Ufficio postale chiuso da 15 giorni. I pensionati insorgono

L'appello dei sindaci di Introdacqua e Bugnara

02 Ottobre 2008   21:50  

Risale a ieri la protesta di un nutrito gruppo di pensionati davanti le poste di Torrone, frazione di Introdacqua in provincia dell' Aquila.
Gli anziani presenti, increduli ed inferociti di fronte al quindicesimo giorno di chiusura dell' unico ufficio postale della zona, hanno dato legittimo sfogo ai disagi vissuti a causa del disservizio prolungato.
L' ufficio in questione è stato sbarrato in seguito alla rapina avvenuta lo scorso 17 settembre, nel corso della quale una coppia di rapinatori munita di coltello avrebbe minacciato l' unica dipendente presente, ora in malattia per via del trauma subito.
Fin qui tutto nella norma, se non fosse che di sostituti in grado di rimpiazzare la collega neanche l' ombra.
Così ieri, primo del mese e giorno di pensioni, gli anziani del luogo e delle zone vicine, anch' esse servite unicamente dalle poste di Torrone, si sono riuniti per protestare contro un disservizio che in effetti non avrebbe ragione d'essere.
Le parole di una residente di 74 anni simboleggiano con estrema chiarezza l' atmosfera creatasi nella giornata di protesta :"Sono 54 anni che c’è questo ufficio. Oggi per la prima volta sono venuta a prendere sti due soldi di pensione ed è chiuso. io sono sola, non posso andare a Sulmona perché le gambe no funzionano bene e non riesco a salire nemmeno sulla corriera. Qui ho una casa a piano terra e l’ufficio vicino. Ma ora come faccio?"
Ma non è la prima volta che gli abitanti di Torrone si mobilitano affinchè il servizio offerto dall' ente in questione rimanga attivo, circa due anni fa in seguito alla circolazione di voci in merito alla chiusura dell' ufficio, furono raccolte migliaia di firme. La petizione ebbe esito positivo, ma negli ultimi giorni, il timore che il servizio possa venire a mancare è tornato a serpeggiare tra i residenti.
In effetti la frazione insorta è popolata in prevalenza da persone di terza età, che in diversi casi non dispongono neanche di mezzi propri o di patente per potersi spostare.
I primi cittadini di Introdacqua e di Bugnara, rispettivamente Giuseppe Giammarco e Domenico Taglieri,e l' Assessore alle Politiche Sociali di Sulmona Enea Di Ianni, hanno riconosciuto la drammaticità della situazione, e dopo aver scritto alla direzione delle poste di Sulmona senza ottenere risposta, hanno elaborato un documento congiunto da inviare all' attenzione della direttrice provinciale delle poste Chiara Franco, chiedendo la riapertura immediata della struttura, in considerazione del fatto che l' ufficio si trova in un' area strategica per i cittadini di Introdacqua e le sue frazioni, come per quelli di Bugnara e Sulmona.
A prescindere dal fatto che il disservizio subito dai cittadini a Torrone sia scaturito da una rapina, ci si chiede come mai occorra così tanto tempo per sostituire la dipendente in malattia.
Tutto porta a pensare che lo spiacevole disguido rappresenti solo il minuscolo tassello di un mosaico molto più vasto e complesso qual'è la situazione delle poste in Italia da diversi anni.
Pochi dipendenti, tonnellate di posta di fatto mai smistate, code senza fine, uffici che chiudono dall' oggi al domani, a volte senza che i cittadini vengano preventivamente avvisati e supportati con altre strutture.. Qualcosa però sembra non quadrare.
Il gruppo Poste Italiane guidato da Massimo Sarmi, ha chiuso il Bilancio 2007 a dir poco alla grande, registrando un Utile netto di 843,6 milioni di euro in crescita del 25% (675,7 milioni nel 2006). Un Risultato Operativo che si traduce in ben 1,77 miliardi di euro (1,49 miliardi nel 2006), in crescita del 19% e una Redditività del 15,5% , rilevata come la più alta tra gli operatori postali europei.
Eppure non di rado l' utenza esprime insoddisfazione rispetto ai ritardi, la mancanza di personale, i mezzi informatici in alcune zone visibilmente obsoleti e via dicendo.
Una struttura gigantesca e milionaria che tuttavia non esita ad utilizzare l' escamotage del lavoro somministrato e precario per fronteggiare i periodi meno redditizi, o semplicemente più intensi . A questo punto viene da domandarsi se non sarà diventata una moda, un' esigenza scenica del grande teatro italiano, quella di far sentire i dipendenti costantemente sul filo del rasoio, le famiglie prive di prospettive e gli utenti presi in giro, o se invece vengano rilasciati dati troppo rosei e comunicati un tantino edulcorati, nascondendo di fatto una realtà di declino e debiti taciuti.

GDC









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