''Yes we camp'':così gli aquilani accolgono i grandi della terra

Una grande scritta sul colle di Roio

08 Luglio 2009   10:49  

'Yes we camp!' Questa la grande scritta di protesta, con lettere di plastica, che alcuni comitati cittadini stanno in questi minuti sistemando sulla collina di Roio che domina l'autostrada A24 dell'Aquila e il parcheggio di scambio utilizzato dai giornalisti che seguono i lavori del G8. "La gente pensa che la ricostruzione sta procedendo liscia, che gli aquilani sono già tornati nelle loro case e invece 'Yes we camp', siamo tutti accampati, a tre mesi dal sisma", dice Mattia Lolli, del Comitato 3e32.

Nella foto uno striscione con una analoga scritta posizionato dai rappresentanti di alcuni comitati cittadini in queste ore all'ingresso del centro commerciale L'Aquilone, centro di raccolta dei giornalisti di tutto il mondo che da lì vengono accompagnati all'interno della caserma della Guardia di Finanza di Coppito.

I manifestanti, alcune decine di giovani, sottolineano che non ce l'hanno con il G8, ma che la loro "battaglia" è finalizzata esclusivamente a informare l'opinione pubblica "che le cose all'Aquila non vanno come dicono, perché la ricostruzione non è mai partita, e, sotto le tende, le persone più anziane stanno morendo". "Vogliamo soltanto dire la nostra - spiega Lolli - su un processo di ricostruzione che invece ci viene imposto dall'alto. Quello che è mancato finora è l'ascolto: vogliono far vedere che va tutto bene, procede tutto a tempo di record, mentre finora non è successo letteralmente niente. Le nostre case stanno come stavano la notte del 6 aprile dopo il sisma, sono cioé distrutte, e gli unici lavori che abbiamo visto procedere spediti sono quelli per l'organizzazione del G8". I rappresentanti dei vari comitati cittadini che stanno animando l'iniziativa sulla collina di Roio sottolineano però che "il nostro è un problema molto più grande del G8: qui c'é in ballo il nostro futuro, il futuro della nostra città". I manifestanti chiedono anche che le loro istanze non vengano considerate "di parte. Non vogliamo essere strumentalizzati e, in questi casi, il rischio è dietro l'angolo". Anche per questo, dicono, non parteciperanno alla manifestazione nazionale prevista per il 10 luglio, giorno di chiusura del vertice. I comitati cittadini, che oggi hanno distribuito volantini in inglese alla stampa internazionale, hanno in programma anche altre iniziative: tra queste la requisizione simbolica di alcune delle circa "5000 case sfitte che non vengono assegnate agli sfollati".

IL TESTO DEL VOLANTINO DISTRIBUITO AI GIORNALISTI

Yes, We Camp! è il grido di denuncia della gestione scellerata dell’emergenza post-sisma.

Per la prima volta nella storia recente dei terremoti dopo tre mesi la popolazione è ancora sotto le tende e ci dovrà stare, secondo i piani del Governo, ancora per molto.

Yes, We Camp! per smascherare le mancate promesse del presidente del consiglio. Dopo tante parole nessun fatto. I provvedimenti sono del tutto insufficienti, i soldi stanziati troppo pochi.

Yes, We Camp! per urlare tutti fuori dalle tende, ora! Si requisiscano le case sfitte o invendute, si installino container, roulotte, casette di legno.

Yes, We Camp! per affermare che tutti gli aquilani debbono tornare all’Aquila. Non si pensi a settembre di sistemare un solo abitante fuori dal proprio comune, in alberghi della regione. Ci opporremo a questa deportazione con ogni mezzo necessario.

Yes, We Camp! per constatare che si sono persi inutilmente tre mesi: nessuna opera di ricostruzione, solo lavori per il G8.

Yes, We Camp! per denunciare il processo di devastazione ambientale e sociale del nostro territorio perpetrato mediante la localizzazione del piano C.A.S.E. Non vogliamo una grande new town diffusa!

Yes, We Camp! per informare tutto il mondo del processo di militarizzazione e confisca degli elementari diritti costituzionali nei campi: di informazione, di riunione, di espressione.

Yes, We Camp! vuol dire 100% ricostruzione, trasparenza, partecipazione. Non accettiamo decisioni prese dall’alto che non hanno a cuore al bene del territorio ma vanno a beneficio delle solite clientele e speculazioni.

Yes, We Camp! è la nostra ironia per dire a tutti che siamo vivi e determinati a difendere e far rinascere la nostra Terra.

La targa all’ingresso del Castello dell’Aquila è ancora intatta.

La apposero i dominatori spagnoli nel cinquecento e recita: “ad reprimendam audaciam aquilanorum”

 

 

Yes, we camp! It’s the cry to denounce the crazy conduct of the after earthquake emergency.

For the first time in the recent history of earthquakes, after three months, people are still living under tents and they will have to stay there for a long time, according to the Government’s plans.

Yes, we camp! To denounce the empty promise of the Prime Minister. After so many words, no facts. The measures are completely unsatisfactory, the money is very little.

Yes, we camp! To cry: everyone out of the tents, now! Vacant or unsold houses must be requisitioned. Containers, roulettes, wooden houses must be installed

Yes, we camp! To state that all the citizens must come back to L’Aquila. Don’t think to house just one inhabitant out of the municipal district in September! We’ll oppose this deportation with all our strength.

Yes, we camp! To observe that three months have been wasted: no reconstruction, only works for the G8.

Yes, we camp! To denounce the process of environmental and social devastation of our territory by the location of the C.A.S.E. plan. We don’t want a big, wide new town.

Yes, we camp! To inform all the world of the process of militarization, of the denial of the basic constitutional rights in the camps: information, assembly, speaking.

Yes, we camp! It means 100% reconstruction, transparency, participation. We don’t accept decisions from the top that don’t consider the good of the territory, but favour opportunism and

the usual hangers-on.

Yes we camp! It’s our ironic way to tell everybody that we are alive and determined to defend and help our territory to return to life.

The plate at the entrance of the fortress of L’Aquila is still intact, in the 16th century the Spanish rulers put it there. It says:“ to repress the boldness of the inhabitants of Aquila”.


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