''Una follia ampliare di cento ettari il nucleo industriale di Sassa''

10 Novembre 2011   16:25  

Nota della Rete Locale Stop al Consumo di Territorio L'Aquila:

'' E’ notizia di questi giorni la proposta di una variante, che sarà sottoposta all’approvazione del Consiglio Provinciale, per ampliare di cento ettari il nucleo industriale di Sassa. Il Commissario per lo sviluppo del Nucleo, Lorenzo Di Marzio, parla di 150 richieste tra nuovi insediamenti e rilocalizzazioni.

Resta però difficile capire cosa giustifica veramente questo ampliamento. Solo nel luglio scorso Di Marzio sosteneva che “Senza zona franca, difficilmente arriveranno nuove aziende.” Appare perciò quanto meno strano che nella situazione attuale, in cui questa “zona franca”, propagandata negli ultimi due anni come il rimedio di tutti i mali, è finita in una bolla si sapone, dove purtroppo le aziende chiudono e mentre la restituzione delle tasse rischia di dare il colpo di grazia a un’altra fetta di economia, si proponga un ampliamento del nucleo industriale in attesa di imprese che si spera arriveranno.

E tutto questo, senza che esista a tutt’oggi un censimento dei capannoni vuoti o sfitti, e una rilevazione degli effettivi bisogni di questi spazi. Il timore è perciò che dietro questo ampliamento si nasconda una nuova speculazione edilizia, proprio mentre i disastri delle alluvioni di questi giorni ci stanno ricordando che cosa significhi la cementificazione selvaggia del territorio.

Non possiamo permettere che all’Aquila si ripetano gli errori già commessi in passato in altre zone terremotate, dove la promessa di un nuovo sviluppo ha portato a una cementificazione esasperata che ha devastato il territorio e lasciato macerie molto più durature di quelle provocate dal terremoto. Così è successo in Irpinia, dove l’illusione dell’industrializzazione ha portato alla costruzione di enorme aree industriali, mai aperte e oggi del tutto abbandonate.

Così è successo nelle aree terremotate delle Marche, disseminate di capannoni vuoti. E’ lo stesso meccanismo malato che si è visto troppe volte al Sud, dove si è innestata un’economia fatta solo di speculazione e malaffare, che ha incentivato solo le mafie, e pregiudicato per sempre la possibilità di una vera ripresa. All’Aquila nel post terremoto si è verificato un vero tsunami quanto al consumo di suolo, nella maggior parte dei casi suolo sottratto all’agricoltura, come per i 180 ettari (un’estensione superiore a quella del centro storico) su cui sono stati costruiti i progetti C.A.S.E. , come per le “casette” provvisorie, pure queste costruite su suolo agricolo e spesso in zone in cui nemmeno l’ordinanza l’avrebbe permesso, per esempio a ridosso di zone di rispetto o di fiumi.

Dunque, mentre la vera ricostruzione è ferma, sta andando avanti una crescita edilizia senza idee né regole, che rischia di deturpare per sempre la bellezza della città e del territorio. E’ il momento di dire basta alla speculazione in atto. La rete per lo Stop al consumo di territorio, che è nata in città dallo scorso ottobre e che si inserisce nella rete nazionale, ha chiesto con forza una moratoria delle nuove costruzioni, finché non sarà fatta una seria analisi dei flussi della mobilità, della produzione e del consumo, necessaria se si vuole dare un senso al nostro girare a vuoto all’interno di un comune che si pone al decimo posto in Italia per ampiezza.

Come diciamo da tempo, abbiamo bisogno subito di un censimento degli edifici, delle case e dei capannoni vuoti e sfitti. La priorità deve essere, sempre, il recupero. La speculazione edilizia non può essere la risposta all’economia stagnante della città.

Gli altri terremoti ci hanno insegnato che se lasceremo fare, ci ritroveremo tra pochi anni con un territorio devastato da opere inutili e incompiute Abbiamo il dovere di salvare quanto ancora ci rimane dei valori ambientali ed insediativi: non possiamo accettare di ritrovarci a vivere in un unico, informe, grigio contenitore.''


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