Veleni nel mare della Campania: indagato Guido Bertolaso

28 Dicembre 2011   10:38  

Altra tegola giudiziaria per l'ex-capo della Protezione civile Guido Bertolaso: questa volta l'accusa riguarda il percolato velenosissimo che sarebbe stato immesso in depuratori mal funzionanti che hanno inquinato così il mare del litorale partenopeo.

Nell'ambito della medesima inchiesta è stato arrestato a gennaio Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente, che poi fu nominato commissario in Abruzzo per la gestione di 40 milioni di euro finalizzati a interventi per far fronte al rischio idrogeologico.

Il percolato e l'odore dei soldi : così commissari e politici avvelenavano la Campania

Ci sono anche i nomi di Guido Bertolaso, ex capo della protezione civile, e di Antonio Bassolino, ex governatore della Regione Campania, tra le carte dell’inchiesta dei pm di Napoli Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo e coordinata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, sullo smaltimento dei rifiuti in Campania.

Oltre ai due citati, risultano indagati il vice di Berolaso alla Protezione Civile, Marta De Gennaro, l’ex prefetto di Napoli Alessandro Pansa, l’ex commissario straordinario per l’emergenza rifiuti Corrado Catenacci, che furono anche arrestati nel gennaio scorso. Altri avvisi hanno raggiunto amministratori locali, ex assessori ed ex responsabili dei depuratori.

I reati contestati agli indagati spaziano dall’associazione per delinquere al falso e agli illeciti ambientali.

La ricostruzione dell’accusa metterebbe in luce presunte irregolarità nello smaltimento del percolato, liquido nauseabondo e velenosissimo prodotto dalla fermentazione dei rifiuti in discarica o dal residuo di scarto della lavorazione nei Cdr Secondo la procura di Napoli ci sarebbe stato un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha portato a immettere per anni sul tratto di costa tra Napoli e Caserta percolato non trattato, liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani.

Il percolato era portato nei depuratori senza alcun trattamento e da lì finiva in mare. Il tutto, secondo gli inquirenti, con pesanti responsabilità della struttura commissariale Dall’inchiesta emerge un quadro inquietante, con gli indagati che non esitano, in nome del risparmio e del profitto, a inondare di sostanze nocive il territorio campano.

Secondo i pm napoletani alcuni indagati, tra cui Bertolaso e Catenacci, “agevolavano attivamente nonché istigavano gli altri concorrenti nel reato nel porre in essere artifizi e raggiri per occultare e dissimulare la pessima gestione degli impianti di depurazione, comprensivo dell’illecito conferimento del percolato”.

E ancora: “Anche il commissario straordinario Bertolaso e il suo vice, Marta Di Gennaro, avevano consapevolezza della problematica del percolato, e tuttavia lo gestivano con assoluta sufficienza, e soprattutto in dispregio di ogni regola”. Nelle 950 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare notificata undici mesi fa spiccano intercettazioni inquietanti.

Ad esempio Gaetano De Bari, amministratore delegato di Hydrogest, la società che fa funzionare il depuratore di Cuma dice: “A me della Campania non me ne frega un cazzo, non me ne frega dello smaltimento dei rifiuti, il problema è loro. Devo fare tutto questo per 20.000 euro al mese.

Mi hanno chiamato, mi hanno fatto sedere su una sedia e mi hanno detto ti devi prendere il percolato”.

Agli amministratori locali è invece contestata l’omissione di segnalazione e di contestazione del cattivo funzionamento dei depuratori, cattivo funzionamento di cui erano a conoscenza. Vi erano, infatti, note analisi e comunicazioni “convergenti” nell’indicare il superamento dei limiti di scarico del percolato e il malfunzionamento dei depuratori.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore