Tesoretti, tessere e grandi manovre nel Pd aquilano

28 Gennaio 2011   15:26  

Spesso gli assenti sono più presenti di quello che si può pensare. Un esempio giorni fa a L'Aquila, in occasione della visita dell'onorevole Dario Francheschini, capogruppo del Partito democratico alla Camera, che ha portato in dote ben 20 milioni di euro della cosiddetta legge mancia, del cospicuo fondo cioè il cui utilizzo è a discrezione dei parlamentari eletti, tutti a favore della città terremotata.

Al suo fianco l'assessore Stefania Pezzopane, il parlamentare Giovanni Lolli, il sindaco Massimo Cialente. Ovvero lo stato maggiore del Pd aquilano, che qualche commentatore chiama la Trimurti. Non c'era invece Luigi Lusi, che pure è un franceschiniano di vecchia data. Tesoriere ancora oggi della Margherita, perchè non tutti sanno che le casse dei Ds e quelle della Margherita all'interno del Pd sono ancora separate. Facciamoci a fidare, insomma.

Parlando di legge mancia, la sua presenza avrebbe avuto un senso, visto che il senatore marsicano era finito nell'occhio del ciclone, e fatto oggetto di pesanti attacchi dal Pdl, ma anche sul fronte amico, per la sua scelta, legittima per carità, di destinare buona parte del suo tesoretto al Comune di Capisptrello, dove il fratello è sindaco.

La sua assenza, o il suo mancato invito, può essere dunque letto come la conferma di una frattura all'interno del Pd aquilano commissariato che stenta a ricomporsi, dopo la guerra delle tessere in terra marsicana, che ha visto lo scontro tra Michele Fina e lo stesso Luigi Lusi. Politico e congressuale certo, ma anche generazionale.

Ulteriore segnale di un fuoco che cova sotto le ceneri di Gramsci, sono le recenti prese di posizioni politiche di Lusi, come quella a favore della Caritas, e dunque contro il Pd aquilano e il sindaco Cialente, in occasione dello scontro sull'utilizzo dei 36 milioni di euro raccolti dall'associazione.

In gioco, e alla base dello scontro, ci sono certo motivazioni nobili, ovvero incentrate sui programmi e la linea politica, come è normale che sia in un partito in cui esistono anime diverse, quella margheritina e quella diessina, che ancora non diventano una cosa sola dopo la fusione a freddo di qualche anno fa.

Ma in ballo c'è anche il controllo del partito in vista delle elezioni prossime venture. Male che va il Pd in Abruzzo è in grado eleggere dai cinque agli otto candidati. Se non cambia la legge elettorale ciò avverrà con liste bloccate, cioè i parlamentari saranno di fatto nominati da chi avrà il controllo delle segreterie, comprese quelle provinciali. Ora, pare, anzi è sicuro che il senatore Luigi Lusi, eletto in Liguria, stia preparando il suo ritorno e conseguente candidatura in Abruzzo. E questo può dare fastidio a qualcuno, visto il peso di un politico di lungo corso e senz'altro preparato. E il numero limitato di seggi disponibili e non è pari a chi ambisce a sedercisi sopra.




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