corso dopo il problema dell’acqua torbida, con accertamenti sulle condotte per avviare i lavori di messa in sicurezza.
L'inchiesta sulla fuoriuscita di acqua torbida nel traforo del Gran Sasso ha iniziato a muovere i primi passi. I magistrati hanno condotto ieri un accurato sopralluogo nelle condotte del sistema acquifero, un'operazione durata quasi cinque ore, che rappresenta una fase preliminare cruciale per l'avvio dell'indagine. La questione è nata durante i sondaggi preliminari per la messa in sicurezza dell'acquifero, quando è stata rilevata l'acqua contaminata, sollevando allarmi e preoccupazioni.
L'indagine, attualmente rivolta contro ignoti, è stata avviata dopo che la fuoriuscita ha sollevato interrogativi sulla gestione dei lavori e la sicurezza dell'intero sistema idrico. Fortunatamente, l’acqua torbida non è entrata nel sistema di distribuzione che rifornisce le popolazioni locali, in quanto è stata scaricata immediatamente, prevenendo qualsiasi rischio per la salute pubblica. Tuttavia, l'evento ha messo in evidenza le potenziali criticità del complesso sistema idrico del Gran Sasso.
Nonostante il sopralluogo, i tempi per riavviare i sondaggi preliminari e i conseguenti lavori di messa in sicurezza restano ancora incerti. Il progetto, che prevede un intervento massiccio sull'acquifero per evitare il ripetersi di simili episodi, richiede passaggi burocratici e tecnici complessi, che al momento non hanno ancora una scadenza precisa.
Le autorità preposte stanno ora valutando i dati raccolti durante il sopralluogo, ma è chiaro che l’inchiesta sarà lunga e complicata. Il prossimo passo sarà capire le cause esatte che hanno portato alla fuoriuscita dell'acqua torbida e quali responsabilità emergeranno. Nel frattempo, le popolazioni interessate rimangono in attesa di risposte definitive e, soprattutto, di interventi risolutivi per proteggere una risorsa così fondamentale come l’acqua potabile.