Chi è “il gambero dai piedi bianchi” e perché conservare questa specie

III° puntata di “Conservazione della Natura”

Nella II° puntata sono state illustrate brevemente le opportunità di finanziamento che offre l’Unione Europea nel campo della conservazione della natura e si è fatto cenno al programma LIFE, uno strumento finanziario per sostenere la politica ambientale comunitaria.

In Europa, grazie a progetti pluriennali cofinanziati dal LIFE, molte specie animali e vegetali a serio rischio di estinzione, nonchè habitat naturali particolarmente vulnerabili possono invertire il loro trend, attualmente in declino.

Ad esempio, un report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente dei primi mesi dell’anno, rileva che il numero dei pipistrelli in molti paesi Europei ha subìto un incremento di circa il 40% dal 1993 al 2011, apportando una sensibile correzione allo storico decremento numerico di molte specie di chirotteri. Il Programma LIFE è stato una delle risorse chiave, in termini economici, per supportare gli obiettivi di conservazione delle specie di pipistrelli europee; fin dal 1992 sono stati finanziati ben 55 progetti, utilizzando circa 54.8 milioni di Euro di fondi europei per la conservazione e il recupero di queste specie (fonte: http://ec.europa.eu/environment/life/news/newsarchive2014). Credo, a tale riguardo, che nessuno di voi gentili lettori dubiti dell’importante ruolo che rivestono i pipistrelli negli ecosistemi naturali, nonché in ambiente urbano !!!!

Ma la storia del gambero dai “piedi bianchi” e del suo destino in Italia? ….Ecco come inizia!

Nel 2008 la Commissione Europea ha approvato e cofinanziato il progetto LIFE “CRAINat - Conservation and recovery of Austropotamobius pallipes in Italian Natura2000 sites”, volto all’attuazione di specifiche azioni di tutela e conservazione nei confronti della specie Austropotamobius pallipes (conosciuto anche con il nome comune di gambero di fiume), entità ad elevata priorità di conservazione. Il progetto prevede oltre 60 azioni ed è realizzato congiuntamente in due ambiti territoriali: Nord Italia (Regione Lombardia) e Centro Italia (Regione Abruzzo - inclusa la Provincia di Chieti - Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Provincia di Isernia), all'interno di oltre 40 Siti di Interesse Comunitario (SIC).
Prima di illustrare le finalità del progetto CRAINAT (acronimo composto dai termini: Crayfish e Natura) è bene far conoscenza brevemente con il gambero di fiume e con le sue abitudini.

Quando si parla di specie rare, nell’immaginario collettivo ricorrono spesso mammiferi come l’orso o il lupo, mentre Il gambero è associato abitualmente agli ambienti marini e solo raramente alle acque dolci. Comunemente, se ne valutano le qualità come prelibatezza alimentare , ma pochi sanno che una specie di gambero di fiume, un tempo ampiamente diffuso nei corsi d’acqua europei, è oggi a forte rischi di estinzione. La specie ha un nome difficile: Austropotamobius pallipes ed è noto comunemente come “gambero dai piedi bianchi” per il caratteristico colore pallido degli arti, in contrasto con il colore brunastro della parte dorsale del corpo. Di questa specie hanno una buona conoscenza, oltre agli esperti , solo i pescatori ormai non più giovani che ricordano come le acque di fiumi e torrenti fossero, un tempo, ricche di gamberi. Fino alla prima metà degli anni ’70 era facile pescarne grandi quantità anche con strumenti da pesca improvvisati (nell’Abruzzo tramano i pescatori usavano le “maciacche” , termine dialettale questo, per indicare o bastoncini di legno a cui veniva legato un filo da cui pendeva un’esca di interiora di pollo o di grasso e pesce marcescente). In Italia, la specie era ampiamente diffusa e con popolazioni ben strutturate, tanto da rappresentare una valida risorsa commerciale. Solo per citare l’Abruzzo, è possibile ricordare che grandi quantitativi di gamberi venivano pescati lungo il fiume Aterno e lungo il fiume Tirino per poi essere esportati verso le regioni del nord Italia con discreti guadagni derivanti da tale commercio. A partire dagli anni ’80 del secolo scorso, la presenza di questo animale, a causa di svariate minaccie e per le gravi alterazioni degli ambienti fluviali, è andata incontro ad un rapido declino tanto che A. pallipes è, attualmente, una specie classificata come “RARA” dall’ Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ed inclusa negli Allegati II e V della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”(vedi: la I° puntata per la Direttiva Habitat).

Morfologia:

L’adulto può raggiungere gli 11–12 cm di lunghezza e i 90 g di peso. I maschi sono più grandi delle femmine. Il corpo presenta lo scheletro esterno o esoscheletro costituito da chitina, una sostanza proteica che conferisce al rivestimento membranoso consistenza cornea. La membrana, in relazione allo sviluppo, presenta vari gradi di impregnazione di sali di calcio (che possono rappresentare fino al 40% del peso secco), e si presenta di colore variabile dal grigio-verdastro al bruno scuro, altamente mimetico fra il detrito del letto fluviale.

