6 Aprile 2012: le ombre dello sport a L'Aquila, tre anni dopo il sisma

06 Aprile 2012   06:48  

Dopo il disastro…si riparte dallo sport.

Secondo questo slogan ciclicamente ripetuto e ritmicamente rilanciato, lo sport cittadino, specialmente nella variante giovanile, avrebbe dovuto rappresentare un traino per la resurrezione aquilana. Essendo ormai noto ai più attenti come attraverso altri ambiti sociali e cittadini non sia passato alcunché, figuriamoci una resurrezione, a tre anni dal sisma diamo uno sguardo allo stato della “rivoluzione sportiva aquilana”.

Il nostro viaggio attraverso i luoghi dello sport a L’Aquila comincia da..Sambuceto (100 Km dal capoluogo). Come vedremo il dislocamento e l’assenza di strutture rappresentano le problematiche più comuni. La Gran Sasso Rugby (prima in serie B e pronta ad affrontare i play off per la A) ha stipulato un accordo pluriennale con la squadra della frazione chietina: settore giovanile in comune, allenamenti in loco e tecnici aquilani.

Saliamo in macchina, un’ora di strada e ci rechiamo a Villa Sant’Angelo, vera patria della Gran Sasso Rugby. Qui i ragazzi di Pierpaolo Rotilio si allenano insieme ai bambini del mini rugby (circa una trentina, frutto del lavoro nelle scuole), ma per giocare le partite, in attesa della realizzazione del campo a Villa, traslocano in varie località: oltre alcuni “match casalinghi” giocati sulla costa abruzzese, una seconda casa è stata trovata a Paganica e, in un paio di occasioni, al Tommaso Fattori.

Partiamo di buona lena e, prima di arrivare a Paganica, ne approfittiamo per una sosta a Fossa, dove abbiamo il primo contatto con L’Aquila Calcio. La massima squadra di calcio aquilana (seconda divisione, in lotta per la promozione) rappresenta uno degli esempi più eclatanti di dislocamento sul territorio cittadino. L’anno scorso L’Aquila Calcio, con circa 80 ragazzi, aveva provveduto alla realizzazione di tutti e tre i settori giovanili obbligatori: giovanissimi (12 anni), allievi nazionali e regionali (14) e berretti (16). Quest’anno, con circa 70 ragazzi, l’assenza di strutture ha contribuito alla mancata formazione dei giovanissimi (costata una multa alla società) e l’incredibile sparpagliamento dei rimanenti settori. Fossa è il luogo deputato alle partite ufficiali degli allievi nazionali. Per quanto riguarda i luoghi degli allenamenti e delle partite degli altri..li incontreremo tra qualche Km.

Sosta obbligatoria a Paganica. Descrizione in poche parole: campo perfetto ma sovraffollato. In serie: qui gioca e si allena il Paganica Rugby e le sue under (primo in serie C e decisamente vicino alla serie B), gioca la suddetta Gran Sasso Rugby e si allena L’Aquila Rugby e la sua under 23. I nero verdi, espressione del massimo rugby cittadino e, un tempo, nazionale, hanno affidato la gestione del settore giovanile (dalla under 8 alla under 20) ad un’altra società, la Polisportiva L’Aquila Rugby, e mantengono la gestione dell’under 23 in comunione con il Paganica, seguendo un interscambio di giocatori e tecnici. Le rimanenti formazioni giovanili gestite dalla Polisportiva le incontreremo più tardi, in un’altra situazione piuttosto intricata.

Transitiamo nei pressi di Bazzano, dove fino all’anno scorso si allenava parte della giovanili dell’Aquila Calcio e che, quest’anno, si sono spostate alcuni Km più in là, precisamente a Pianola. Ma occhio, non tutte e non per lungo tempo. Qui, infatti, si sono allenati solo per alcuni mesi di questa stagione gli Allievi regionali e nazionali rossoblu, per poi spostarsi altrove…

Strada statale, qualche tornante, la basilica di Collemaggio sulla sinistra, un rettilineo, un paio di svolte ed ecco lo stadio di Acquasanta: “Storica incompiuta aquilana, con tanto di tribuna girata dalla parte sbagliata, è in cerca di qualcuno che completi i lavori e di un padrone gentile”. L’Aquila Rugby è un po’ qui e un po’ là, L’Aquila Calcio è ovunque e questo stadio, per ora assegnato alla palla tonda, rimane inutilizzato.

Saliamo di un centinaio di metri e troviamo, neanche a dirlo, gli allievi regionali dell’Aquila Calcio che giocano le partite ufficiali nel limitrofo Stadio Federale.

Da qui ci inerpichiamo dalle parti del castello e transitiamo davanti al Tommaso Fattori: stadio cittadino “affollato” da un’ottimistica media stagionale di circa 600 spettatori per L’Aquila Rugby e 1200 per L’Aquila Calcio.

