L'ennesima udienza di questa mattina é stata caratterizzata, intanto, dalle repliche degli avvocati difensori dei dirigenti della Montedison, tra tutti l'ex amministratore delegato Guido Angiolini difeso dal noto penalista Tullio Padovani il quale ha evidenziato le incongruenze temporali tra il periodo in cui la Montedison avrebbe smaltito sotto il terreno le scorie di produzione e quello in cui Angiolini avrebbe svolto incarichi dirigenziali e poi, in modo anche abbastanza colorito, riferendosi, a suo dire, alla fragilità dell'impianto accusatorio ha usato la metafora dell'impiccato senza la forca. In attesa di altre repliche che interesseranno le prossime udienze almeno fino alla fine del mese, si torna a parlare dell'urgenza di bonificare l'intera area. Opinione comune é che l'intera operazione avrebbe costi elevatissimi, ma ci sono anche soluzioni alternative e più economiche. Quella che trova maggiori consensi riguarda l'isolamento effettivo di tutta l'area in modo tale che le falde non vengano ulteriormente intaccate e la realizzazione, anche da parte della stessa Montedison, di un fabbrica disinquinante che ripulisca tutto il terreno. A proporla Giovanni Damiani dell'Ecoistituto d'Abruzzo:"I costi sarebbero contenuti, manca soltanto una precisa volontà istituzionale. Dovrebbe essere lo Stato con un preciso decreto così come fece a Marghera - precisa Damiani - ad istituire una conferenza di servizi alla quale possono partecipare tutte le parti interessate e che coinvolga anche le più alte professionalità a livello nazionale per dare via all'operazione e monitorare di volta in volta l'andamento."
Veleni di Bussi: più che il processo la bonifica
Il lungo e lento percorso preliminare verso il processo per la discarica dei veleni a Bussi se da un lato consente di valutare le parti contrapposte dall'altro rischia di far passare in secondo piano la necessità sempre più stringente di provvedere alla bonifica di un'area estremamente inquinata e che continua ad inquinare le falde acquifere.
