Sospiri (FI): D'Alfonso antepone i propri interessi alle regole dell'Assemblea regionale

27 Aprile 2018   12:35  

“Una litania di otto pagine in cui il Presidente D’Alfonso, anteponendo vergognosamente i propri interessi personali al regolare funzionamento dell’Assemblea regionale, si arrampica con le unghie agli specchi per continuare a mantenere i piedi su due staffe, quella della Presidenza della Regione Abruzzo e quella del Senato.

È questa la lettera del Governatore, inviata alla Giunta per le elezioni e che ha ovviamente trovato nella maggioranza una facile sponda.

La Giunta, col voto contrario delle opposizioni, ha deciso oggi che attualmente le due cariche di D’Alfonso non sarebbero incompatibili, ma questo non cambia di una virgola la nostra posizione: anche il Governatore D’Alfonso deve rispettare la legge, la norma, e deve optare per una delle due cariche oggi ricoperte, quindi restare in Regione oppure levare le tende per accamparsi al Senato. E su questo obbligo normativo saremo irremovibili e ferrei, e porteremo la battaglia in Consiglio regionale”.

Lo ha annunciato il Capogruppo regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri in riferimento all’esito della riunione della Giunta per le elezioni sul ‘caso’ della incompatibilità delle due cariche attualmente rivestite dal Presidente-Senatore D’Alfonso.

“Soprassediamo sul ridicolo paragone del Governatore con le figure di Mazzini e Garibaldi e andiamo nel merito della vicenda – ha sottolineato il Capogruppo Sospiri – che non è opinabile.

Attualmente D’Alfonso occupa due poltrone incompatibili tra loro per legge, e il Presidente-Senatore lo sa benissimo. E lo dimostra il suo disperato tentativo, concretizzato in una lettera di otto lunghe e noiose pagine, di trovare scappatoie linguistiche, burocratiche, éscamotage per quella che vuole essere una vera e propria furbata politico-amministrativa: continuare a occupare la Presidenza della Regione per paura che a Roma non si riesca a comporre il nuovo Governo e si torni alle elezioni, decretando la caduta di tutti gli eletti, lui compreso.

In altre parole, temendo di restare senza poltrona, tenta di restare aggrappato alla sedia abruzzese con un occhio teso a guardare cosa accade nella capitale.

Questo è inaccettabile e, considerando che il Presidente D’Alfonso non risponde a una legge diversa se non a quella italiana, valida in egual maniera per tutti, deve semplicemente dimettersi subito, o dalla carica di Governatore o da quella di Senatore.

Nessun medico né giurista gli ha ordinato di fare il Senatore, la sua stessa candidatura in un collegio blindato è stata frutto del suo accanimento presso il suo Partito per prevalere su altri nomi, è stato il Governatore D’Alfonso a scegliere di tradire, per l’ennesima volta, l’impegno assunto con gli abruzzesi nel 2014, chiedendo loro voto e fiducia.

Ora che ha scelto di tradire quel patto di fiducia e di andare a Roma, deve farlo in maniera concreta e definitiva, perché non consentiamo a nessuno, men che meno al Senatore D’Alfonso, di tenere in ostaggio la Regione impedendone il regolare funzionamento.

Non è il Senatore D’Alfonso che decide di delegare le sue funzioni al vicepresidente Lolli, non è il Senatore D’Alfonso che può decidere se e quando si possano svolgere le sedute del Consiglio regionale e per quanto tempo si possa restare in aula, salvo interrompere le sedute per i suoi personali impegni romani.

Non è il Senatore D’Alfonso che può scegliere di restare in carica come Presidente della Regione per avere ancora il tempo per fare qualche nomina, qualche concorso o lasciare altri danni dietro di sé. Purtroppo oggi la maggioranza, in seno alla Giunta per le elezioni, ha deciso di avallare la posizione di D’Alfonso, ma la battaglia non è finita, si sposta semplicemente in Consiglio regionale – ha ancora detto il Capogruppo Sospiri –, dove ribadiremo al Governatore D’Alfonso le nostre ragioni e, quanto alla doglianza di rischiare di restare fuori dai giochi, ovvero di lasciare la Regione e poi non essere convalidato al Senato, fa parte del gioco, anzi direi che è l’effetto sanzionatorio per chi si candida senza titolo a una carica incompatibile.

D’altro canto D’Alfonso ha anche un’altra possibilità: se lasciare l’Abruzzo lo addolora in maniera tanto incisiva, rinunciasse alla carica di Senatore e restasse in Regione, consentendo all’Assemblea elettiva di ricominciare a lavorare”.

 



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