Terremoti, il sei aprile ha insegnato a prevenire il rischio?

03 Settembre 2010   14:51  

Se lo scorso anno, si fosse fatta la stessa opera di prevenzione, monitoraggio, sensibilizzazione, messa in allerta, non in allarme, della popolazione, alla luce dello sciame sismico che si sta verioficando nell'Alta Valle dell'Aterno, la tragedia de L'Aquila e dei centri vicini si sarebbe potuta evitare? Parola all'esperto. 

Le parole sono simili, ma il concetto è differente. E il punto cruciale sta nella differenza. Previsione certa no, almeno a detta della scienza ufficiale, prevenzione sì, e qui tutti sono d’accordo, almeno a parole. Così da evento naturale, il terremoto si trasforma in catastrofe proprio a causa degli uomini che magari costruiscono male, in zone sensibili, o manca l’informazione, in taluni casi l’allerta, non l’allarme. Tiene a sottolineare il prof. Francesco Stoppa, docente di Vulcanologia all’Università d’Annunzio. Allerta sta per attenzione, per rischio e non certo per panico derivante da un allarme, anzi il panico è il peggior nemico in questi casi. Dunque, alle luce dello sciame sismico che sta interessando l’Alta valle dell’Aterno ed i piccoli centri tra il Reatino e L’Aquilano, cosa fare? Innanzitutto il monitoraggio, i punti di raccolta, la faglia attiva, l’informazione, tutto questo ben venga, sì, ma si poteva fare, la stessa cosa, lo scorso anno? Insomma, domanda sulla bocca di tutti, la tragedia de L’Aquila e degli altri centri poteva essere evitata?Il prof. Stoppa ci dice che in Italia siamo indietro rispetto ad altri paesi. Lo scorso anno le coscienze degli amministratori erano poco sollecitate, visto che la stessa scienza ufficiale afferma che un terremoto non si può prevedere. "Ma è stata fatta una cosa ancora più grave - sostiene Stoppa - è stata negata l'ipotesi di una forte scossa, è stato detto che il terremoto non ci sarebbe stato". Come dire, se un terremoto non può essere previsto con certezza, non può essere previsto neppure il suo contrario. Stoppa ci parla di speculazioni edilizie fatte nei decenni scorsi, della necessità di costruire bene nei luoghi sensibili, nell'andare indietro con la storia, lì dove i terremoti si sono verificati è più facile che possano accadere di nuovo, per questo prendere precauzioni. Informare la popolazione lì dove serve, metterla in allerta che non vuol dire allarme e nemmeno panico. Insomma col terremoto dobbiamo convivere non morire, affinche non si ripeta un altro 6 Aprile 2009. Poi Il professore ci spiega del radon, del livello delle acque e di altri elementi che possono essere precursori di un possibile terremoto come non esserlo. Ma in zone sismiche, con faglie attive, questi precursori devono necessariamente essere in considerazione. La faglia di Capitignano è attiva. Dunque la prudenza non è mai troppa. Perchè è meglio passare una o più notti in tenda o in macchina che vedersi la casa crollarci sulla testa,. Non è il terremoto che uccide, è la casa costruita male, a farlo.

Antonella Micolitti ha ascoltato il professor Francesco Stoppa, docente di Vulcanologia all'Università D'Annunzio.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore