Tasse da restituire al 100%: l'Inps proroga circolare, la guerra dei ricorsi è rimandata di un mese

17 Dicembre 2012   16:06  

La battaglia per non restituire il 60% di tasse arretrate che era stato decurtato nel post-terremoto alle aziende e liberi professionisti del cratere sismico abruzzese, segna due piccoli punti a favore. L'Inps con una circolare ha posticipato al 31 gennaio la restituzione. E ha specificato che essa non riguarderà comunque i dipendenti delle aziende.

Resta la spada di Damocle dell'approvazione dell'emendamento del governo che stabilisce che la restituzione come vuole l'Europa ( o forse vuole) deve essere commisurata al danno certificato subìto a causa del sisma, con tanto di perizia e conseguenti controlli da parte di Inps e Inail.  

Quasi nessuno sarà però in grado di farlo in Abruzzo in poche settimane, spiegano in conferenza stampa i professionisti, per non parlare di altre regioni interessate dall'incredibile  richiesta, come Marche ed Umbria, dove un'azienda dovrebbe certificare danni risalenti a oltre dieci anni fa. 

In conferenza stampa il parlamentare Giovanni Lolli si è detto però fiducioso del fatto che l'emendamento non passerà. 

Il Comune ha intanto inviato una diffida a Inps e Inail in cui si spiega che se a seguito delle loro azioni non dovesse essere rinnovato il Durc ad un'azienda, Il Comune citerà i due enti per danni.

Insomma, c'è un altro mese di respiro per affilare le armi, e tutte le associazioni di categoria oggi presenti in conferenza stampa si dicono pronte a salire sulle barricate.

Aziende e professionisti non restituiranno proprio nulla, viene ribadito, e tutto sarà bloccato intanto con i ricorsi. A tal proposito i legali delle associazioni di categoria sono a disposizione degli oltre 7mila mila aziende e professionisti interessati alla restituzione.

Un modo per prendere tempo, in attesa che vada  a casa il governo dei tecnici, e che la procedura di infrazione dell'Europa diventi effettiva.

Si sta lavorando anche ad un fronte unico con tutte le altre Regioni  come  Marche, Umbria e Molise, colpite da catastrofe sismica e che anche loro avevano avuto decurtazioni fiscali ora messe in discussione.

Una questione di sopravvivenza. Le pretese del governo dei tecnici, Fabrizio Barca compreso vengono giudicate inique: il principio che deve passare è che non può essere richiesta indietro un'agevolazione che è servita alle aziende a tenere botta nei terribili anni del terremoto, ad avere una motivazione per restare sul territorio e stringere i denti.

Restituire ora tutti quei soldi, si parla di oltre 500milioni di euro solo per l'Abruzzo, significherebbe un secondo terremoto fatto di fallimenti e licenziamenti.

Ed è anche una questione di principio: aiutare in modo generalizzato con una defiscalizzazione un territorio colpito da una catastrofe è certamente un aiuto di stato, ma è un aiuto giusto, con buona pace dei talebani liberisti che spadroneggiano a Bruxelles e dei sacri valori del libera concorrenza che però stranamente non valgono per le banche aiutate da fiumi di denaro pubblico.

Assurda poi la situazione delle piccole partite Iva, spesso dipendenti para-subordinati, che costituiscono parte importante dell'esercito dei nuovi precari, senza tutele e rapprensentanza sindacale. Loro dovranno restituire fino all'ultimo centesimo. Mentre i dipendenti pubblici, la categoria che in media ha subito meno danni economici dal sisma, manteranno l'agevolazione. Un ulteriore motivo di lacerazione nella popolazione del cratere sismico. 

Filippo Tronca

 

 


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