Con ancora il frastuono dei tifosi nelle orecchie attraversiamo Viale della Croce Rossa e passiamo velocemente a Piazza D’Armi, dove un giorno verrà donato alla città il campo del rugby con tanto di strutture annesse..ma dove per ora i ragazzi che provano a correre hanno solo ricevuto in eredità dalla tendopoli le numerose buche sulla pista di atletica.

E allora è tempo di un salto nel buio di Centi Colella. Buio figurato, come il destino di una struttura che da troppi anni avrebbe bisogno di una “ritoccatina” e buio effettivo come quello che avrebbe voluto creare l’Enel, quando il CUS non pagò le bollette che gli erano state recapitate. Peccato solo che le due “bollettine”, rispettivamente di 72.000 € per il gas e 15.000 per la corrente, erano il frutto delle spese accumulate durante l’emergenza terremoto e da recapitare alla Protezione Civile, che invece ha pensato bene di dileguarsi come lo scaltro commensale quando il cameriere porta il conto.

Abbiamo spedito le bollette alla protezione civileha commentato qualche giorno fa il consigliere comunale Giampaolo Arduini. “Li abbiamo pregati di pagarle il prima possibile e abbiamo pregato l’Enel di non staccare la corrente”.

Ma questo delle bollette non è il solo lascito dell’emergenza sisma. Come altrove, i danni delle tendopoli continuano a farsi sentire (i ragazzi del CUS L’Aquila Rugby hanno dovuto pulire autonomamente con una ruspa il campo per gli allenamenti).

Anche qui, del resto, si deve far fronte al contingente sovraffollamento. Già perché oltre alla zona dedicata allo sport universitario del CUS, questo è il luogo deputato agli allenamenti di tutte le under dell’Aquila Rugby gestite dalla Polisportiva, compresa la squadra femminile. “In tutto abbiamo circa 200 ragazzi” spiega Giovanna Arnone, consigliere della Polisportiva L’Aquila Rugby. “Forse quest’anno c’è stata una piccola flessione ma in generale il numero è stabile. Abbiamo portato l’under 8 a venti giocatori e anche l’under 10 è leggermente cresciuta. Senza dubbio è merito del lavoro ininterrotto che abbiamo svolto. Se solo avessimo una struttura adeguata avremmo risultati anche migliori”.

Salutiamo Centi Colella e corriamo verso Scoppito, sede del “progetto Amiternina”. Dopo una giornata così, si rimane quasi a bocca aperta davanti al campo da calcio, alla tenso struttura per i più piccoli, al campo scoperto da calcio a 5, quello polivalente per il calcio a 7, la pallavolo ed il tennis, la palestra e la club house degna di questo nome (specie ormai rara) con tanto di vetrata per permettere ai genitori di osservare i figli che si allenano.

Abbiamo una media di circa 350 bambini nella nostra scuola calciodichiara raggiante Maurizio Colantoni, presidente dell’Amiternina Calcio. “Il numero è in costante aumento ed ha avuto un’impennata vertiginosa dopo il sisma in virtù delle new town comparse in questa zona della città. I nostri tecnici sono seri e imparano cose nuove giornalmente. Abbiamo organizzato in estate un campus con i coach di Inter e Milan, cosa che ripeteremo anche quest’anno, e continuiamo a collaborare su più fronti con la Lazio. Nel circondario ci sono molte scuole calcio che non servono ad altro che a disperdere i ragazzi. Perché non si fa un progetto comune in modo da puntare tutti all’unico scopo importante: valorizzare i giovani?”.

Valorizzare i giovani. Una frase che nel tempo ha perso il suo reale peso. Con queste parole in testa vediamo di nuovo i ragazzi dell’Aquila Calcio: tutti gli allievi e la berretti si allenano qui ora; i più grandi ci giocano anche. Prima di trasferirsi a Scoppito, ad inizio anno, alcuni si allenavano a Pizzoli, un po’ più in là.

Ma ormai è tardi e cala la notte su L’Aquila e su tutti i suoi campi. Anche al buio l’unica cosa che ancora si percepisce è la voglia di “fare” che molti ragazzi provano e che sempre più spesso questa città soffoca nel silenzio. La realtà locale, nello sport come in altri ambiti, purtroppo è questa e, ciò che è sempre più uso comune fare non è adoperarsi per migliorare la situazione ma, facendo leva su un’autocelebrazione tutta aquilana, s’innalzano muri che separano i ragazzi da ciò che li circonda. Accade però comprensibilmente che i più giovani lanciano lo sguardo oltre la cortina posta a guardia di questo micro universo e si rendono conto che al di là dell’Aquila, c’è il mondo.

Matteo De Santis


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