Sulmona, "Viaggiare per esplorare": convegno sulla cultura del viaggio

10 Luglio 2011   12:14  

A inizio estate, quando nella maggior parte delle persone esplode la voglia di vacanza e gli operatori si preparano all’accoglienza, a Sulmona, nel cuore del Parco Nazionale della Majella, gli esperti di turismo hanno disegnato nuovi scenari in una rilettura del territorio e del senso del viaggio, restituendogli il valore di esplorazione, di avvicinamento e integrazione tra popoli diversi, di scoperta dei centri minori, custodi delle tradizioni più autentiche. In contrapposizione al crescente rischio di un turismo “mordi e fuggi” e di un’offerta standardizzata e globalizzata

Da qui il convegno “VIAGGIARE PER ESPLORARE Ritorno al Grand Tour come cultura del viaggio”, promosso dall’Agenzia di Promozione Culturale della Regione Abruzzo, ideato e organizzato da One Group che ha richiamato il 10 giugno 2011 numerosi i partecipanti tra istituzioni, operatori del settore turistico, appassionati della scoperta dei luoghi.

“Il viaggio affascina tutti dai tempi di Ulisse, anima l’immaginario collettivo. La metafora del ritorno al Gran Tour viene posta per sollecitare cambiamenti nei turisti, nei luoghi e negli operatori – ha dichiarato Luigi De Fanis Assessore alla Cultura della Regione Abruzzo che ha fatto gli onori di casa insieme a Rosa Giammarco, Dirigente dell’Agenzia di Promozione Culturale e Francesca Pompa, presidente One Group. Il carattere innovativo dell’incontro è nei temi che sono stati affrontati con l’ottica di favorire l’affermazione di un turismo di “lentezze”, di innescare meccanismi di autopropulsione alla crescita, di tutela dell’ambiente, di sostegno all’economia dei territori minori, soprattutto quelli colpiti, come l’Abruzzo interno e L’Aquila dopo il sisma del 6 aprile 2009, affinchè viaggiare sia anche solidale.

“I turisti non viaggiano per dormire in albergo o mangiare al ristorante, possono farlo a casa propria senza andare in capo al mondo – per Gavino Maresu, docente dell’Università degli studi di Genova – i turisti viaggiano alla ricerca di valori identitari, vogliono vivere esperienze ed emozioni polisensoriali”. Ha posto come esempi di “forme materiali” della memoria d’Abruzzo, Santo Stefano di Sessanio, sintesi tra la conservazione e sviluppo turistico, Scanno come “paesaggio culturale vivente” nell’ interazione uomo natura, i Parchi d’Abruzzo, perfetto connubio tra uomo, natura, storia, fede, cultura, spiritualità.

Zafferano, pasta, vino, i prodotti della terra come emozioni polisensoriali della cultura materiale. Importante è che le comunità dei luoghi rispettino e tramandino questo patrimonio seguendo anche i “ritmi” della modernità. Feste sagre, rievocazioni, eventi della tradizione costituiscono il vero “genius loci” degli italiani. Un fermo “no” al consumismo del viaggio, ai tour bulimici con overdose di monumenti e panorami da ammirare in tempi di record, Bisogna andare oltre i non luoghi per superare la globalizzazione di città, stili di vita, hotel, cibo così ha detto il giornalista Pietro Tarallo ed ha continuato – In Italia si sta affermando il concetto del B.I.L., Benessere Interno Lordo, dalla ricchezza del Paese il focus si sposta verso l’individuo e la famiglia, con un occhio di riguardo all’ambiente e alla sostenibilità.

Richiamando il concetto di “Slow food” ha dato una risposta all’attuale crisi del settore turistico colpito da diverse problematiche. La ricetta è lo “Slow travel”, il turismo ecosostenibile e ecocompatibile, la riscoperta dei luoghi, la valorizzazione dei centri storici e dei patrimoni artistici. Un turismo da raccontare. Il sapore amarcord è stato dato da Antonio Bini, studioso di cultura del territorio che ha tracciato un excursus sulle tracce del Grand Tour, quando personaggi e artisti del calibro di Edward Lear, Kristian Zahrtmann e altri Grandi Viaggiatori, si muovevano lungo percorsi di formazione culturale, lasciando traccia della loro esperienza attraverso scritti e opere in tutto il Mondo.

Un modo per uscire fuori dai luoghi convenziali, proprio come ha esortato Carlo Cambi, giornalista scrittore, direttore per anni di Viaggi di Repubblica, invitando a guardare con nuovi occhi ciò che ci circonda per scoprirne sfaccettature inedite e originali, a godere delle tipicità dei territori che si visitano, dei cibi prodotti dall’agricoltura del territorio.

È noto a tutti il mio “Gambero Rozzo” in contrapposizione alle guide gastronomiche di patinata concezione – ha detto Cambi - Sono da sempre un sostenitore della filiera corta e della spesa a chilometri zero, convinto come sono che la cucina sia come la lingua: è un codice che esprime i valori di una comunità. Un’alternativa al mainstream delle mode e tendenze glamour, secondo Federico Massimo Ceschin, consulente strategico turismo culturale della Regione Puglia, parte da una rilettura dell’essere turista ai giorni nostri, passare dagli itinerari standardizzati al turismo dei cammini, dei viaggi dello spirito. Un modo per distaccarsi dalla routine quotidiana e soffermarsi a pensare a se stessi in una ricerca di senso interiore arricchita di contenuti artisticoculturali e paesaggistici.

Le antiche mura dei monasteri, le accoglienti atmosfere interne dei chiostri, la natura incontaminata sono vere ricchezze, se sapientemente valorizzate. Ceschin citando John Steinback ha sottolineato che “non sono le persone che fanno i viaggi ma i viaggi che fanno le persone, perché la prima esplorazione parte da noi stessi e dalla nostra capacità di ascoltare e di accogliere”. Il Grand Tour moderno invece presenta tratti di nomadismo legato, più che alla crescita del proprio essere, alla soddisfazione dell’esigenza di muoversi nel tempo e nello spazio per alleviare l’ansia di una società sempre di fretta.

È il pensiero fatto pervenire da Tiziana Tirelli, esperta di internazionalizzazione del turismo, non presente all’incontro per problemi dell’ultimo momento. In sintesi, come tracciato da Angelo De Nicola, giornalista scrittore coordinatore del convegno Viaggiare per esplorare, si affermeranno nel turismo quei territori in grado di trasferire modelli di vita positivi e coerenti con la propria storia e società e che abbiano come baricentro la comunità locale e le sue aspirazioni.


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