Horror Tour” lungo le rive del Fiume Saline Il 9 dicembre scorso, il WWF abruzzese e il coordinamento di Associazioni EmergenzaAmbiente Abruzzo hanno promosso un vero “Horror Tour” lungo le rive del Fiume Saline
da http://www.comitatoabruzzesedelpaesaggio.com
"Corrado Di Sante, giovane ambientalista, ha guidato i presenti, tra i quali molti i giornalisti, in un percorso della vergogna.
Si parte dalla discarica vera e propria, identificata alla fine degli
anni ‘90, ma perimetrata dal Ministero dell’Ambiente solo nel 2003,
allorché si provvide ad identificare il fiume Saline e il fiume Alento
in un’unica area di bonifica di interesse nazionale.
Solo nel 2005 si è dato inizio ad una bonifica parziale, pari ad un terzo della superficie perimetrata.
Cadmio, mercurio, solventi di ogni tipo, diossine, come spiega lo
stesso Corrado nel documento video. E poi vecchi elettrodomestici,
frigoriferi, arredi di negozi e uffici, i materiali più vari
provenienti anche da Enti pubblici.
La discarica della vergogna inizia vicino al cavalcavia dell’autostrada
A14 che sovrasta il Saline, e si snoda per vari chilometri verso il
mare fino alla zona artigianale-alberghiera dell’uscita Pescara Nord
della stessa A14 fin verso il ponte della Nazionale Adriatica.
Dall’altro lato, ormai, i rifiuti arrivano a lambire il comune di
Collecorvino.
La discarica dovrebbe essere inaccessibile, ma il cancello è solo
accostato. E’ facilissimo entrare nell’area, effettuare scarichi e
fuggire, data la vicinanza di infrastrutture viarie di ogni genere (ci
si chiede se non sia una sorta di colpevole condiscendenza a questa
pratica). Non c’è solo la criminalità organizzata che si trova a
smaltire rifiuti pericolosi. L’inciviltà parte dal cittadino che si
disfa dei suoi elettrodomestici, che usa il Fiume come una fogna a sua
disposizione.
Il percolato fuoriesce copiosamente dalla discarica, e va nei campi
coltivati alacremente, poco distanti. La situazione è simile
all’Alento, dove gli stessi contadini erano soliti bruciare le
coperture lacerate delle loro serre, sulle rive del fiume. Sull’Alento
il livello delle diossine presenti è ancora più alto.
Lo stesso depuratore di Montesilvano, poco distante, non funziona. Un
rivolo nero scorre, unendo le sue acque velenose a quelle del povero
Saline. Nel video è evidentissimo.
Attendiamo una risposta, politica, civile, in una regione in cui di
“verde” rimarrà ben poco, se si continua come nel recente passato.
Avrei un’ultima curiosità: vedere cosa si nasconde sotto i capannoni
costruiti di recente nell’area artigianale a ridosso del Saline, e le
fondamenta degli “scatoloni” che arrivano alla Nazionale, della fine
degli anni ‘70. Anni in cui chi intombava rifiuti trovava conveniente
persino acquistare i terreni da avvelenare. E quale miglior business di
un bel cappotto cementizio da costruire sopra?
Al posto di pensare a questi problemi, alla salute dei cittadini e
all’ambiente, cosa fanno i Sindaci dei Comuni interessati? Pensano alle
nuove infrastrutture e alle nuove palazzine da far edificare dai loro
amici… Cemento, cemento, cemento…
Gli scheletri di due grandi palazzi già si stanno alzando in Via Torre
Costiera a Città Sant’Angelo, che ha in progetto di cancellare l’ultimo
tratto di costa integro nell’Area metropolitana, con un bel lungomare.
Che farà dimenticare anche i rifiuti tossici"