Urbanisti, il progetto Case troppo impattante per il territorio

26 Settembre 2009   13:55  

Una città fantasma L'Aquila, per la quale si inizia a discutere di ricostruzione.
Come intervenire sul centro storico, di notevolissima estensione – oltre 160 ettari – contenenitore di un inestimabile patrimonio di monumenti, chiese, piazze, fontane, caratterizzato dal particolare tessuto urbano costituito dall'impianto ortogonale risalente alla lottizzazione angioina, ma anche pianificare una ricostituzione di quell'ambiente urbano che faceva dell'Aquila una città dall'alta qualità della vita.
Di questo e di molto altro, con un'analisi a 360 gradi del veloce sconvolgimento che sta subendo il territorio aquilano, si è parlato oggi nel convegno promosso dall'Istituto nazionale di urbanistica, dove non sono mancate critiche al progetto C.a.s.e., elemento di forte impatto per un paesaggio prevalentemente agricolo.
Una soluzione che soddisfa certo l'esigenza abitativa nell'immediato, ma le aree dove stanno sorgendo i nuovi quartieri, decentrate e prive di infrastrutture e servizi, rischiano di rendere queste strutture inutilizzabili in futuro, ha detto Federico Oliva presidente dell'Inu.
Alla luce delle precedenti esperienze italiane di ricostruzione, gli urbanisti ritengono vincenti quelle della conservazione del preesistente, come nel caso Umbria, piuttosto che quelle che sono state occasione di riforma del tessuto urbanistico come nelle tragedie di Longarone, Belice o Vajont.
Ma dov'erano gli urbanisti quando a L'Aquila si compievano scelte, rivelatesi fatali il sei aprile? Risponde Pierluigi Properzi, vice presidente dell'Inu e urbanista.

(MS)

 

Anche nel cuore delle città c'è un paesaggio da difendere

Un pool di esperti per la ricostruzione

Urbanisti a convegno: no alle new town. Urge un Osservatorio

 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore