Visto da destra

di Pierluigi Biondi

02 Dicembre 2008   08:07  

Non ci resta che pregare. Questo deve aver pensato il vescovo di Sulmona, Angelo Spina, in merito alla crisi occupazionale che investe, con l’Italia, anche l’Abruzzo, ed in particolare le aree interne. Durante tutto l’Avvento, ha sancito l’alto prelato, saranno recitate due preghiere: una dedicata ai lavoratori, una ai politici. La difficile congiuntura economica che sta vivendo il nostro Paese è stata definita da Panorama, nel numero in edicola, «una guerra tra poveri». Una lotta che vede contrapposti i salariati espulsi dal mercato del lavoro (e con scarse possibilità di rientrarvi a causa dell’età o della mancanza di una qualificazione professionale adeguata) e gli immigrati, che sino ad oggi hanno accettato di adempiere a quelle mansioni rifiutate – per vari motivi – dagli italiani.

Chiedersi se tutto ciò sia accettabile è domanda assolutamente superflua. Una nazione che non riesce a garantire ai suoi figli naturali, così come a quelli adottivi, la pacifica convivenza e un’occupazione dignitosa corre il rischio di generare fratture difficili da sanare. Il ministro Maurizio Sacconi, che detiene la delega al Welfare, ha tracciato la via da seguire: ampliamento della platea di chi può accedere agli ammortizzatori sociali, forme di integrazioni del reddito per famiglie numerose e per i pensionati, interventi sul caro-mutui e sulle tariffe essenziali (elettricità, gas e trasporti). Sul fronte regionale le cose vanno altrettanto male: non si contano le aziende in crisi, che vanno a sommarsi a quelle che già da tempo hanno chiuso i battenti. Il polo elettronico aquilano, ormai, è solo un ricordo, nella Valle Peligna si registrano livelli di disoccupazione record, nel teramano – stando ai dati della Cisl – le piccole e medie imprese del settore legno hanno dimezzato le ore lavorative, la cartiera Burgo di Chieti Scalo è in via di dismissione. Si dirà che siamo di fronte ad una congiuntura internazionale che non lascia scampo e che ha messo in ginocchio economie ben più solide delle nostre. Oppure che i parametri di Maastricht impediscono agli Stati di svolgere quelle funzioni “interveniste” che una volta consentivano di far circolare liquidità nel mercato.

A livello abruzzese ci è stato detto, invece, che bisognava far cassa con nuove tasse per contenere il disavanzo sanitario e che tutte le risorse andavano dirottate in quel settore. La politica, però, benché rispettosa dei limiti imposti dalle regole comuni, non può giocare a nascondino con i problemi reali dei cittadini e trincerarsi dietro “non possumus” troppo spesso di comodo. Se vogliamo scongiurare che la “guerra tra poveri” di cui parlava Panorama giunga anche tra noi è bene che la nuova classe dirigente ed amministrativa regionale prenda consapevolezza dei problemi e inauguri una grande stagione di rilancio dell’economia. Come? Ad esempio attraverso la ripresa degli investimenti infrastrutturali a servizio del mondo produttivo; attraverso la progressiva riduzione della fiscalità locale compensata con i tagli alle spese superflue; attraverso la revisione del ruolo dei consorzi industriali; attraverso una politica trasparente di accesso al credito; attraverso un utilizzo oculato dei contributi europei. È un percorso lungo e delicato, nessuno lo nega, però bisogna che qualcuno si prenda la responsabilità di mettersi lo zaino in spalla e di partire, perché il tempo di studiare il tragitto a tavolino è finito.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore