Tasse: dalla Chiesa un buon modello di zona franca

23 Dicembre 2011   11:16  

Un'interessante inchiesta di Repubblica, a firma di Anna Maria Liguori e Giovanna Vitale sui privilegi fiscali della Chiesa, che anche in Abruzzo e a L'Aquila detiene un consistente patrimonio immobiliare. 

Imu, ecco la Chiesa che non paga

Sono millecinquecento gli immobili della chiesa cattolica che, solo a Roma, non pagano l'Ici. Un elenco registrato al catasto e depositato in prefettura, che contiene sia gli edifici esentati per legge, come le 722 parrocchie, sia quelle centinaia di fabbricati intestati ad altrettanti enti, istituti, congregazioni, confraternite, società e opere pie che, pur svolgendo al loro interno attività commerciali, hanno presentato una autocertificazione che li mette al riparo dalla tassazione. 

Numeri tuttavia sottostimati rispetto al vasto patrimonio del Vaticano: la Santa Sede, in quanto Stato estero, non è infatti tenuto a comunicare le sue proprietà alle autorità italiane. Ragion per cui nessuno conosce con certezza quanti palazzi possieda e quali attività ospitano.

Un patrimonio immenso, quasi tutto tax-free, che secondo una stima dell'Anci risalente al 2005, avrebbe impedito ai comuni di incassare un gettito Ici compreso tra i 400 e 700 milioni, 20 dei quali soltanto nella capitale. Se ne discute ormai da vent'anni: dal lontano dicembre '92, quando il primo governo Amato introdusse l'imposta comunale sugli immobili prevedendo una lunga lista di esenzioni, fra cui i fabbricati del Vaticano contemplati dai Patti Lateranensi nonché le attività, laiche e religiose, destinate a sanità, assistenza, istruzione, sport e culto. 

Norma che scatenò subito una ridda di contenziosi fino al 2004, allorché una sentenza della Corte di Cassazione stabilì che le attività "oggettivamente commerciali" dovessero essere soggetti all'Ici. Nel 2005, però, il governo di Silvio Berlusconi ribaltò il verdetto, estendo l'esenzione a tutti gli immobili della Chiesa. Fino al 2006, quando anche l'esecutivo guidato da Romano Prodi ci mise lo zampino, decidendo che dovessere essere tassati solo gli edifici adibiti ad attività "non esclusivamente commerciali". 
Una formula che ha contribuito a ingarbugliare la situazione, alimentando le zone grigie. Per richiedere l'esenzione Ici, infatti, basta che all'interno di un immobile trasformato magari in albergo ci sia una cappella. Un caso più diffuso di quanto si immagini, che ha moltiplicato le cause tributarie tra l'amministrazione cittadina e gli enti ecclesiastici

CASE PER FERIE

A Roma, secondo le stime, sono almeno un'ottantina. Gestite da frati, suore, ancelle della carità, missionarie, che spesso hanno trasformato interi palazzi, o anche solo un parte di essi, in alberghi e ostelli. "Un fenomeno", spiega Marco Causi, ex assessore al Bilancio del Campidoglio e ora deputato del Pd, "esploso in occasione del Giubileo del 2000 quando molti istituti religiosi si sono attrezzati per dare ospitalità ai pellegrini". Nell'elenco della prefettura romana ci sono svariati esempi. 

C'è la Casa per ferie delle Ancelle di Maria Immacolata, ai Parioli, che offre camera con bagno e pensione completa a prezzi modici: da 54 a 62 euro. C'è l'Hotel Santa Brigida, nella centralissima piazza Farnese, pubblicizzata anche sul sito di viaggi tripadvisor, e l'Istituto di Suore benedettine di Torre Argentina. A Monteverde, con vista su Villa Pamhili, la brouchure di Villa Maria della Suore salvadoriane si autodefinisce hotel de charme.

SCUOLE

Sono 217 gli istituti religiosi destinati all'istruzione. Dalle materne alle superiori, sono esentati dall'Ici come tutte le scuole pubbliche italiane. Pur chiedendo, spesso, rette piuttosto alte. Alcuni licei superano anche i 7mila euro l'anno e sono gestiti da una costellazione di congregazioni. Si va dagli Highlands Institute dei Legionari di Cristo all'Istituto di Villa Flaminia dei Fratelli delle Scuole cristiane, nato nel '56 da una sede distaccata del famoso San Giuseppe de Merode, l'istituto della Roma bene affacciato su Trinità dei Monti. C'è l'Istituto Massimiliano Massimo all'Eur, retto dai gesuiti all'Eur, dove hanno studiato Mario Draghi e Luca Cordero di Montezemolo, Luigi Abete e Gianni De Gennaro.

CASE DI CURA

Oltre agli ospedali religiosi accreditati dal Servizio Sanitario Nazionale, dal Fatebenefratelli al Campus Biomedico, esenti dall'Ici come i nosocomi pubblici, ci sono svariati edifici gestiti da religiosi che ospitano attività sanitarie, che non avrebbero diritto all'esenzione. La Provincia delle Suore Mercenarie, ad esempio, ha una casa di cura in centro a Roma e ora sta in causa con il Campidoglio. Come pure la Provincia religiosa dei santi apostoli Pietro e Paolo dell'opera di Don Orione, nel cui elegante complesso su via della Camilluccia ha ricavato anche una struttura di riabilitazione a pagamento.

Il Cardinale Bagnasco però smentisce

La polemica sull'esenzione dell'Ici agli immobili della chiesa cattolica è «senza fondamento»: basta guardare i dati pubblicati dal quotidiano Avvenire in questi giorni per capire che c'è «massima trasparenza». Così il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, rimanda al mittente le critiche sul "trattamento di favore" per il Vaticano. Il cardinale si è poi detto disponibile a «chiarire, a fare alcune precisazioni laddove nella formulazione di qualche punto della legge» che stabilisce esenzioni Ici per gli enti no profit, «queste precisazioni si rivelino necessarie». Quanto all'ordine del giorno della pidiellina Gabriella Giammanco sull'Ici agli immobili che ha avuto il parere favorevole del governo, «la cosa non ci preoccupa per niente», ha aggiunto. E sui fondi destinati alla Chiesa con l'otto per mille, Bagnasco sottolinea che «certamente non esiste una "cresta" dei vescovi, perché tutto ciò che non è destinato al sostentamento del clero va alla carità in italia e all'estero. E a opere di solidarietà che la Chiesa fa da sempre, a opere pastorali, agli oratori, alla manutenzione delle chiese e tutto ciò è trasparente e rendicontato sul nostro sito internet».
Il cardinale Bagnasco è intervenuto, inoltre, a chiarire alcune osservazioni circolate sugli stipendi del clero. «I nostri stipendi – ha detto – sono all'incirca di 1.300 euro per i vescovi e di 800 euro per un sacerdote. E anche se qualcuno di autorevole dice che sono troppo modesti, per noi sono più che sufficienti e ringraziamo il Signore per poterli dare».


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