Viaggio a puntate nella “Conservazione della Natura” e alla scoperta del gambero dai piedi bianchi

Iniziativa del Parco Nazionale del Gran Sasso e Abruzzo24ore.tv

17 Dicembre 2013   11:14  

Abruzzo24ore.tv insieme alla Dott.ssa Monica Di Francesco, biologa del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga propone ai lettori un viaggio nella conservazione della natura attraverso la storia di una specie a rischio di estinzione, il gambero di fiume “dai piedi bianchi”.

Per iniziare, vi sottoponiamo cinque quesiti! Siete sicuri di avere le risposte esatte? Provate insieme a noi!

1) La conservazione della natura è una questione da “ambientalisti” o è una disciplina da cui dipende concretamente il futuro del pianeta e dell’uomo?
2) Conservare la natura può produrre economia o deprime l’economia?
3) Uno specialista in metodi di conservazione della natura può far parte dei “professionisti del futuro” ?
4) Ogni anno la Comunità Europea destina fondi per la conservazione della Natura! L’Italia sa spenderli ed utilizzarli adeguatamente?
5) Perchè salvare una specie a rischio di estinzione? Che beneficio può averne l’uomo comune, il cittadino medio che ha altre esigenze quotidiane?

Seguiteci in questo viaggio e avrete le risposte!! Leggete le prossime puntate e scoprirete cose che non avete mai saputo sul “Gambero dai piedi bianchi”.

I° puntata: CONSERVIAMO LA NATURA IN EUROPA

”…….ogni animale lascia la sua impronta sulla sabbia, sulla neve, sul fango quando cammina. Anche l’uomo lo fa : ogni giorno, sul nostro Pianeta, sette miliardi di uomini lasciano le loro impronte. Alcuni lasciano una traccia leggera, quasi confusa come quella delle altre creature : sono individui che vivono con poco, spesso al limite della sopravvivenza. Altri, invece,lasciano un’impronta profonda, un segno marcato che cancella quello delle altre creature. Sono “pesanti” perché consumano molte risorse e i loro prodotti di rifiuto contribuiscono ad aumentare il loro impatto sulla terra.”

Così scrive in un suo recente libro il biologo Francesco Petretti, riflettendo sul nostro ruolo nel pianeta.
L’impronta ecologica delle attività umane è sempre più evidente e conservare fragili equilibri è ormai necessità imprescindibile. La conservazione della natura, non è argomento da ambientalisti, lontano dalle esigenze quotidiane del cittadino, è invece una disciplina scientifica marcatamente intersettoriale da cui dipende concretamente la sopravvivenza delle specie e la garanzia stessa di un futuro per l’uomo.
Gli anni ’70 rappresentano un periodo chiave, da un lato, per una netta accelerazione del progresso industriale e del consumo di territorio, dall’altro per una svolta nello sviluppo di politiche di conservazione della natura in Europa.

Gran parte degli stati membri comunitari aderiscono, insieme a nazioni di altri continenti, ad una serie di Convenzioni Internazionali che sanciscono principi comuni per la tutela di specie animali e vegetali a rischio di estinzione (ne citiamo solo alcune per chi sia interessato ad approfondire l’argomento: Convenzione di Ramsar, 1971 relativa alle zone umide di importanza internazionale, Convenzione di Washington, 1973 sul controllo del commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, Convenzione di Berna,1979 relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa.)
Nel 1992, a Rio de Janeiro, in quello che è stato definito il primo summit mondiale dei capi di stato sull’ambiente, che ha visto la partecipazione di ben 172 governi, viene siglata la Convenzione sulla Diversità Biologica, da cui partono tutti i programmi di azione ambientale più recenti in vari continenti e in modo particolare in Europa.

L’emanazione di due Direttive note come Direttiva “Uccelli” e Direttiva”Habitat” (rispettivamente n. 79/409/CEE e n. 92/43/CEE) rappresentano la vera e propria base normativa di riferimento per le politiche di conservazione in Europa. Grazie a queste due Direttive, l’Europa, nell’arco di circa venti anni, ha costruito un network geografico ed ecologico noto come Rete Natura2000,

La prima è volta a migliorare le condizioni ecologiche di sopravvivenza per le popolazioni di una serie di specie di uccelli attualmente a rischio di estinzione. La seconda direttiva (Direttiva Habitat) intende promuovere misure atte a mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione favorevole una serie di habitat naturali e seminaturali e di specie particolarmente rari e vulnerabili da essere definiti di “interesse comunitario”.
Il recepimento delle due direttive da parte degli stati membri comunitari, il censimento della presenza dei singoli habitat e delle specie nei territori di ciascuno stato e l’individuazione di siti di interesse per la presenza di detti habitat e specie, ha consentito, nell’arco di circa un decennio, l’implementazione di quella complessa e articolata rete geografica europea per la conservazione della natura nota come Rete Natura2000. Si tratta di un network geografico ed ecologico dove habitat e specie vengono tutelati e dove possono coesistere ambienti naturali e attività antropiche e dove la natura si trasforma in opportunità di sviluppo sostenibile.

In Italia sono presenti attualmente 2.255 Siti di Interesse Comunitario e 559 Zone di Protezione Speciale.

Continua con la II°puntata: L’Europa destina fondi per la conservazione della natura


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