Riceviamo da Nicola Iannarelli, di Rifondazione per la sinistra dell'Aquila, e volentieri pubblichiamo
"Da una indagine europea di pochi giorni fa emerge un dato scandaloso che riguarda l’università italiana. Il 25 % del personale assunto, docente e non docente, è legato con rapporti di parentela ad ordinari, presidi, rettori.
Una distorsione grave che di fatto ha riproposto per anni le caste, i privilegi, una sorta di nepotismo mai sufficientemente denunciato, ma drammaticamente subito come una ingiustizia inaccettabile da quanti, dopo essersi laureati, sanno che non avranno alcuna speranza di entrare nell’ università pubblica a lavorare se non attraverso l’aiuto determinante di un “santo in paradiso”, parente, già inserito in accademia.
Oggi noi siamo in lotta contro la legge Gelmini che andrà a stravolgere dalle fondamenta l’intero sistema scolastico italiano, deturpandone la natura democratica, profondamente avanzata, frutto della rivolta studentesca del 68. Difendere il principio che la scuola pubblica sia gratuita, di qualità e accessibile a tutti, cioè che non sia classista, è un obbligo per la sinistra e per chi ha a cuore la difesa della democrazia. Perciò siamo scesi in piazza il 17 ottobre e scenderemo in piazza il 30 ottobre.
Ma non vogliamo certo difendere la scuola così come è. Dobbiamo, dentro questo grande movimento che è nato, svelare le cose che non vanno, denunciare le gravi storture, mettere in luce i tanti lati in ombra della scuola pubblica, come è il caso dell’università, avendo il coraggio di andare fino in fondo per rompere interessi, giochi di potere, privilegi e baronie varie. Abbiamo una grande occasione e l’obbligo di farlo. Se non ora quando?".
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"La mafia dei baroni", inchiesta di Davide Carlucci, Gianluca Di Feo e Giuliano Foschini