Un allevatore: ''Le frodi aumentano, i controlli non ci sono, e le aziende familiari chiudono''

21 Febbraio 2013   11:59  

Ricevamo da Nunzio Marcelli dell'ARPO (Associazione Regionale Produttori Ovicaprini d'Abruzzo) e pubblichiamo:

'' Gli allevatori lo sanno fin troppo bene, quel che i consumatori scoprono solo in occasione dei ripetuti scandali alimentari: la carne di cavallo dove non dovrebbe esserci, mozzarelle che cambiano colore, presenza di sostanze anomale quando non dannose per la salute.

Eppure la soluzione ci sarebbe, fin troppo facile - e a costo zero: forse per questo non si vuole farlo?

Ogni volta che acquistiamo qualcosa dovremmo chiederci: la poca trasparenza, le etichette poco leggibili, la mancanza di tracciabilità, il non sapere dove viene prodotto il cibo che mangiamo, a chi giovano, e a chi fanno male?

Giovano sicuramente a chi fa profitto sulla nostra salute e sul diritto di sapere cosa mangiamo grazie ad un sistema con mille regole che qualcuno riesce sempre a imbrogliare o ignorare.

Eppure gli allevatori e produttori sani e onesti esistono: sono spesso piccole aziende, che producono in modo tradizionale, costrette a restare fuori dal grande mercato a causa di regole che sembrano fatte proprio per escluderle.

Basterebbe poco: la tracciabilità che tanto inseguiamo deve partire da qui, dalla difesa di quei produttori che ancora resistono sul nostro territorio, che non sono industrie ma persone che lavorano, e sanno ancora come si fa.

Come si fa ad allevare, come si tengono gli animali, cioè al pascolo, come si fa il formaggio... poche regole chiare, che proteggono il nostro territorio, perchè non inquinano nè l'acqua, nè la terra, nè l'aria con inutili emissioni di CO2 per trasportare il mangime o spostare animali e prodotti.

Perchè sono produzioni di filiera, in cui tutto avviene sotto il controllo della stessa azienda, che non ha bisogno come quelle coinvolte negli scandali di questi giorni di andare da tutti i suoi fornitori per accertare cosa effettivamente ha comprato, dove e da chi.

Ma questo vero patrimonio rischia di estinguersi: di 10 aziende di questo tipo che lavoravano e mantenevano le famiglie e interi paesi fino a 10 anni fa, oggi ne restano solo 3.

Chiudono perchè vengono trattate da fuorilegge, perchè non sono a norma con la burocrazia dell'Unione Europea, mentre continuano a fare affari i veri fuorilegge che ci vendono le loro marche e poi non sanno nemmeno cosa c'è dentro il nostro cibo.

Ora ci sono le elezioni: un'occasione per i candidati di esprimersi su una questione che interessa non poche aziende, ma tutti noi, quel che mangiamo, quel che vogliamo per i nostri figli, la qualità che pretendiamo per il nostro territorio e il nostro cibo.

Gli allevatori onesti e tradizionali, che vogliono poter continuare a fare seriamente il loro lavoro, chiedono chiarezza ai politici che si candidano.

Chi vuole difendere la qualità deve dichiarare di portare avanti queste poche, fondamentali regole:

1) difesa delle aziende tradizionali sul territorio;

2) riconoscimento del loro ruolo di presidio sul territorio;

3) vera tutela della provenienza dei prodotti, con la repressione degli abusi (quanta carne "locale" viene venduta nei nostri supermercati, e da dove viene veramente? è ora di finirla di prendere in giro i consumatori e far fallire chi lavora seriamente!);

4) tutela della filiera corta, con i caseifici e mattatoi aziendali;

5) meno burocrazia, e più serietà nei controlli verso chi davvero mette a rischio la nostra salute.

Gli allevatori e i cittadini hanno diritto di sapere se chi si candida intende davvero difendere il nostro territorio, i nostri prodotti, la nostra salute.''

 


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