Viglianza armata nella tendopoli....

06 Agosto 2009   14:07  

Non si scherza mica in certe tendopoli...Leggete questo cartello: "LIMITE INVALICABILE - VIGILANZA ARMATA'', posto l'ingresso della tendopoli del'Acquasanta, poi rimosso in seguito alle pacate ma decise proteste di un nostro collega, il fotoreporter Marco D'Antonio.

Forse certi capicampo, per fortuna una risicata minoranza, vittima forse di delirio di onnipotenza e connotati da mancanza di buon senso, non hanno ancora capito  che i terremotati non hanno commesso nessun reato, e che le tendopoli sono centri di accoglienza e domicilio provvisorio per sfollati rimasti senza casa, e non sono aree militari o una sorta di campo di segregazione.
Sono altresì città di tela temporanea realizzate sul territorio italiano, Paese in cui, nonostante tutto, è in vigore una Costituzione e, giova aggiungere, in un contesto dove dovrebbe essere praticato il buon senso.

E costoro, evidentemente mal selezionati e inadatti al ruolo che ricoprono, devono avere un'idea ben stramba di sicurezza.

Una madre infatti non si sente affatto sicura se dove vivono i suoi figli, si è costretti ad assistere a ripetute ronde di agenti armati di pistole e manganelli, di cui non si capisce davvero l'utilità. E se inavvertitamente parte un colpo? E se suo figlio di notte decide di giocare a nascondino e scavalca quel cancello? Corre forse il pur remoto rischio di essere impallinato da un indomito tutore della sicurezza dei terremotati?

Nei campi, dove da quatto mesi convivono circa 20mila sfollati, un recordo mondiale di resistenza psico-fisica, non si sono verificati significativi episodi di violenza e furti. Gli ospiti delle tendopoli hanno dato una lezione di onestà e civiltà.

Lo sciacallaggio avviene piuttosto fuori, vedi ad esempio i palazzinari aquilani che affittano le poche abitazioni agibili a prezzi di ladrocinio. Ma di questo i tutori dell'ordine pare ancora non se ne occupino con la dovuta efficacia e tempestività. Certo, all'orizzonte anche nelle tendopoli si staglia il rischio di forti conflitti, soprattutto tra aquilani e cittadini immigrati, perché le C.A.S.E. non basteranno per tutti, e tutti i 40mila e rotti sfollati si sentono nel diritto di avere un tetto vero prima dell'inverno, a prescindere da requisiti e punteggi.

L'Aquila, che non è mai stata una città razzista, rischia di diventarla proprio nel momento in cui invece dovrebbe trionfare la solidarietà e l'aiuto reciproco.
Ma la responsabilità di questa drammatica mutazione sociale, che renderà meno sicura  la città, andrà eventualmente addossata anche al Governo e alla Protezione civile.

FT


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