Il corpo è suddiviso in due porzioni: anteriormente il cefalotorace e posteriormente l'addome.

Il cefalotorace deriva dalla fusione dei segmenti del capo e del torace e termina in avanti con uno sperone o rostro. Ai due lati del rostro sono presenti gli occhi peduncolati. Alla regione cefalica appartengono cinque paia di appendici: Il torace porta otto paia di appendici articolate, i massillipedi o zampe masticatorie sui primi tre segmenti, i pereiopodi o zampe ambulacrali sui cinque segmenti restanti. Il primo paio (chelipedi) è particolarmente sviluppato e costituisce una grossa e robusta chela, formata da una parte mobile e da una fissa, con funzione offensiva e difensiva. L'addome è formato da sei segmenti articolati e prolungati nell'estremità distale o telson che porta l'apertura anale. Gli arti addominali sono i pleopodi i quali sono utilizzati dalla femmina per trattenere le uova durante il periodo di incubazione. Il sesto paio di pleopodi (uropodi) è foggiato a paletta e collocato lateralmente al telson, con il quale contribuisce all'efficacia della spinta propulsiva all'indietro.

Ecologia:

A. pallipes vive in torrenti, rii e ruscelli della fascia collinare-montana, nei canali irrigui e nei fontanili di pianura alimentati da risorgive; può tuttavia colonizzare anche laghi, stagni e fiumi. E’ un buon bioindicatore della qualità delle acque correnti. Preferisce i letti ghiaiosi o sabbiosi, misti a detrito vegetale, dotati di rive in cui siano presenti anfratti e luoghi molto ombreggiati, rappresentati spesso da fronde di alberi caduti o foglie, per potersi nascondere. Essendo un organismo stenotermo freddo, predilige le acque fresche con un optimum vicino ai 15 °C e un range che si discosti di pochi gradi, sopportando al massimo la temperatura di 23 °C. Le "acque salmonicole" sono l'habitat elettivo della specie, che in termini di qualità dell'acqua ha esigenze ecologiche particolari: valori non inferiori al 60% di saturazione in ossigeno disciolto, pH compreso tra 6 e 9, temperatura non superiore a 22 °C durante l'estate; inoltre una adeguata quantità di Calcio disciolto, nell'ordine di 50-100 ppm, risulta fondamentale perché la calcificazione dell'esoscheletro avvenga in modo ottimale.

Può definirsi onnivoro, si ciba infatti di frammenti di piante acquatiche, di oligocheti, di molluschi e spesso di larve di insetti. Il tipo di dieta varia, comunque, in relazione alle fasi del ciclo vitale; le femmine, ad esempio, durante l’incubazione delle uova adottano una dieta prevalentemente a base proteica, mentre i maschi adulti sono prevalentemente erbivori.
È un animale tipicamente notturno, particolarmente aggressivo nella difesa del suo territorio e nelle lotte sessuali, tanto che spesso si rinvengono esemplari con arti o chele parzialmente o totalmente mutilate. Si sposta sul fondo dei corsi d’acqua lentamente, alla ricerca di cibo, ma quando avverte una situazione di pericolo si ritrae, fuggendo rapidamente all’indietro ( ..di qui, la frase “Cammina come il gambero”!).

L'accoppiamento avviene in autunno. Gli adulti trascorrono il periodo invernale in stato di semi-quiescenza in rifugi naturali sotto le pietre all’interno dei corsi d’acqua o in buche scavate lungo le sponde sotto il pelo dell’acqua.La femmina porta sull'addome per 5-6 mesi le uova fecondate, prendendosene cura, ventilandole e pulendole continuamente. In Primavera esse schiudono ma le piccole larve rimangono ancora per qualche tempo aggrappate al corpo materno.

I gamberi di fiume devono sfuggire continuamente a numerosi predatori che, come l'uomo, ne apprezzano le carni. In particolare, i giovani di pochi centimetri di lunghezza sono spesso oggetto di cattura da parte di altre larve predatrici acquatiche come quelle dei coleotteri Ditiscidi o delle Libellule, anch'esse particolarmente voraci allo stadio larvale. Tra i pesci, i principali predatori sono la trota, l'anguilla ed il cavedano. Anche corvidi, aironi e altre specie di uccelli acquatici si nutrono di gamberi. I momenti di massima vulnerabilità per gli individui, oltre alle prime fasi di sviluppo, sono i momenti della muta, quando l’animale perde e rinnova il proprio rivestimento esterno.

Nella prossima puntata…..le minacce alla sopravvivenza del gambero di fiume.

 

Monica Di Francesco – Servizio Scientifico del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Foto di : Monica Di Francesco e Silvano Porfirio

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito dell’attività di sensibilizzazione del progetto: LIFE09/NAT/IT/000352 CRAINAT

 


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