Tommaso Montanari a L'Aquila: "L'arte sia fondamento morale e culturale dell'Italia"

28 Maggio 2012   10:01  

Tomaso Montanari, professore associato di Storia dell’arte moderna all'Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha visitato L'Aquila e laconicamente esprime il suo parere sul ruolo che lo storico dell'arte deve avere nella società moderna.

Il suo eminente punto di vista è stato raccolto nell'intervista di Santa Nastro per la rivista culturale Mu6.

-Sei stato di recente in visita a L’Aquila: c’è una immagine che porti particolarmente nel cuore?

Si, le nuvole del bellissimo cielo d’Abruzzo, che passano veloci e mutevolissime. Ma viste dalla crociera del Duomo, ancora scoperchiato dopo tre anni. Il bianco candidissimo si stagliava su un azzurro assoluto: meraviglioso. Ma tragicissimo vederlo incorniciato da marmi, stucchi, angeli e altari devastati.

-Nei tuoi recenti articoli su Il Fatto Quotidiano hai spesso definito L’Aquila come “il futuro dell’Italia”. Perché?  

Perché è come se all’Aquila fosse successo in un colpo solo (e dunque in modo visibile, svelandosi) ciò che lentamente succede a Venezia, ad Urbino, a Siena o alla mia Firenze. In queste città, i cittadini si spostano progressivamente in sobborghi degradati e degradanti, prigionieri del cemento, mentre i centri monumentali divengono, giorno dopo giorno, set cinematografici a beneficio del desertificante turismo di massa. Ebbene: all’Aquila tutto ciò è successo di colpo. E l’attuale rapporto tra new towns e centro storico è la metafora più concreta dello smarrimento dell’identità. Una specie di alzhemeir collettivo: ma assai redditizio per qualcuno.

-Perché salvare un centro storico è fondamentale, quando la posta in gioco sono la memoria e la vita collettiva?

Perché la forma della città è la forma della cittadinanza, della comunità, del progetto di nazione. Lasciar morire il centro dell’Aquila non significa distruggere il passato, ma distruggere il futuro. Cosa saremo quando ignoreremo radicalmente da dove veniamo?

-Quale deve essere il ruolo dello storico dell’arte, confrontandosi con L’Aquila?

Per uno storico dell’arte l’Aquila è un brusco richiamo alla realtà. Come si fa a pensare agli eventi, alla storia dell’arte come intrattenimento per i ricchi, alle mostre e alla mondanità di una disciplina in vendita, quando si vede l’Aquila? La storia dell’arte è, in un certo senso, un organo costituzionale, perché senza di essa l’articolo 9 non si attua. Ma ce lo ricordiamo? All’Aquila diventa evidente che la vera vocazione dello storico dell’arte non è estetizzante, privata, rinunciataria: ma civile, pubblica, costruttiva. La storia dell’arte deve servire a costruire moralmente e culturalmente la nazione italiana: o non serve a nulla.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore