Taglio indennità parlamentari: il referendum nascosto, si può firmare entro il 30 luglio

17 Luglio 2012   09:53  

Firme necessarie: 500mila, pare che a inizio mese fossero già a 200mila.

Alzi la mano chi sapeva che presso i Comuni è possibile firmare per un Referendum abrogativo parziale sulla legge per le indennità parlamentari (Art. 2 L. 31/10/1965, n. 1261).  Ben pochi, credo. 

Si tratta di un referendum, si, l'ennesimo referendum che però ha un fine più che nobile: il taglio degli stipendi della casta politica.  

Ci vogliono 500.000 firme e la raccolta firme si concluderà il 30 luglio 2012 (termine per la presentazione al Comitato promotore 31/07/2012). 
  
Cosa occorre fare? Nulla di più semplice: recarsi presso il proprio Comune ed andare a firmare. 

(Comune dell'Aquila: è possibile firmare per il referendum popolare abrogativo in via Filomusi Guelfi 2. La segreteria è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 14; il mercoledì anche dalle 15 alle 18. Su suggerimento del comitato promotore del referendum, per motivi organizzativi, si consiglia di recarsi a firmare entro il 26 luglio, nonostante la data ultima per raccogliere le firme coincida con la fine del mese di luglio.)

La raccolta firme per tagliare gli stipendi di deputati e senatori è partito da qualche settimana. Un referendum abrogativo in tono minore, dato che nessuno ne parla. 

Promotore il partito dell’Unione popolare, che assicura di aver raggiunto quasi 200mila firme. «Siamo quasi a metà strada. Al momento abbiamo circa 200mila adesioni» racconta Maria Di Prato, segretario del movimento. Un passato nell’Udc, dove nel 2008 Pier Ferdinando Casini la chiamò per dirigere il dipartimento del merito («ma sono andata via presto, perché il merito in quel partito non sanno nemmeno cosa vuol dire»), la leader di Unione Popolare ha già partecipato alla raccolta firme per il referendum contro il Porcellum, poi bocciato dalla Corte Costituzionale. Fornendo agli organizzatori almeno 100mila firme.

Stavolta la legge elettorale non c’entra. Si tratta di ridurre «gli stipendi d’oro dei parlamentari», come spiega il manifesto dell’iniziativa. Un referendum abrogativo per modificare la legge 1261 del 1965, che determina l’indennità spettante ai membri del Parlamento. Se il referendum fosse approvato, a saltare non sarebbero gli stipendi di deputati e senatori - previsti dalla Costituzione - ma la diaria. L’articolo 2 della legge. «Verranno tagliati i 3.500 euro mensili che ogni parlamentare riceve per il soggiorno a Roma- spiega la Di Prato- La cosa ridicola è che a incassare questa somma sono anche quegli eletti che nella Capitale ci vivono. Abbiamo calcolato che lo Stato potrebbe risparmiare circa 50 milioni di euro l’anno».

Non si tratta di una cifra esorbitante. «Di certo non abbatterà il debito pubblico - continua il segretario - ma questa iniziativa ha un forte significato politico: in tempi di crisi chi comanda deve dare l’esempio».

A darci una mano è il web: su facebook abbiamo già contattato circa 120mila cittadini». Tredicimila gli iscritti al gruppo. «È importante che tutti lo sappiano - lancia un appello Maria Di Prato - noi abbiamo inviato i moduli per la raccolta delle firme a tutti gli ottomila comuni italiani. Si può firmare ovunque, basta chiedere del referendum dell’Unione Popolare».

«Ha aderito la base, diversi sindaci civici e alcuni comitati del Movimento 5 Stelle». Ma tra i parlamentari non ha ancora firmato nessuno. «Ci aspettiamo che Antonio Di Pietro e Nichi Vendola possano almeno fare qualche dichiarazione pubblica a favore di questa iniziativa».

Le firme potranno essere consegnate in Cassazione solo a gennaio (nell’anno solare che precede le elezioni politiche è vietato presentare un referendum).

Entro l’autunno del 2013 la Suprema Corte verificherà l’entità e la legittimità delle sottoscrizioni, che devono essere almeno mezzo milione. Più o meno nel gennaio 2014 la Corte Costituzionale valuterà i quesiti. Il tempo di convocare la consultazione popolare, e nella primavera del 2014 gli italiani potranno andare a votare.  


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